Una compositrice italiana per
la riapertura della Staatsoper di Berlino
settembre
27, 2017 Giuseppe Pennisi
Un’opera
nuova di una compositrice italiana inaugura la riapertura della Staatsoper
Unter den Linden di Berlino dopo sette anni di lavori per restauri
Un’opera
nuova di una compositrice italiana inaugura la riapertura della Staatsoper
Unter den Linden di Berlino dopo sette anni di lavori per restauri.
Commissionata dalla prestigiosa Staatsoper, in coproduzione con lo
Staatstheater Braunschweig, Rivale, la nuova opera da camera della compositrice
italiana Lucia Ronchetti, debutta in prima assoluta l’8 ottobre. Dal 30
settembre si terrà un ‘preludio’ di concerti. Il 3 ottobre verrà riaperta la
sala principale con una nuova produzione di Scene dal Faust di Goethe di Robert
Schumann.
Ma veniamo
al nuovo lavoro della Ronchetti – il terzo per la Staatspoper, dopo Lezioni di
tenebra (2014) e Last desire (2011), e che sarà in scena fino al 22 ottobre –
spetta l’inaugurazione della Sala per opere da camera, il Neue Werkstatt,
mentre allo Staatstheater di Braunschweig Rivale arriverà il 29 ottobre, dove
rimarrà con una serie di repliche fino a dicembre.
Opera da
camera per voce femminile, viola, ensemble di ottoni ed ensemble di percussioni
metalliche, la nuova produzione sarà affidata alla regista tedesca Isabel
Ostermann, con le scene e costumi di Stephan von Wedel, drammaturgia di Roman
Reeger, solista il mezzosoprano Amira Elmadfa, mentre il direttore Max Renné
sarà alla guida dell’Ensemble da camera della Staatskapelle Berlin.
“È per me un
grande onore poter lavorare ancora con la Staatsoper di Berlino e presentare il
mio nuovo lavoro nel Neue Werkstatt della sede storica – ci ha detto la
Ronchetti -. La continuità di collaborazione con questa straordinaria
istituzione rappresenta una esperienza fondante per il mio teatro musicale; è
importante lavorare il più possibile con lo stesso team e conoscere i
meccanismi organizzativi e drammaturgici di una istituzione per poter
presentare al meglio il proprio lavoro. L’opera è sempre il risultato di una
profonda collaborazione tra compositore, regista, drammaturgo e direttore
d’orchestra e ho la fortuna di poter lavorare con artisti che già conosco e con
i quali il dialogo è fertile e propositivo”.
Il lavoro è
basato sul libretto scritto da Antoine Danchet nel 1701 per l’opera di Campra
Tancrede. La Clorinda creata da Danchet ha un carattere intenso e rapsodico,
che vive un conflitto insolubile tra onore e sentimento, vita interiore e vita
attiva. La principessa mussulmana è l’analista principale e la vittima
designata del suo dilemma, quale guerriero che combatte contro gli invasori
Crociati e quale giovane innamorata del suo nemico principale, Tancredi.
Attraverso l’interpretazione del mezzosoprano di origine palestinese Amira
Elmadfa, si dà vita a un altro personaggio femminile molto importante
nell’ambito della produzione musicale della Ronchetti: la voce femminile,
legata alla situazione storica e sociale del personaggio interpretato, come nel
caso delle digiunatrici dell’opera corale Inedia prodigiosa o della Medea di
Lezioni di Tenebra, consente di creare stili vocali, che attingono a tecniche
antiche e contemporanee, con un vasto range di colori vocali, dai più intimi ai
più operatici ed esplosivi, per poter scolpire figure femminili la cui voce
rappresenti l’essenza del corpo e del vissuto, la voce come il rifugio della
persona, il suo luogo fisico, pubblico e segreto al tempo stesso.
La Foresta
incantata nella parte centrale della pièce, è un luogo risonante dove pensieri,
emozioni e tensioni interiori emergono e si concretizzano. La foresta è una
realtà metamorfica che aderisce alle paure e alle sensazioni di chi la penetra.
Danchet ricrea nel suo testo la Selva di Saron dalla Gerusalemme liberata di
Torquato Tasso, con riferimenti anche alla Selva dell’ Orlando furioso, un’area
grigia dove le motivazioni dei guerrieri e le possibilità di controllo svaniscono
mentre lo sconforto di ognuno è svelato senza poter essere risolto.
Nella elaborazione di Danchet, Clorinde entra nella foresta incantata cercando Tancredi, per salvarlo dal potente mago Ismenor, ma scopre ancora più radicalmente il suo insanabile conflitto, la foresta le rimanda come uno specchio infinito le sue emozioni e la sua incapacità di risolvere questo dilemma.
Nonostante il suo innamoramento, il suo senso dell’onore e la sua rivalità con Tancredi sono così radicati e profondi da spingerla al duello finale, nel quale si offre quale vittima, lottando come un killer.
Il francese fluido e metamorfico di Danchet presenta Clorinda, nel suo incessante processo di metamorfosi e nell’introspezione pre-proustiana. In scena è sola ed evoca Tancredi e il mago Ismenor, i guerrieri di entrambi i fronti e il paesaggio animato della battaglia e misterioso della foresta incantata.
Nella elaborazione di Danchet, Clorinde entra nella foresta incantata cercando Tancredi, per salvarlo dal potente mago Ismenor, ma scopre ancora più radicalmente il suo insanabile conflitto, la foresta le rimanda come uno specchio infinito le sue emozioni e la sua incapacità di risolvere questo dilemma.
Nonostante il suo innamoramento, il suo senso dell’onore e la sua rivalità con Tancredi sono così radicati e profondi da spingerla al duello finale, nel quale si offre quale vittima, lottando come un killer.
Il francese fluido e metamorfico di Danchet presenta Clorinda, nel suo incessante processo di metamorfosi e nell’introspezione pre-proustiana. In scena è sola ed evoca Tancredi e il mago Ismenor, i guerrieri di entrambi i fronti e il paesaggio animato della battaglia e misterioso della foresta incantata.
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