domenica 12 marzo 2017

Dove sono finiti i “Cattivi maestri”? in Formiche 12 marzo



Dove sono finiti i “Cattivi maestri”?
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Dove sono finiti i “Cattivi maestri”?
La recensione di Giuseppe Pennisi
In un breve saggio Cattivi Maestri della Sinistra: Gramsci, Togliatti, Lukàcs, Sarte e Marcuse (pubblicato da Rubbettino editore) Luciano Pellicani sintetizza con una penna accattivante circa cinquanta anni di studi e analisi. Pellicani, professore emerito alla Luiss Guido Carli, è uno dei sociologi più noti non solo in Italia ma anche all’estero (numerosi suoi saggi sono stati tradotti in varie lingue e adottati in università straniere). In un’epoca in cui numerosi lettori chiedono testi snelli, collegare le analisi a figure note del pensiero politico del Novecento, è anche il modo più efficace per trasmettere il messaggio.
Il punto essenziale del saggio è nella premessa in cui si richiama quella “guerra tra le sinistre” che ha caratterizzato la civiltà europea per oltre due secoli e che muove dal conflitto filosofico prima che politico tra i “partigiani di Sparta” e i “partigiani di Atene”: collettivisti i primi (Rousseau, Deschamps, Morelly, Mabby), individualisti i secondi (Montesquieu, Voltaire, Diderot, Condorcet, D’Alambert).
Ancora più radicale è stato il contrasto all’interno della sinistra russa. Al bolscevico Lenin – che stigmatizzava il liberismo come “grave malattia” a motivo del fatto che intendeva europeizzare la Russia – il menscevico Yulij Martov oppose l’idea che “il socialismo dovesse essere la più alta incarnazione dell’individualismo”. Ciascun ritratto è fatto essenzialmente da citazioni di testi dei “cattivi maestri”, quindi include le prove documentarie dei loro, per così dire, “insegnamenti”. Nonostante quella che Pellicani correttamente definisce “la bancarotta planetaria del comunismo”, tale conflitto non è terminato. “Accade così che oggi, nella civiltà nella quale e della quale viviamo, si oppongono due modelli di società: quello liberista e quello liberal-socialista”.
Da queste considerazioni di contesto prende, avvio il libro che è composto di cinque autoritratti, perché ciascuno di essi è costruito partendo dai testi e dagli scritti del cattivo maestro a cui si riferisce: Gramsci ossia il Partito Comunista come divinità; Togliatti ossia la via italiana al totalitarismo; Lukàcs ossia il gesuita della rivoluzione; Sartre ossia l’ultrabolscevico senza fede; Marcuse ossia la rivoluzione del nulla. I singoli ritratti vanno apprezzati e gustati dai lettori, soprattutto i più giovani, nati e cresciuti dopo il crollo del Muro di Berlino, quando la guerra tra sinistre è parsa conclusa e, quindi meglio esaminabile, con il distacco richiesto da un’analisi scientifica e documentata.
Occorre, però, chiedersi chi e dove sono i cattivi maestri? I movimenti populisti europei e del continente americano sono stati ispirati da cattivi maestri provenienti dalle università e dal mondo della cultura? Se ci sono, è difficile individuarli. E soprattutto non appartengono alla sinistra. Negli Stati Uniti, ad esempio, si potrebbero considerare tali gli intellettuali, numerosi di alto rango universitario, che alimentano e pubblicano il bel settimanale di analisi e riflessioni The National Review. Essi, però, sono e si riconoscono nella new right libertaria che poco ha a che spartire con una sinistra interventista ove non statalista.
In Europa, il movimentismo populista è in primo luogo contro la democrazia intermediata da partiti (che con il susseguirsi di scandali hanno dato un pessimo esempio) e di burocrazie (che non ne hanno dato uno migliore). Il fenomeno è aggravato dall’allontanamento, ove non repulsione, dei giovani nei confronti della partecipazione politica.
Di recente Andrea Mattozzi (del California Institute of Technology) e Antonio Merlo (della University of Pennsylvania), hanno elaborato, sulla base di un’analisi internazionale, ma guardando specialmente al caso Italia, una teoria sui metodi di reclutamento nei partiti politici tradizionali – Mediocracy (“Mediocrazia- ossia il potere dei mediocri” Nber Working Paper No. W12920). I partiti sono in concorrenza con le lobby dell’industria, della finanza, del commercio e via discorrendo per reclutare dirigenti, quadri e personale con profili analoghi.
Anche ove i partiti potessero avere la prima di scelta (le lobby pagano di più e offrono carriere più stabili), decidono di reclutare i mediocri al fine di evitare che i loro leader siano minacciati, o meglio insidiati, dall’interno. Per questo, i loro dirigenti sognano di essere invitati a cena nei salotti buoni delle banche e della finanza. Più che azionisti di riferimento di una “merchant bank” casereccia, si pongono come subappaltanti di chi le “merchant bank” (anche a cacio e pepe) congettura (a torto o a ragione) di controllarle. Ne risultano governi di subappaltanti.
Tali “governi in subappalto” delle lobby hanno difficoltà a decidere oppure a fare annunci seguiti da decisioni concrete. In un mondo dove tutti corrono, chi non decide, al più cammina – quindi, rispetto, agli altri sta fermo. Secondo Francisco J. Gomes (London Business School), Laurence Klotikoff (Boston University) e Luis M. Viceira (Harvard Business School) ciò è all’origine del fenomeno che denominano The Excess Burden of Government Indecision (“Il peso eccessivo dell’indecisione dei governi” Nber Working Paper No. W12859). La mediocrità ha come conseguenza la tendenza a procrastinare quando si devono dare soluzioni a problemi di politica pubblica. Ciò genera un onere molto forte sulla collettività. Il lavoro contiene simulazione econometriche e scenari controfattuali di un tema di politica pubblica Usa: le implicazioni (in termini di incertezza) su consumi e investimenti delle famiglie e su strategie delle imprese. Secondo le stime quantitative del gruppo di ricerca, l’onere è pari allo 0,6% delle risorse di famiglie ed imprese – una pietra di piombo sull’economia Usa (e, quindi, sul resto del mondo).
È la “mediocrazia”, oltre che la corruzione, che oggi nutre l’antipolitica. Ma è difficile individuare chi ne somministra il nettare.
Luciano Pellicani
Cattivi Maestri della Sinistra: Gramsci, Togliatti, Lukàcs, Sarte e Marcuse
Rubbettino editore, pp. 130, 12 euro
12/03/2017

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