7 marzo 2017
È uscito in
queste settimane Cattivi Maestri della Sinistra: Gramsci, Togliatti, Lukàcs,
Sarte e Marcuse di Luciano Pellicani (Rubbettino editore, pagg. 130, 12 euro).
L’autore, professore emerito alla LUISS Guido Carli e componente del board
scientifico del Centro studi ImpresaLavoro, è uno dei sociologi più noti non
solo in Italia ma anche all’estero (numerosi suoi saggi sono stati tradotti in
varie lingue e adottati in Università straniere). Quest’opera costituisce la
summa del pensiero liberal-socialista di Pellicani. In un’epoca in cui numerosi
lettori chiedono testi snelli, collegare le analisi a nomi di personaggi noti e
che hanno fatto la storia del pensiero di una certa sinistra è anche il modo
più efficace per trasmettere il messaggio.
Il saggio
inizia con una premessa in cui si richiama quella “guerra tra le sinistre” che
ha caratterizzato la civiltà europea per oltre due secoli e che muove dal
conflitto filosofico prima che militare tra i “partigiani di Sparta” e i
“partigiani di Atene”: collettivisti i primi (Rousseau, Deschamps, Morelly,
Mabby), individualisti i secondi (Montesquieu, Voltaire, Diderot, Condorcet,
D’Alambert). Ancora più radicale è stato il contrasto all’interno della
sinistra russa. Al bolscevico Lenin – che stigmatizzava il liberismo come
«grave malattia» a motivo del fatto che intendeva europeizzare la Russia – il
menscevico Yulij Martov oppose l’idea che «il socialismo dovesse essere la più
alta incarnazione dell’individualismo». Nonostante quella che Pellicani
correttamente definisce «la bancarotta planetaria del comunismo», tale
conflitto non è terminato. «Accade così che oggi, nella civiltà nella quale e
della quale viviamo, si oppongono due modelli di società: quello
liberista e quello liberal-socialista». Si annidano però sempre i “cattivi
maestri della sinistra”, nostalgici di un mondo privo di libertà.
Da queste considerazioni
di contesto prende avvio il libro che è composto di cinque ‘autoritratti’,
perché ciascuno di essi è costruito partendo dai testi e dagli scritti del
‘cattivo maestro’ a cui si riferisce: Gramsci ossia il Partito Comunista come
divinità; Togliatti ossia la via italiana al totalitarismo; Lukàcs ossia
il gesuita della rivoluzione; Sartre ossia l’ultrabolscevico senza fede;
Marcuse ossia la rivoluzione del nulla. Non mi soffermo, in questa sede, sui
singoli ritratti perché è bene che li scoprano, e li gustino, i lettori.
Soprattutto quelli più giovani, nati e cresciuti dopo il crollo del Muro di
Berlino, che non devono dimenticare come il pensiero dei ‘cattivi maestri’ si
aggiri ancora tra noi. Tale e quale a un fantasma shakespeariano.
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