giovedì 3 gennaio 2013

Nabucco tra le nevi in Il Velino 3 gennaio



Nabucco tra le nevi
Chi si è recato nel Tirolo per trascorrere almeno parte del periodo tra Natale e l’Epifania ha avuto due sorprese : un nuovo magnifico teatro per opera e concerti per 800 posti in una cittadina di 1500 abitanti, Erl.
di Hans Sachs - 03 gennaio 2013 12:23 fonte Il Velino/AGV Roma http://www.ilvelino.it/photo/99d3ebc8-412e-4e67-8f42-1776fdde885f/mainhp/Nabucco Erl
Chi si è recato nel Tirolo per trascorrere almeno parte del periodo tra Natale e l’Epifania ha avuto due sorprese : un nuovo magnifico teatro per opera e concerti per 800 posti in una cittadina di 1500 abitanti, Erl. Un “Nabucco” come Verdi voleva che lo si suonasse e lo si cantasse, molto differente da quanto ormai diventato di tradizione. Andiamo con ordine. Erl è poco più di un villaggio ma in una posizione strategica: 80 km da Monaco e 75 da Salisburgo in quel limbo delle Alpi bavaresi che costeggiando il fiume Inn è territorio austriaco, contornato dalla Repubblica Federale. Quindi, facile da raggiungere non solamente dal capoluogo del Tirolo, Innsbruck ma anche da due città piene di amanti della buona musica. Dal 1613 ogni sei anni tutta la popolazione partecipa a una messa in scena della Passione che viene replicata diverse sere. È  una sacra rappresentazione molto musicale in quanto gran parte della popolazione, anche se dedita principalmente all’agricoltura e al turismo (ottimi i ristoranti) sa suonare almeno uno strumento. A questo fine, negli anni Sessanta è stata costruita un’elegante struttura di 1500 posti (tanti quanti la popolazione, ma il pubblico viene da tutta l’Austria e dalla Baviera, nonché da paesi più lontani, anche dal Giappone), la Passionspielhaus. Da circa tre lustri, negli anni in cui non è in scena la sacra rappresentazione, quel diavolo di Gustav Kuhn vi organizza un Festival di musica lirica e sinfonica. Ha iniziato con i suoi allievi dell’Accademia di Montegral, nel Convento dell’Angelo appollaiato in una collina della Garfagnana sovrastante Lucca.

Kuhn è nato a Salisburgo ma ha avuto una carriera molto intensa in Italia. E’ testardo tanto quanto Richard Wagner. Al pari di Wagner è riuscito a farsi costruire un teatro tutto suo, secondo le sue specifiche tecniche: una meraviglia architettonica e acustica per 800 persone in modo da poter avere un festival anche l’inverno e quando la Passionspielhaus è utilizzata per sacre rappresentazioni. Sono bastati due anni per i lavori. Un esempio da seguire in un’Italia dove il restauro del Teatro Massimo di Palermo ha richiesto 22 anni e quelli della Scala e della Fenice circa dieci anni. Il nuovo teatro è stato inaugurato il 26 dicembre, alla presenza del Gotha musicale di mezza Europa.
In due settimane tre opere (“Il Castello del Duca Barbablu” di Béla Bartók, “Le Nozze di Figaro” di Wolfgang A. Mozart  e “Nabucco” di Giuseppe Verdi) e molti concerti. Tutto esaurito da mesi. Delle tre opere, quella la cui regia (di Andreas Leisner) e direzione musicale (di Gustav Kuhn) ha più colpito è proprio il verdiano “Nabucco”. Non solo è inconsueto ascoltare l’opera (che si svolge in Babilonia) in una sala circondata da cime di montagne innevate. Ma ciò che si ascolta non è un “Nabucco” colossal, tipo di film di Cecil B. De Mille, con voci stentoree, un baritono e un basso che potrebbero rivaleggiare con quelli di Simon Boccanegra, un tenore spinto che potrebbe cantare “Il Trovatore” e un soprano drammatico nel ruolo della perfida Abigaille. Viene presentata un’edizione filologicamente corretta del lavoro. “Nabucco”, ricordiamolo, è del 1842 quando il ventinovenne Verdi non aveva ancora formalizzato i canoni di quello che sarebbe diventato il melodramma che, in quanto genere, porta il suo nome. Era vicino a Donizetti e a Bellini. Il tenore ha una tessitura leggera, il soprano è di coloratura; baritono e basso sono morbidi; l’orchestrazione è di supporto alle voci. Il coro snello: non dimentichiamo che alla Prima alla Scala “Va Pensiero” passò inosservato mentre il pubblico si scaldò per la preghiera di ringraziamento a Dio nel finale ed applaudì con calore.
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