giovedì 30 marzo 2017

Teatro dell’Opera, moderni sulle punte in Formiche 31 marzo



Teatro dell’Opera, moderni sulle punte
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Questa sera 31 marzo, l’aulico Teatro Costanzi (la sala principale del Teatro dell’Opera)  apre le porte al balletto moderno contemporaneo. A Roma ce ne è una grande domanda. Basti pensare che due teatri (Teatro Vascello, Teatro Greco) e un festival internazionale (il Roma Europa Festival) sono interamente dedicati a questo genere. Tuttavia, si tratta di una novità importante perché il suo balletto si è prevalentemente dedicato al genere classico, prevalentemente ottocentesco.
Va in scena un trittico d’autore Robbins/Preljocaj/Ekman. Il programma si compone di tre titoli eseguiti nel seguente ordine: The Concert di Jerome Robbins, Annonciation di Angelin Preljocaj e Cacti di Alexander Ekman.
Con creazioni dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri The Concert del coreografo americano Jerome Robbins è del 1956, ripresa al Teatro dell’Opera di Roma da Jean-Pierre Frohlich e Stéphane Phavorin. Annonciation del coreografo francese d’origine albanese Angelin Preljocaj è del 1995, ripresa da Claudia De Smet Cacti del coreografo svedese Alexander Ekman è del 2010, ripresa da Spenser Theberge e Nina Botkay.
Jerome Robbins creò The Concert, The Perils of Everybody per il New York City Ballet con il quale debutta il 6 marzo 1956 al City Center of Music and Drama di New York. Il balletto  – particolarmente brillante, in un atto – ritrae i comportamenti di un pubblico che ascolta un concerto per pianoforte e affresca situazioni ricorrenti durante i concerti, innescando un crescendo di gag dalla forte componente umoristica. La pianista Enrica Ruggiero, suona Frédéric Chopin in scena: i suoi spettatori lo raggiungono, si portano una sedia e animano comicamente il concerto, esternando, con gesti e atteggiamenti, i comportamenti che li caratterizzano.
C’è il ragazzo attento che siede in prima fila, le due donne che scartano caramelle e disturbano il ragazzo parlando in continuazione, la donna bella e sinuosa che ascolta languidamente il concerto appoggiandosi al pianoforte, la donna vigorosa dal forte temperamento, il marito premuroso succube della moglie dispotica, il timido occhialuto, il ritardatario che disturba i presenti, la maschera che chiede i biglietti e fa spostare gli spettatori da un posto all’altro. In scena con il corpo di ballo e i solisti del Teatro dell’Opera di Roma i primi ballerini Rebecca Bianchi e Manuel Paruccini.
Angelin Preljocaj crea Annonciation al TNDI di Châteauvallon che debutta all’Opera di Lausanne, dove riceve un’ottima accoglienza. Nel 1997 vince il Bessie Award. La coreografia, una pièce per due danzatrici, porta in scena un momento chiave della nostra religione, ossia l’incontro tra la Vergine Maria e l’Arcangelo Gabriele. Mentre l’iconografia ha più volte rappresentato questo soggetto, l’arte coreografica no. Angelin Preljocaj dà vita a una tessitura coreografica capace di rappresentare l’idea di un corpo in trasformazione. L’incontro tra le due danzatrici è di grande impatto e sviluppa un dualismo di grande qualità che evidenzia le sensazioni contrastanti: tensione e forza da una parte, morbidezza e fragilità dall’altra. Questo dualismo non solo è particolarmente evidente nella coreografia ma è anche sottolineato dalla musica del compositore canadese Stéphane Roy, in perfetta antitesi con il Magnificat di Antonio Vivaldi. Interpreti di questo cameo sono l’étoile Eleonora Abbagnato (nella foto) e la prima ballerina Rebecca Bianchi.
Alexander Ekman crea Cacti per il Nederlands Dans Theater 2, e debutta con grande successo al Lucent Dans Theatre di Den Haag.  È una coreografia per sedici ballerini che, inginocchiati su quadrati bianchi, creano variazioni ritmiche usando il proprio corpo.  Il corpo strumento dei ballerini è accompagnato da registrazioni vocali, che forniscono un’ironica narrazione dell’azione scenica, e da un quartetto d’archi. Quest’ultimo – che per il debutto al Teatro dell’Opera di Roma è il  Quartetto Sincronie composto da Houman Vaziri (violino), Agnese Maria Balestracci (violino), Arianna Bloise, (viola), Francesca Villiot (violoncello) – è fisicamente presente sul palcoscenico e suona un repertorio che include Haydn, Beethoven, Schubert e Mahler.
I ballerini corrono, cadono, scrivono e cercano di scappare dalle loro costrizioni che sono rappresentate dalle pedane su cui agiscono. Danzano anche tenendo tra le mani dei cactus che simboleggiano la vulnerabilità degli artisti sul palcoscenico. Alexander Ekman con questo lavoro restituisce al pubblico un’incisiva e gioiosa parodia dei più grandi eccessi della danza contemporanea. Cacti è diventato un successo mondiale ed è stato eseguito da 18 compagnie di danza nel mondo. Ha ricevuto la nomination per il premio di danza olandese Zwaan 2010, per il National Dance Award (Uk) nel 2012 e per il prestigioso Olivier Award. È stato anche rappresentato su richiesta della Regina Beatrice dei Paesi Bassi per i reali di Norvegia in visita di Stato a Oslo nel 2010. Danzano insieme al corpo di ballo, il primo ballerino Claudio Cocino e Annalisa Cianci.
The Concert
Musica Frédéric Chopin
Direttore David Garforth
Orchestrazione Clare Grundman
Coreografia Jerome Robbins
Ripresa da Jean-Pierre Frohlich
Scene Saul Steinberg e Edward Gorey
Costumi Irene Sharaff
Luci Jennifer Tipton
Interpreti principali
Ballerina Rebecca Bianchi 31 marzo (20.00), 5 aprile (20.00), 6 aprile (20.00), 7 aprile (20.00), 8 aprile (20.00) / Susanna Salvi 2 aprile (16.30), 8 aprile (15.00)
First Man Manuel Paruccini 31 marzo (20.00), 2 aprile (16.30), 7 aprile (20.00), 8 aprile (15.00 e 20.00) / Giuseppe Depalo 5 aprile (20.00), 6 aprile (20.00)

Annonciation
Musica Stéphane Roy (Crystal Music) Antonio Vivaldi (Magnificat) su base registrata
Coreografia Angelin Preljocaj
Ripresa da Claudia De Smet
Scene Angelin Preljocaj
Costumi Nathalie Sanson
Luci Jacques Chatelet
Interpreti  
L’Archange Eleonora Abbagnato 31 marzo (20.00), 2 aprile (16.30), 8 aprile (15.00 e 20.00)/ Federica Maine 5 aprile (20.00), 6 aprile (20.00)
Marie Rebecca Bianchi 31 marzo (20.00), 2 aprile (16.30), 8 aprile (15.00 e 20.00) / Giorgia Calenda 5 aprile (20.00), 6 aprile (20.00)
Il cast del 7 aprile (20.00) è in via di definizione
Cacti
Musica Joseph Haydn, Ludwig van Beethoven, Franz Schubert (arrangiata e orchestrata da Andy Stein), Gustav Mahler
Direttore David Garforth
Coreografia Alexander Ekman
Ripresa da Spenser Theberge e Nina Botkay
Scene e Costumi Alexander Ekman
Luci Tom Visser
Testi Spenser Theberge
Interpreti principali 
Claudio Cocino 31 marzo (20.00), 2 aprile (16.30), 5 aprile (20.00), 7 aprile (20.00), 8 aprile (20.00)
Annalisa Cianci 31 marzo (20.00), 2 aprile (16.30), 5 aprile (20.00), 7 aprile (20.00), 8 aprile (20.00)
Virginia Giovanetti 6 aprile (20.00), 8 aprile (15.00)
Giacomo Luci 6 aprile (20.00), 8 aprile (15.00)
Orchestra, primi ballerini, solisti e corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma

mercoledì 29 marzo 2017

L’ellisse di Elektra al San Carlo in Tempi del 29 marzo



L’ellisse di Elektra al San Carlo
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Marzo 29, 2017 Giuseppe Pennisi
“Elektra”, primo dei sette capolavori del binomio Richard Strauss-Hugo von Hofmannsthal, rivoluziona nel 1909 il teatro in musica mondiale


“Elektra”, primo dei sette capolavori del binomio Richard Strauss-Hugo von Hofmannsthal, rivoluziona nel 1909 il teatro in musica mondiale; viene considerata dal mio amico Stéphane Lissner, general manager del Festival International d’Art Lyrique di Aix-en-Provence come la più grande opera del Novecento. Nelle preferenze del vostro chroniqueur, e in quello dello stesso Richard Strauss, nel breve ma fondamentale catalogo è superata da quella “Die frau hone schatten” così poco eseguita in Italia.
Ritorna del 9 aprile al San Carlo di Napoli l’allestimento con cui ha inaugurato la stagione 2003-2004. È tale da indurre anche il più scettico e disincanto dei “chroniqueur” al dubbio – a pensare, cioè, che, tutto sommato, Lissner abbia ragione e che, quindi, i 102 minuti e sette secondi di “Elektra” si pongano come una grande cattedrale gotica della musica moderna, non superata nel XX secolo e forse non superabile neanche nel XXI.
Nel catalogo Strauss-Hofmannsthal, “Elektra” è anche uno dei lavori rappresentati con maggiore frequenza in Italia.. Il vostro “chroniqueur” le ha viste ed ascoltate quasi tutte le produzioni italiane nonché quelle di Salisburgo e Aix en Provence Quella offerta dal San Carlo circa 14 anni fa si pone come la più riuscita per integrità di concezione musicale, scenica e registica. Il teatro ha ben fatto a riproporla
Spieghiamoci. Nella vulgata di storia della musica, la magia di “Elektra” viene illustrata nel miracolo, al tempo stesso, di complementarità e di contrasto tra il testo di Hofmannsthal e la partitura di Strauss; circolare il primo (con il proprio epicentro nel confronto-scontro tra Elektra e Klytämnestra); vettoriale il secondo sino all’orgia sonora in do maggiore del finale. L’edizione del San Carlo sfata questa vulgata. Mostra come sia l’azione sia la musica abbiano una struttura ad ellisse; un’introduzione quasi contrappuntistica (il dialogo delle ancelle per preparare al monologo di Elektra) si snoda in una vasta parte centrale in cui il confronto tra Elektra e Klytämnestra (colmo di disperazione) è inserito tra due altri confronti – quelli tra Elektra e Chrysothemis (rispettivamente sul significato della vita e della morte e sul valore della vendetta); in tutta questa parte centrale si sovrappongono due tonalità musicali molto differenti per unificarsi dalla scena del ritorno di Orest e del duplice assassinio e predisporre, quindi, il do maggiore della danza macabra finale.
L’ellisse drammatica e musicale viene inserita in una struttura scenica in legno (scene e costumi sono dello scultore e pittore Anselm Kiefer); un cortile di condominio povero o di palazzotto fatiscente in cui domina, sia nelle pareti sia nei costumi) il grigiastro sporco (Elektra, Chrysothemis, Orest, il precettore di quest’ultimo, le ancelle delle prime) ed il bianco (Klytämnestra, Aegisth, i loro seguiti). I praticabili, a quattro livelli, hanno una funzione musicale essenziale negli equilibri e negli impasti di voci e di voci ed orchestra. In questo contesto, la “solitudine” vendicatrice di Elektra viene esasperata sin dall’apertura del sipario; ad essa si aggiungono i rimorsi di Klytämnestra, e l’ansia spasmotica di Chrysothemis alla ricerca di una vagheggiata ed impossibile “normalità. La regia di Klaus Michael Grüber accentua il clima ossessivo di una tragedia quasi tra belve ferite.
Concerta Juraj Valčuha, direttore principale del San Carlo , dopo avere mietuto successi per sette anni come direttore principale dell’orchestra sinfonica della Rai. I protagonisti sono Elena Pankratova (Elektra), Renée Morlo (Klytämnestra), , Manuela Uhl (Chrysothemis) , Michael Laurenz (Aegisth) , Robert Bork (Orest).
Spettacolo da vedere e rivedere.