Festival Pergolesi Spontini/
"Caravaggio" in scena a Jesi
Al Festival
Pergolesi Spontini a Jesi la prima esecuzione assoluta, venerdì 8
settembre dell’opera in un atto “Il colore del sole” dal romanzo di
Andrea Camilleri. di GIUSEPPE PENNISI
12 settembre
2017 Giuseppe Pennisi
FOTO STEFANO BINCI
Le cronache
di questi giorni trattano diffusamente di una complessa vicenda
artistico-giudiziaria relativa alla mostra su Modigliani tenuta a Genova sino
al 16 luglio scoro: 20 quadri sono stati sequestrati in quanto se ne contesta
l’autenticità. Alcuni sarebbero dei ‘falsi d’autore': imitazioni fatte da
colleghi od allievi del pittore.
C’è un forte
nesso tra la vertenza e le indagini in corso con il Festival Pergolesi Spontini
(7 agosto-17 settembre) che, giunto piano piano alla diciassettesima edizione
(quando è nato molti pensavano che sarebbe sopravvissuto solo alcuni anni), è
dedicato al ‘Falso d’Autore’ (musiche, poesie, testi, attribuiti ad un autore
ma in effetti opera – spesso di grande qualità di altri). Il Festival ha il
proprio centro a Jesi, patria di Pergolesi e Spontini (a cui è dedicato), ma si
dipana in varie città e cittadine delle Marche.
Il suo punto
di maggiore attrattiva è stata la prima esecuzione assoluta, venerdì 8
settembre alle ore 21 al Teatro Pergolesi di Jesi, per l’opera in un atto “Il
colore del sole”, liberamente tratta dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri,
con la musica di Lucio Gregoretti: al centro della vicenda è il diario di
Caravaggio, che Camilleri dichiara aver avuto tra le mani in circostanze misteriose
e da cui ha tratto alcune, preziose pagine. L’opera è coprodotta con il
Teatro Luciano Pavarotti di Modena dove sarà in scena in ottobre ed è stata
realizzata in collaborazione con il complesso Roma Sinfonietta e l’Accademia
d’Arte Lirica di Osimo. Camilleri ha compiuto 94 anni due giorni prima il
debutto del lavoro.
Nell’opera,
si ricostruisce uno dei periodi più oscuri e burrascosi della vita di
Caravaggio, quello da lui trascorso tra Napoli, Malta e la Sicilia tra il 1606
ed il 1608. Sul pittore, inseguito sia dalle guardie del Papa e dell’Ordine di
Malta, pende infatti una condanna alla decapitazione per l’omicidio di Ranuccio
Tommasoni, avvenuto a causa di una discussione sorta durante una partita al
gioco della pallacorda. L’artista è un uomo in fuga, perseguitato da mille
ossessioni (tra cui il sogno ricorrente di un cane feroce che tenta di
assalirlo) e condizionato da una sorta di fotofobia, probabilmente di natura
psicosomatica, che lo costringe a vedere ‘il sole nero’ e a vivere le sue giornate
come in una eclissi di sole permanente.
Direttore de
“Il colore del sole” è Gabriele Bonolis sul podio dell’Ensemble Roma
Sinfonietta; regia, scene, drammaturgia video sono di Cristian Taraborrelli,
costumi di Angela Buscemi, video Fabio Massimo Iaquone, light designer
Alessandro Carletti. Nel cast figurano l’attore Massimo Odierna, ed un gruppo
di giovani cantanti: Cristina Neri, Anastasia Pirogova, Daniele Adriani, Renzo
Ran, Claudia Nicole Calabrese, Natsuko Kita, Jaime Canto Navarro, Carlo Feola.
La messa in
scena prende il via da videointervista di Ugo Gregoretti ad Andrea
Camilleri, lo scrittore narra la genesi del suo libro “Il
colore del sole” e le circostanze misteriose in cui sostiene di essere venuto a
contatto con il diario autografo di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Al
centro del lavoro c’è la seconda parte del romanzo, che riguarda il finto
diario di Caravaggio, in cui l’autore gioca sul concetto di falso e di finto”.
L’aspetto
più interessante del lavoro è quello musicale. L’organico è costituito da
un attore, e da un doppio coro di voci soliste che amplifica e sottolinea
l’umanità tormentata di Caravaggio. Aggiunge Gregoretti: Le voci sono usate
alternativamente come soliste, come evocative di personaggi autentici o
simbolici, tutte voci interiori di Caravaggio, ovvero come coro, utilizzato
principalmente in modo onomatopeico, come un’estensione degli strumenti, che a
volte sviluppa brevi frammenti di testo in forma madrigalistica ma non ha quasi
mai una funzione narrativa vera e propria. Il coro serve soprattutto a
stabilire la cifra sonora tipica della musica polifonica rinascimentale e
barocca. Pur trattandosi di musica interamente nuova, la scrittura musicale del
coro farà comunque a volte riferimento a moduli antichi, richiamando qua e là
in maniera straniata la musica dell’epoca, come il testo ne evoca il linguaggio
verbale.
Nella messa
in scena, dove si alternano canto, recitazione e video, il regista Cristian
Taraborrelli immagina un percorso che trae ispirazione da molteplici universi:
quello musicale evocato dal compositore Lucio Gregoretti; quello letterario
suggerito dalle pagine di Andrea Camilleri, diario di un Caravaggio perso in un
mondo drammaticamente illuminato dove i “falsi” accadimenti diventano
poeticamente autentici; quello pittorico di Caravaggio che anima, illumina,
oscura momenti di vita e passioni nel racconto. Ecco che nel video Caravaggio
si agita in spazi mentali, dove le proporzioni sono alterate e dove è facile
perdersi oltre la linea dell’orizzonte”.
Leggermente
monotono il lungo monologo di Caravaggio/Massimo Odierna. Di livello i giovani
cantanti (in gran misura provenienti dall’Accademia d’Arte Lirica di Osimo).
Professionale e buona come sempre Roma Sinfonietta guidata da Gabriele Bonolis.
Come tutte
le opere nuove, con un tocco sperimentale gli auguriamo di circuitare e di
venire affinata da ripresa a ripresa.
©
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