venerdì 3 marzo 2017

Luchino Visconti sulle vie degli Urali in Il Sussidiario 24 febbraio



OPERA/ Luchino Visconti sulle vie degli Urali

Pubblicazione: venerdì 24 febbraio 2017
Carodekja  Carodekja
E’ molto bello vedere il Teatro San Carlo pieno di giovani ad un matinée domenicale. E per ascoltare non La Traviata o Il Barbiere di Siviglia, oppure altre opere molto note, ma Carodekja (ossia La Maliarda o L’Incantrice) terz’ultima opere di Pyotr Ilyich Tchaikovsky in prima rappresentazione in Italia. 
La sua prima esecuzione assoluta fu al Teatro Mariinskjj, il più importante dei teatri imperiali nel 1887. Tratta da un romanzo, e poi tragedia in cinque atti, di Ippolit Vasil’yevich Shpazhinsky, uno scrittore popolare dell’epoca, il cui drammone allora aveva enorme successo. La decisione di farne un’opera e di affidarla a Tchaikovsky aveva suscitato notevoli attese. Tuttavia, venne accolta in modo piuttosto freddo. E anche nell’Impero Russo ebbe poche produzioni: a Tblisi in Georgia  nel 1887, a St Pietroburgo (nel 1888), a Mosca nel 1900. 
Da allora sparì quasi dai cartelloni, anche dell’URSS, sino al 2000 circa quando è stata riproposta a Mosca. Riappare ora con una certa frequenza nelle ex Repubbliche Sovietica, ma questa produzione del San Carlo (in compagnia con il Mariinskjj e con il São Carlos di Lisbona) è la prima volta che Carodejka arriva in occidente.
Carodejka è una fosca vicenda medievale che si svolge a Nižnij Novgorod, una città (oggi di dieci milioni di abitanti) a 800 chilometri a nord est di Mosca, andando verso gli Urali; un clima nordico. E’ bagnata da due fiumi: il Volga e l’Oca. Già nel XIV secolo aveva una sua importanza strategia; da lì partirono le truppe russe per riconquistare Mosca occupata, dopo il breve regno di Boris Godunov, dai polacchi. 
Diventata un centro dell’industria chimica e meccanica fu un obiettivo di importanti battaglie durante la seconda guerra mondiale quando alla Luftwaffe venne ordinata di distruggerla. Era contornata da foreste. Nel XIV secolo era la capitale di un principato di rilievo. 
Il dramma ha un intreccio pieno di sangue e sesso in cui c’è di tutto un po’; principe e principino innamorati della stessa ‘maliarda’, principessa gelosa e frequentatrice di stregoni, giovani preti corrotti, danze,  consueta scena della pazzia, un’aristocrazia putrida e bagno di sangue finale. Al confronto, la trama de Il Trovatore è per educande. Specialmente sotto il profilo sessuale che, nella Russia di fine secolo, era un tabù molto più forte di quello del Lombardo Veneto cinquanta anni prima.
David Pountney e la sua équipe drammaturgia (scene di Robert Innes Hopkins), costumi di Tat’jana Noginova, luci di Giuseppe Di Iorio,Coreografia di Roberto Zannella), hanno risolto brillantemente la messa in scena del cupo drammone medievale. Hanno spostato l’azione dal XIV secolo all’epoca in cui l’opera è stata messa in scena per la prima volta. Il tema centrale è la decadenza di una famiglia e di un’epoca con l’osteria dove la protagonista  esercita una maison de plaisir.
Il luogo potrebbe essere a St Pietroburgo, a Parigi o altrove. E’ un atmosfera quasi viscontiniana, nei cui film (Il Gattopardo, L’Innocente, Vaghe Stelle dell’Orsa) si trattano temi analoghi. C’è anche una rivolta contadina che fare presagire i moti che nella prima parte del  Novecento precedettero la rivoluzione d’Ottobre. In questo modo Carodejka acquista compattezza,coesione e soprattutto significato per il pubblico di oggi.
Sotto il profilo musicale, Carodejka non è l’opera migliore di Tchaikovsky, specialmente se raffrontata con le due più note e più rappresentate anche in Occidente, specialmente Evgenij Onegin  Pikovaja Dama (La Dama di Picche). A ragione del torbido e confuso libretto, manca compattezza. Ha però aspetti molto interessanti: dal grande duetto del terzo atto (ben venti minuti) tra la protagonista ed il figlio del principe, all’influenza della musica popolare russa nel primo atto al travolgente finale, ai languidi intermezzi orchestrali.
Superbo il giovane direttore d’orchestra Zaurbek Gugkaev, allievo di Valerij Gergiev l’orchestra e il corpo di ballo sono quelli del San Carlo. Il cast vocale, composto dai solisti del Teatro Mariinskij, annovera Ekaterina Latyševa (nel ruolo della protagonista, Nastas’ja, detta “Kuma”, padrona di una locanda presso il fiume Oka;  Ivan Novoselov in alternanza nel ruolo del Principe Nikita Kurljatev, vicario del Gran Principe a Nižnij-Novgorod, Ljubov’ Sokolova, nei panni della Principessa Evpraksija Romanovna, sua moglie, Nikolaj Emcov è invece il Principe Jurij, loro figlio, Aleksej Tanovickij ricopre il doppio ruolo di Mamyrov, un anziano diacono e di Kud’ma e lo stregone, Ljudmila Gradova è Nenila, dama di compagnia della principessa.
Il Mariinskij è un teatro di repertorio con una propria compagnia stabile. Se ne vedono i vantaggi.


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