lunedì 27 marzo 2017

L’EUROPA, COSI’ VICINA, COSI’ LONTANA in Formiche mensile



L’EUROPA, COSI’ VICINA, COSI’ LONTANA


L’Europa , così vicina, così lontana è il titolo di un libro collettaneo, uscito nel 1996 quando non era ancora chiaro chi avrebbe completato il percorso per giungere al gruppo fondatore dell’euro. E’ un volume speciale in quanto costituito di testi elaborati da un gruppo di finalisti di un corso di formazione di oltre un anno presso la Scuola Superiore (ora chiamata Nazionale) della Pubblica Amministrazione . I giovani di ventuno anni fa , ora sono in gran parte direttori generali di Ministeri. Il titolo richiamava il Faraway So Close, di un gruppo musicale (gli U2) allora di gran moda. Ma esprimeva, nel 1996, quel senso di incertezza sul futuro dell’Unione Europea (UE), e della integrazione economica e finanziaria del continente che respira, forse ancora di più, oggi. Può essere che la tornata di elezioni politiche (iniziata a metà marzo in Olanda e destinata a proseguire nei prossimi mesi in Francia e Germania, nonché forse pure in Italia, chiarisca l’atmosfera ma è anche possibile che la renda ancora più confusa. In breve, in una fase come l’attuale (con gli Stati Uniti che sembrano allontanarsi e l’integrazione economica internazionale che sembra creare nuovi equilibri), l’Europa dovrebbe cercare di essere più close i principali Paesi e le maggiori aree all’interno dell’UE sono più farawy (distanti) tra di loro.
Non è di grande aiuto il Libro Bianco sul futuro dell’UE presentato in marzo dalla Commissione Europea. Tratteggia cinque ‘opzioni’ su cui indirizzare l’Unione da ora al 2015: lo status quo, con progressi ai margini; una ri-focalizzazione dell’Europa sul solo mercato unico; un’Europa caratterizzata da cooperazioni rafforzate e dei cerchi concentrici per chi vuole avanzare più rapidamente verso una più stretta integrazione: un’UE che si concentri solo in alcuni ambiti; infine, uno scenario d’integrazione politica spinta per tutti i 27. Più che un menu di strategie alternative e complementari è uno smorgasrbod con troppe tartine di gusti troppo differenti , senza un’indicazione né di parametri per valutare le offerte né di criteri per scegliere.
Soprattutto ignora il nodo principale : come ‘correggere’ l’unione monetaria – il Trattato di Maastricht e gli accordi ad esso successivi e conseguenti. E’ , infatti, l’unione monetaria l’aspetto che suscita maggiori tensioni (a torto od a ragione). E’ stata probabilmente creata troppo presto e senza tenere conto delle caratteristiche che dovrebbe avere un’area valutaria ottimale. Si è pensato di fare un passo ‘irreversibile’ che, seguendo il ‘metodo Monnet’, avrebbe facilitato la realizzazione dell’unione politica.
Invece, le analisi più recenti , applicando una rodata metodologia statistica a 27 Paesi europei (i 28 dell’Ue meno Cipro, Malta e Lusssemburgo, più Norvegia e Svizzera), ed utilizzando i dati trimestrali del Pil dal primo trimestre 1996 al quarto trimestre 2015), lo studio identifica un gruppo centrale (o core ) che rappresenta il ciclo economico europeo, ossia di Paesi che si muovono alla stesso passo e che quindi costituiscono un’area europea omogenea. Questi sono i Paesi strettamente collegati alla Germania come Danimarca, Svezia, Svizzera e il Regno Unito, il Benelux, nonché la Repubblica Ceca, la Polonia e l’Ungheria (tre Stati che secondo l’analisi sono pronti ad adottare l’euro). Per altri Paesi della periferia con cicli economici meno sincronizzati con il gruppo core  , appartenere all’euro diventerà una strada sempre più costosa se non applicano speditamente drastiche riforme economiche.
E’questo nodo che deve essere guardato apertamente in faccia.

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