mercoledì 27 settembre 2017

Una compositrice italiana per la riapertura della Staatsoper di Berlino in Tempi 27 settembre



Una compositrice italiana per la riapertura della Staatsoper di Berlino
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settembre 27, 2017 Giuseppe Pennisi
Un’opera nuova di una compositrice italiana inaugura la riapertura della Staatsoper Unter den Linden di Berlino dopo sette anni di lavori per restauri
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Un’opera nuova di una compositrice italiana inaugura la riapertura della Staatsoper Unter den Linden di Berlino dopo sette anni di lavori per restauri. Commissionata dalla prestigiosa Staatsoper, in coproduzione con lo Staatstheater Braunschweig, Rivale, la nuova opera da camera della compositrice italiana Lucia Ronchetti, debutta in prima assoluta l’8 ottobre. Dal 30 settembre si terrà un ‘preludio’ di concerti. Il 3 ottobre verrà riaperta la sala principale con una nuova produzione di Scene dal Faust di Goethe di Robert Schumann.
Ma veniamo al nuovo lavoro della Ronchetti – il terzo per la Staatspoper, dopo Lezioni di tenebra (2014) e Last desire (2011), e che sarà in scena fino al 22 ottobre – spetta l’inaugurazione della Sala per opere da camera, il Neue Werkstatt, mentre allo Staatstheater di Braunschweig Rivale arriverà il 29 ottobre, dove rimarrà con una serie di repliche fino a dicembre.
Opera da camera per voce femminile, viola, ensemble di ottoni ed ensemble di percussioni metalliche, la nuova produzione sarà affidata alla regista tedesca Isabel Ostermann, con le scene e costumi di Stephan von Wedel, drammaturgia di Roman Reeger, solista il mezzosoprano Amira Elmadfa, mentre il direttore Max Renné sarà alla guida dell’Ensemble da camera della Staatskapelle Berlin.
“È per me un grande onore poter lavorare ancora con la Staatsoper di Berlino e presentare il mio nuovo lavoro nel Neue Werkstatt della sede storica – ci ha detto la Ronchetti -. La continuità di collaborazione con questa straordinaria istituzione rappresenta una esperienza fondante per il mio teatro musicale; è importante lavorare il più possibile con lo stesso team e conoscere i meccanismi organizzativi e drammaturgici di una istituzione per poter presentare al meglio il proprio lavoro. L’opera è sempre il risultato di una profonda collaborazione tra compositore, regista, drammaturgo e direttore d’orchestra e ho la fortuna di poter lavorare con artisti che già conosco e con i quali il dialogo è fertile e propositivo”.
Il lavoro è basato sul libretto scritto da Antoine Danchet nel 1701 per l’opera di Campra Tancrede. La Clorinda creata da Danchet ha un carattere intenso e rapsodico, che vive un conflitto insolubile tra onore e sentimento, vita interiore e vita attiva. La principessa mussulmana è l’analista principale e la vittima designata del suo dilemma, quale guerriero che combatte contro gli invasori Crociati e quale giovane innamorata del suo nemico principale, Tancredi. Attraverso l’interpretazione del mezzosoprano di origine palestinese Amira Elmadfa, si dà vita a un altro personaggio femminile molto importante nell’ambito della produzione musicale della Ronchetti: la voce femminile, legata alla situazione storica e sociale del personaggio interpretato, come nel caso delle digiunatrici dell’opera corale Inedia prodigiosa o della Medea di Lezioni di Tenebra, consente di creare stili vocali, che attingono a tecniche antiche e contemporanee, con un vasto range di colori vocali, dai più intimi ai più operatici ed esplosivi, per poter scolpire figure femminili la cui voce rappresenti l’essenza del corpo e del vissuto, la voce come il rifugio della persona, il suo luogo fisico, pubblico e segreto al tempo stesso.
La Foresta incantata nella parte centrale della pièce, è un luogo risonante dove pensieri, emozioni e tensioni interiori emergono e si concretizzano. La foresta è una realtà metamorfica che aderisce alle paure e alle sensazioni di chi la penetra. Danchet ricrea nel suo testo la Selva di Saron dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, con riferimenti anche alla Selva dell’ Orlando furioso, un’area grigia dove le motivazioni dei guerrieri e le possibilità di controllo svaniscono mentre lo sconforto di ognuno è svelato senza poter essere risolto.
Nella elaborazione di Danchet, Clorinde entra nella foresta incantata cercando Tancredi, per salvarlo dal potente mago Ismenor, ma scopre ancora più radicalmente il suo insanabile conflitto, la foresta le rimanda come uno specchio infinito le sue emozioni e la sua incapacità di risolvere questo dilemma.
Nonostante il suo innamoramento, il suo senso dell’onore e la sua rivalità con Tancredi sono così radicati e profondi da spingerla al duello finale, nel quale si offre quale vittima, lottando come un killer.
Il francese fluido e metamorfico di Danchet presenta Clorinda, nel suo incessante processo di metamorfosi e nell’introspezione pre-proustiana. In scena è sola ed evoca Tancredi e il mago Ismenor, i guerrieri di entrambi i fronti e il paesaggio animato della battaglia e misterioso della foresta incantata.

Il poliziesco arriva all’Opera in Formiche 27 settembre 2017



Il poliziesco arriva all’Opera

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Il poliziesco arriva all’Opera
L’opera lirica ha sempre amato il poliziesco; si pensi a Il Trovatore in cui lo snodo finale del giallo si ha mentre cala il sipario e si apprende che il Conte di Luna ha inviato, senza saperlo, il proprio fratello al patibolo. Per non parlare di Fedora di Giordano e de il caso Makropoulos di Janáček. Anche l’opera contemporanea ama il thriller. L’8 settembre ad esempio a Jesi è andato in scena Il Colore del Sole di Lucio Gregoretti tratto da un romanzo di Andrea Camilleri.
Debutta invece in prima mondiale il 28 settembre al Teatro Sociale di Como l’opera Ettore Majorana. Cronaca di infinite scomparse, libretto e regia di Stefano Simone Pintor e musica di Roberto Vetrano. Un altro thriller. Lo spettacolo è stato interamente creato, dalla stesura del libretto alla composizione musicale e alla regia, da professionisti under 35 (oltre a Pintor e Vetrano, Gregorio Zurla, scenografo e costumista) e prodotto per l’apertura della Stagione 2017/2018 di OperaLombardia, il brand che raggruppa in un unico grande cartellone d’opera i 5 teatri di tradizione della Lombardia (Fondazione Donizetti di Bergamo, Teatro Grande di Brescia, Teatro Sociale di Como, Teatro Ponchielli di Cremona e Teatro Fraschini di Pavia).
Selezionata tra oltre 50 progetti provenienti da tutta Europa ai fini del concorso OPERA OGGI, indetto da OperaLombardia nel 2015 e presieduto da Giorgio Battistelli, l’opera, pubblicata dalla casa editrice Ricordi, circolerà nelle stagioni liriche 2017/18 dei teatri di OperaLombardia, di Magdeburg (Germania) e al Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia (Spagna). Il cast è stato selezionato nel gennaio 2017 dalla 68° edizione del Concorso per Giovani Cantanti Lirici d’Europa dell’AsLiCo. L’orchestra sarà diretta da Jacopo Rivani.
Dal punto di vista narrativo, l’opera è un poliziesco dall’ampio respiro che affronta, alle soglie dell’80esimo anniversario della scomparsa di Ettore Majorana, una delle storie più incredibili e misteriose del 900: l’inspiegabile sparizione dello scienziato, a poche ore dal suo imbarco sul piroscafo da Palermo a Napoli, la sera del 26 marzo 1938.
Anticipa Pintor: “Ettore Majorana è un’opera in un atto unico, ma presenta una divisione in scene con un andamento a loop. Si parte ogni volta dall’unico evento reale conosciuto riguardo a questa vicenda: l’ultimo imbarco di Majorana sul piroscafo da Palermo a Napoli, la sera del 26 marzo 1938. Questo fatto si ripete numerose volte nel corso dell’opera, ma fortuiti accadimenti o incontri generano di volta in volta differenti linee di causa-effetto che porteranno il protagonista ad abitare diverse realtà, secondo le varie ipotesi fatte sulle ragioni della sua scomparsa: suicidio, fuga in Sud America, ritiro in convento, scelta di una vita in strada, e via discorrendo”.
La struttura del libretto – del tutto anomala per un libretto d’opera non ha uno sviluppo non lineare bensì verticale e simultaneo – è stata ispirata proprio da uno degli studi più famosi di Majorana: l’equazione a infinite componenti, un innovativo modello su cui ancora oggi si sta alacremente ricercando. Di cui deriva quindi la necessità di far leva sulla potenza emotiva dellamusica, sull’azione scenica e, naturalmente, su una drammaturgia votata semprealla ricerca del modo più semplice di spiegare la complessità. “Il lavoro mio e del compositore Roberto Vetrano, prosegue Pintor, si basa sulla ferma volontà di non fornire altre inutili teorie riguardo alla scomparsa dello scienziato. Sapere oggi che fine abbia fatto Majorana non cambierebbe nulla; piuttosto è importante capire perché abbia agito così. Si può credere che la sua vita e le sue teorie fossero ormai una cosa sola, che dunque non vi fosse una linea di distinzione tra la sua quotidianità e il suo pensiero. Lo prova il fatto che la sua scomparsa abbia generato tante teorie e speculazioni, tutte equamente probabili, in parallelo con le “infinite componenti” che possono assumere – in senso lato – le nostre vite, a seconda dello spin acquisito dalle particelle di cui siamo formati”.
La scelta del soggetto pone inoltre la messa a confronto tra due mondi, quello della scienza, in particolar modo della fisica, con quello della musica. Ispirati dalle teorie di Ettore Majorana sulla fisica teorica e meccanica quantistica, si è scelto di raccontare la sua storia con un taglio quasi noir, poliziesco,nel tentativo rompere gli schemi, smentire gli stereotipi che oggi separano il largo pubblico da questo genere artistico, così come dalla fisica teorica che, a causa della sua complessità, risulta ai più tutt’altro che popolare. Il tutto avviene proprio all’interno di uno “spazio musicale’ dal momento in cui, anche la musica, segue leggi matematiche e fisiche.
(Foto: Alessia Santambrogio)

Crescita, debito e immigrazione Le ricadute sull’economia italiana tra incertezze e orizzonti nuovi in Formiche 27 settembre



Crescita, debito e immigrazione Le ricadute sull’economia italiana tra incertezze e orizzonti nuovi
GIUSEPPE PENNISI
Irisultati delle elezioni tedesche avranno impatti sull’economia italiana sia di breve sia di medio- lungo periodo. In primo luogo, occorre precisare che la formazione del nuovo governo non sarà un processo né breve né facile. Non sarà breve perché in Germania i governi di coalizione hanno sempre richiesto accordi precisi sulle bozze delle principali misure legislative. Non sarà facile date le differenze su molti punti soprattutto tra i due partiti minori, i liberali ed i verdi. Ad oggi, dopo una serie di conversazioni con economisti e uomini politici tedeschi, questi sono gli aspetti che più riguardano l’Italia.
Quadro macroeconomico. Negoziati lunghi e difficili creano incertezza. Il che non fa bene all’economia reale. È improbabile che la Germania, già in rallentamento da alcuni mesi, segni un aumento del Pil del 2% nel 2018; le stime più recenti parlano dell’1,5% al massimo. Dato che le stime del Pil italiano nel Def appena varato sono agganciate ad un crescita del 2% in Germania, può essere utile un nuovo “aggiornamento”; modelli econometrici tedeschi ed americani, a una prima “girata”, quindi preliminare, pongono la crescita italiana nel 2018 allo 0,8% - 1% del Pil.
Finanza pubblica. Ciò vuol dire meno entrate e richiede meno spese se si vuol mantenere l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni (come nel Def varato il 23 settembre) all’1%. Attenzione, però, il leader dei liberali tedeschi Christian Linder (probabile ministro dell’Economia e delle Finanze – i due dicasteri verrebbero fusi) sostiene da tempo che l’Italia avrebbe dovuto, in base al Fiscal Compact, raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2015. Paradossalmente, data la crescita nel 2017, difficile fare appello alla clausola che consente disavanzi dello 0,5% del Pil in caso di recessione.
Bilancio Ue, investimenti. Il negoziato per un ministro dell’Economia Ue, e un più ampio bilancio Ue, da finanziarsi con titoli garantiti dall’intera Unione, è in pratica sospeso sino alla formazione del governo. Era la leva su cui contava Emmanuel Macron per dare «una svolta» all’Ue. Naturalmente, difficile mettere sul tavolo di eventuali negoziati con Berlino gli «eurobonds » nelle varie accezioni formulate in questi anni. Invece, dopo l’insediamento del nuovo esecutivo, la Germania potrebbe effettuare passi per il completamento dell’unione bancaria, che è ancora un ibrido che non conviene affatto alla Repubblica Federale.
Immigrazione. Guardando al medio periodo, il tema più caldo è quello dell’immigrazione. La stessa Angela Merkel, e ancor più i suoi probabili futuri alleati, sono convinti che l’ascesa della destra sia il frutto dell’apertura a un milione di immigrati dal Medio Oriente; la cancelliera ha annunciato che verranno ammessi sul suolo tedesco unicamente gli immigrati «regolari », gli altri verranno rispediti da dove vengono. In queste condizioni è difficile pensare ad una politica europea per l’immigrazione o anche solamente che la Repubblica Federale accolga parte di coloro sbarcati sulle nostre coste.
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Vi spiego gli effetti che le elezioni tedesche avranno in Italia ion Formiche 26 settembre



Vi spiego gli effetti che le elezioni tedesche avranno in Italia
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Vi spiego gli effetti che le elezioni tedesche avranno in Italia
I risultati delle elezioni del 24 settembre in Germania mostrano che l’’era Merkel’ sta finendo. Il quarto mandato alla Cancelliera “di ferro” avrebbe dovuto essere dedicato a preparare la successione all’interno del partito di maggioranza relativa oppure l’alternanza con i socialdemocratici. I risultati effettivi hanno sorpreso i sondaggisti: un crollo dei partiti tradizionali superiore alle aspettative, l’ascesa della destra con tendenze estremiste superiore anch’esse alla aspettative, un aumento dei piccoli partiti liberali ed ambientalisti. La Germania ha di fronte a sé un periodo di travaglio, il primo davvero serio dalla fine della seconda guerra mondiale.
È un travaglio che riguarda tutta l’Europa dato il peso della Germania nel contesto europeo, un peso analogo a quello degli anni in cui il Cancelliere era Otto von Bismarck. Probabilmente il primo aspetto della politica europea a saltare sarà l’accordo bilaterale, in corso di negoziato sulle due sponde del Reno, su come ‘rivedere’ l’architettura monetaria e bancaria europea. Per l’Italia, tenuta fuori la porta come un figlio di un “Dio minore”, ciò non è necessariamente un male. Tuttavia, la revisione dell’architettura monetaria e bancaria europea sarebbe stato un progetto a medio termine che i 19 dell’eurozona avrebbero dovuto approvare all’unanimità.
Ci sono aspetti più immediati su cui riflettere. In primo luogo, se l’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Def) può restare come approvato il 23 settembre dal Consiglio dei Ministri e, di conseguenza, se la Legge di Bilancio può mantenere gli orpelli dei testi la cui preparazione è in completamento.
Il Def si basa sull’assunto che la crescita del Pil dell’eurozona sarebbe nel 2018 dell’1,9% (stima Fondo monetario internazionale), quasi a sfiorare il 2%. Sarebbe al traino della Germania (che pur subirebbe un leggero rallentamento, -0,2%, rispetto al 2017). Potrà la Germania reggere il passo e (tirare) il resto dell’eurozona se è attraversata da un profondo travaglio interno tanto che, a Berlino, si esprimono dubbi sulla capacità di formare un governo duraturo e si parla di nuove elezioni tra un anno? Come ricordato in un articolo precedente su questa testata, già prima delle elezioni, la media aritmetica delle previsioni 2018 dei venti maggiori istituti econometrici e previsionali mondiali (tutti privati, nessuno italiano) stimava un aumento del Pil italiano solo dell’1%, e non dell’1,6 % viaggiando verso l‘1,7 % nel 2019. La nuova situazione tedesca impone un aggiornamento dell’’aggiornamento’ del Def. Al ribasso.
Ciò non può non avere effetti sulla finanza e sul debito pubblico. La riduzione dell’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni dovrebbe scendere dal 2% nel 2017 all’1% nel 2018, secondo l’aggiornamento del 23 settembre; e la manovra, quindi, sarebbe contenuta. È questo quadro macro-economico ancora valido dopo l’evoluzione in Germania? Se non se lo chiede il governo, se lo dovrebbe chiedere il Parlamento. E l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb).
A questi effetti immediati, se ne aggiungono altri di medio periodo. Con il supporto attivo della grande coalizione (i socialdemocratici tedeschi si sentivano un po’ cugini nei nostri dem, la Cancelliera Merkel non voleva altre difficoltà sul fronte meridionale ed era ben lieta che avessimo proposto di aprire i nostri porti agli immigrati in cambio di un po’ di flessibilità nei conti pubblici), abbiamo ottenuto sia di posporre varie volte il termine (da noi stipulato) per il ‘pareggio di bilancio’. Una coalizione in Germania con il partito liberale non sarebbe così disposta a facilitare la concessione in Italia.
Altro capitolo: l’immigrazione. È stato uno dei punti su cui sia i cristiano democratico/cristiano sociali hanno avuto un’emorragia di voti verso la destra nazionalista. Il governo Merkel ha già annunciato un cambiamento di rotta e misure dure nei confronti degli “illegali”. È difficile che sia disposto a concedere un ‘equo riparto’ tra gli Stati Ue per coloro che sono sbarcati ma non hanno tutti i crismi di legalità.
Si potrebbe proseguire. I risultati delle elezioni tedesche hanno effetti importanti anche da questa parte delle Alpi.
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