RAVENNA, IL DIAVOLO E LA RIVOLUZIONE
Beckmesser
Se Pesaro può essere considerata la
Bayreuth sull’Adriatico, con il suo festival rossiniano, Ravenna ne è diventata
la Salisburgo. Grazie a una sequenza di festival per tutto l’anno. Il più
importante è quello estivo (che dura circa due mesi e utilizza circa dieci
luoghi di spettacolo, dal magnifico Teatro Alighieri al grande auditorium De
André alla Rocca Brancaleone a teatri di città e cittadine vicine): è un
festival multidisciplinare ma tematico (nel 2016 imperniato su Mandela, nel
2017 su Dante, e via discorrendo). In ottobre, giunge una “trilogia d’autunno”
(tre opere o balletti su un argomento preciso). In inverno e primavera si
alternano una “stagione lirica di tradizione”, una stagione di prosa e una
stagione di concerti. Ravenna Manifestazioni – l’azienda che gestisce il
complesso programma (circa 200 spettacoli in una città di 180.000 abitanti, le dimensioni
di Salisburgo) – ha una cinquantina di sponsor e collaboratori. Stime
econometriche indicano che un dollaro di contributo pubblico ne produce otto di
valore aggiunto all’economia del territorio.
Questa estate e questo autunno, i due festival hanno
tematiche differenti:Il festival estivo (25 maggio-11 luglio) esplora il rapporto fra arte e
potere nel centenario della Rivoluzione Russa, attraverso le suggestioni del
romanzo di Julian Barnes ispirato alla figura di Sostakovič e della raccolta di
prose brevi di Mandel’stam . Rprende anche il percorso dantesco (uno dei temi
fondanti della manifestazione sino al 2021) puntando l’accento sul terzo
cantico, l’Inferno. Il festival autunnale propone , invece, una ‘trilogia’
novecentesca con tre opere rappresentative del ‘verismo’: Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Tosca.
Il
festival estivo si dipana fra rivoluzioni musicali ed artistiche. Spicca la
prima italiana della leggendaria opera futurista“Vittoria sul sole di
Aleksej Kručënych, con le musiche di Matjusin e scene e costumi di Malevič; la
sezione ‘russa’ conta anche direttori come Yuri Temirkanov e Semyon
Bychkov, rispettivamente sul podio della Filarmonica di San Pietroburgo
e della Munich Philharmonic.
Il percorso verso il 2021, settimo
centenario della morte di Dante
Alighieri a Ravenna, continua con un evento unico, la nuova produzione
del Festival con il Teatro delle Albe: per 34 giorni Inferno di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari guiderà gli
spettatori attraverso paesaggi e personaggi infernali. La tradizione medievale
della sacra rappresentazione sarà riportata a nuova vita in una dimensione
‘corale’ di portata gigantesca, coinvolgendo centinaia di cittadini che si
muoveranno in processione dalla Tomba del Poeta fino al Teatro Rasi.
Non manca una vasta sezione di
musica ‘spirituale’ nelle basiliche di Ravenna .Ancora una volta sarà presente Riccardo
Muti con l’ Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, coinvolti nel progetto
“Le Vie dell’Amicizia” che, nel suo ventennale, volge lo sguardo ad Oriente per
approdare nell’antica Persia con un doppio concerto a Tehran e Ravenna.
Completano il ricco calendario sinfonico Leonard Slatkin, che conduce l’Orchestre National de Lyon con la
straordinaria Anne-Sophie Mutter
in un concerto che include un omaggio a Tarkovskij, Juraj Valčuha con l’Orchestra Nazionale RAI, solista David Fray, e l’appuntamento dedicato
a Haydn con Giovanni Sollima e
Accademia Bizantina diretta da Ottavio
Dantone. I due omaggi alle sonate per violino di Corelli e i tributi a
Monteverdi nel 450° della nascita sono parte del ricco programma di concerti
nelle preziose basiliche cittadine, che il Festival continua ad ‘abitare’ a
vent’anni dal riconoscimento UNESCO di ben 8
monumenti paleocristiani e bizantini di Ravenna come patrimonio dell’umanità.
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