Dove sono finiti i “Cattivi
maestri”?
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La
recensione di Giuseppe Pennisi
In un breve
saggio Cattivi Maestri della Sinistra: Gramsci, Togliatti, Lukàcs, Sarte e
Marcuse (pubblicato da Rubbettino editore) Luciano Pellicani
sintetizza con una penna accattivante circa cinquanta anni di studi e analisi.
Pellicani, professore emerito alla Luiss Guido Carli, è uno dei sociologi più
noti non solo in Italia ma anche all’estero (numerosi suoi saggi sono stati
tradotti in varie lingue e adottati in università straniere). In un’epoca in
cui numerosi lettori chiedono testi snelli, collegare le analisi a figure note
del pensiero politico del Novecento, è anche il modo più efficace per
trasmettere il messaggio.
Il punto
essenziale del saggio è nella premessa in cui si richiama quella “guerra tra le
sinistre” che ha caratterizzato la civiltà europea per oltre due secoli e che
muove dal conflitto filosofico prima che politico tra i “partigiani di Sparta”
e i “partigiani di Atene”: collettivisti i primi (Rousseau, Deschamps,
Morelly, Mabby), individualisti i secondi (Montesquieu, Voltaire,
Diderot, Condorcet, D’Alambert).
Ancora più
radicale è stato il contrasto all’interno della sinistra russa. Al bolscevico Lenin
– che stigmatizzava il liberismo come “grave malattia” a motivo del fatto che
intendeva europeizzare la Russia – il menscevico Yulij Martov oppose
l’idea che “il socialismo dovesse essere la più alta incarnazione
dell’individualismo”. Ciascun ritratto è fatto essenzialmente da citazioni di
testi dei “cattivi maestri”, quindi include le prove documentarie dei loro, per
così dire, “insegnamenti”. Nonostante quella che Pellicani correttamente
definisce “la bancarotta planetaria del comunismo”, tale conflitto non è
terminato. “Accade così che oggi, nella civiltà nella quale e della quale
viviamo, si oppongono due modelli di società: quello liberista e quello
liberal-socialista”.
Da queste
considerazioni di contesto prende, avvio il libro che è composto di cinque
autoritratti, perché ciascuno di essi è costruito partendo dai testi e dagli
scritti del cattivo maestro a cui si riferisce: Gramsci ossia il Partito
Comunista come divinità; Togliatti ossia la via italiana al
totalitarismo; Lukàcs ossia il gesuita della rivoluzione; Sartre
ossia l’ultrabolscevico senza fede; Marcuse ossia la rivoluzione del
nulla. I singoli ritratti vanno apprezzati e gustati dai lettori, soprattutto i
più giovani, nati e cresciuti dopo il crollo del Muro di Berlino, quando la
guerra tra sinistre è parsa conclusa e, quindi meglio esaminabile, con il
distacco richiesto da un’analisi scientifica e documentata.
Occorre,
però, chiedersi chi e dove sono i cattivi maestri? I movimenti populisti
europei e del continente americano sono stati ispirati da cattivi maestri
provenienti dalle università e dal mondo della cultura? Se ci sono, è difficile
individuarli. E soprattutto non appartengono alla sinistra. Negli Stati Uniti,
ad esempio, si potrebbero considerare tali gli intellettuali, numerosi di alto
rango universitario, che alimentano e pubblicano il bel settimanale di analisi
e riflessioni The National Review. Essi, però, sono e si riconoscono
nella new right libertaria che poco ha a che spartire con una sinistra
interventista ove non statalista.
In Europa,
il movimentismo populista è in primo luogo contro la democrazia intermediata da
partiti (che con il susseguirsi di scandali hanno dato un pessimo esempio) e di
burocrazie (che non ne hanno dato uno migliore). Il fenomeno è aggravato
dall’allontanamento, ove non repulsione, dei giovani nei confronti della
partecipazione politica.
Di recente Andrea
Mattozzi (del California Institute of Technology) e Antonio Merlo
(della University of Pennsylvania), hanno elaborato, sulla base di un’analisi
internazionale, ma guardando specialmente al caso Italia, una teoria sui metodi
di reclutamento nei partiti politici tradizionali – Mediocracy
(“Mediocrazia- ossia il potere dei mediocri” Nber Working Paper No. W12920). I
partiti sono in concorrenza con le lobby dell’industria, della finanza, del
commercio e via discorrendo per reclutare dirigenti, quadri e personale con
profili analoghi.
Anche ove i
partiti potessero avere la prima di scelta (le lobby pagano di più e offrono
carriere più stabili), decidono di reclutare i mediocri al fine di evitare che
i loro leader siano minacciati, o meglio insidiati, dall’interno. Per questo, i
loro dirigenti sognano di essere invitati a cena nei salotti buoni delle banche
e della finanza. Più che azionisti di riferimento di una “merchant bank”
casereccia, si pongono come subappaltanti di chi le “merchant bank” (anche a
cacio e pepe) congettura (a torto o a ragione) di controllarle. Ne risultano
governi di subappaltanti.
Tali
“governi in subappalto” delle lobby hanno difficoltà a decidere oppure a fare
annunci seguiti da decisioni concrete. In un mondo dove tutti corrono, chi non
decide, al più cammina – quindi, rispetto, agli altri sta fermo. Secondo Francisco
J. Gomes (London Business School), Laurence Klotikoff (Boston
University) e Luis M. Viceira (Harvard Business School) ciò è
all’origine del fenomeno che denominano The Excess Burden of Government
Indecision (“Il peso eccessivo dell’indecisione dei governi” Nber Working
Paper No. W12859). La mediocrità ha come conseguenza la tendenza a
procrastinare quando si devono dare soluzioni a problemi di politica pubblica.
Ciò genera un onere molto forte sulla collettività. Il lavoro contiene simulazione
econometriche e scenari controfattuali di un tema di politica pubblica Usa: le
implicazioni (in termini di incertezza) su consumi e investimenti delle
famiglie e su strategie delle imprese. Secondo le stime quantitative del gruppo
di ricerca, l’onere è pari allo 0,6% delle risorse di famiglie ed imprese – una
pietra di piombo sull’economia Usa (e, quindi, sul resto del mondo).
È la “mediocrazia”, oltre che la corruzione, che oggi nutre l’antipolitica. Ma è difficile individuare chi ne somministra il nettare.
È la “mediocrazia”, oltre che la corruzione, che oggi nutre l’antipolitica. Ma è difficile individuare chi ne somministra il nettare.
Luciano
Pellicani
Cattivi
Maestri della Sinistra: Gramsci, Togliatti, Lukàcs, Sarte e Marcuse
Rubbettino
editore, pp. 130, 12 euro
12/03/2017
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