LA CORTE, I
CONTI E LE ARTI
Giuseppe Pennisi
Nel racconto di
Luigi Pirandello ‘Amicisimi’, Conte di
nascita, ma purtroppo senza più né contea né contanti, Gigi Mear aveva nella
beata incoscienza dell'infanzia manifestato al padre il nobile proposito
d'entrare in quell'ufficio dello Stato credendo allora ingenuamente che fosse
una Corte, in cui ogni conte avesse il diritto d'entrare’ Vi entrò, e pur essendo velocissimo nel trattare
scartoffie, riscontò che là imperava la lentocrazia.
Nei Ministeri, si racconta che nel giugno 1944, Il Generale Clarck venne
guidato a vedere i Palazzi del Potere della capitale da lui liberata. In quel
di Via Venti Settembre coabitavano, nell’immenso edificio in stile piemontese,
il Ministro delle Finanze (che allora inglobava anche il Tesoro) e la Corte dei
Conti. In particolare, la Corte dei Conti era l’inquilino dell’ala che affaccia
su Via Pastrengo, in locali, da anni destinati al Ministro, a cui si accede con
una scalinata in marmo arricchita da statue. Dopo avere visto lunghi corridoi
con i pavimenti imbrattati da cicche di sigarette, il Gen. Clark, giunto di
fronte al marmoreo scalone esplose – imprecazione irripetibile – “What
is this?” (Cosa è questo?). Gli venne detto che era la Corte dei
Conti. Confuso perché pensava che si trattasse di un apparato di Casa Savoia,
gli venne spiegato cosa era e cosa faceva – altra parola irripetibile – “This
is a marvellous idea […] but if we had it in the US, we might have lost the
war” (Un’idea meravigliosa ma se avessimo qualcosa di simile negli
Stati Uniti, avremmo rischiato di perdere la guerra).
Pirandello e
questo aneddoto mi sono tornati alla mente alle lettura del sobrio (e come
sempre signorile) comunicato del Sovrintendente del Rossini Opera Festival
(ROF), da lui creato e guidato per trentotto edizioni, di dimissioni ad un anno
dal termine di un incarico rinnovatogli nel 2015 ed in scadenza nel 2018. La
decisione di chiudere la partita con pochi mesi di anticipo sulla scadenza
naturale sarebbe stata causata da una comunicazione
della Corte dei Conti in cui lo si informava di perplessità e, quindi, di approfondimenti in corso. Le perplessità delle Corte originano della
cosi detta ‘Legge Madia’(legge n. 124 del 2015) con cui si vietano incarichi a
pensionati (tranne che per un anno ed a titolo gratuito) . Il Dr. Mariotti è in
pensione da dirigente medico in quanto è stato per anni un noto oncologo di
fama internazionale.
Si pongono due
problemi. Uno di sostanza ed uno di forma. Sulla sostanza, l’attività di un
Sovrintendente non ha caratteristiche artistico culturali analoghe a quelle di
categorie specificatamente esentate dal divieto (direttori di cori e di
orchestre, docenti e di recente conduttori televisivi Rai?). Ove la Corte dei
Conti avesse avuto perplessità non
avrebbe dovuto palesarle e fare i necessari approfondimenti alla firma del
contratto e non a pochi mesi dalla scadenza?
Il Premio Nobel
Pirandello ed il Gen. Clarck forse avevano visto nel giusto. Occorre rilevare
che gli organi di governo del ROF hanno risolto le crisi in poche ore con una
scelta ineceppibile.
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