giovedì 31 agosto 2017

SALISBURGO/ Macron "battuto" da Martha Argerich e Daniel Barenboim in I Sussidiario 31 agosto



SALISBURGO/ Macron "battuto" da Martha Argerich e Daniel Barenboim

Tutti i numeri di un successo: al festival di Salisburgo in una settimana 260mila spettatori e un utile di quasi 30 milioni di euro. Ma c'è ancora spazio per la musica... GIUSEPPE PENNISI
31 agosto 2017 Giuseppe Pennisi
Martha Argerich Martha Argerich
Il festival estivo di Salisburgo è terminato il 30 agosto. In sei settimane, e con un contributo pubblico complessivo di 12,8 milioni ed un bilancio complessivo di circa 60 milioni di euro, ha macinato utili per 29,9 milioni (al lordo delle tasse e delle imposte), ha avuto oltre 260.000 spettatori paganti (a fronte di oltre mezzo milione di richieste di biglietti), provenienti da 79 nazioni (di cui 40 extra-europee): i prezzi dei biglietti variano tra i 450 ed i 15 euro a posto (oltre la metà al di sotto dei cento euro). Sono state effettuate 195 rappresentazioni in 15 differenti luoghi di spettacolo.
In una settimana a Salisburgo, ho inviato corrispondenze su quattro delle cinque opere presentate in forma scenica (altre cinque sono stato proposta o in forma di concerto o in forma scenica) ed ho anche ascoltato due concerti: uno per solisti ed uno per orchestra sinfonica. La tendenza a privilegiare le opere dipende dal fatto che sono spettacoli che vengono replicati e ripresi spesso in un circuito internazionale, mentre i concerti sono in gran misura eventi unici ed irrepetibili.
Ho assistito ad un piccolissimo campione della vastissima offerta di concerti: il 23 agosto al concerto per solisti di due maggiori e più noti pianisti viventi, Martha Argerich e Daniel Barenboim, ed il 25 agosto al concerto del Gustav Mahler Jugenderorchester diretta da Ingo Metzmacher e con la partecipazione del pianista Jean-Yves Thibaudet. Due concerti molto differenti.
Al primo, i due anziani pianisti sono entrati nell’affollatissima Grosses Festspielhaus, tenendosi per mano come fossero, fratello e sorella. Quella parte del pubblico che aveva rivoltato le spalle al palcoscenico per applaudire il Presidente Francese Emmanuel Macron (che si considera un pianista di qualità), presente nel palco centrale con la première dame gli ha subito voltato le spalle per scoppiare in un’ovazione – nonostante le enormi dimensioni della sala il concerto era ‘tutto esaurito’ da mesi.
La prima parte del concerto componeva una sonata di Mozart per due pianoforti (la KV 448) e sei studi di Schumann in forma di canone (op.56). La seconda tutta imperniata su Debussy (En blanc et noir e la trascrizione de La Merper due pianoforti). Quindi, tardo settecento e primo ottocento nella prima parte del concerto, e novecento nella seconda. Debussy (trascrizione per due pianoforti de Le Prelude à l’Après midi d’un Faune ) nel bis offerto, a grande richiesta, al termine del concerto. Due impressioni; enorme perizia tecnica , ma la scelta del brano di Mozart forse inadeguata perché eccessivamente scolastico. Il brano suonato con maggiore passione (trasmessa al pubblico) è stato quello scelto per il bis,
Profondamente differente il secondo concerto imperniato tutto sul novecento: Schoenberg (tre brani di musica da film, per un film programmato ma non realizzato, a ragione delle vicende politiche nella Germania del 1934), Gershwin (concerto per piano e orchestra in fa maggiore), Bartók (il mandarino meraviglioso)  e Ravel (suite No 2 del balletto Daphi e Chloé). La  Jugenderorchester, Jean-Yves Thibaudet e Ingo Metzmacher hanno confermato, nella Felsenreitschule, il loro altissimo livello e entusiasmato un pubblico, con una forte presenza giovanile.
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martedì 29 agosto 2017

A Salisburgo anche i conti sono una spettacolo in Il Dubbio del 30 agosto



SI È CONCLUSA OGGI L’EDIZIONE 2017 CHE HA CONFERMATO L’OTTIMA SALUTE DEL FESTIVAL AUSTRIACO
A Salisburgo anche i conti sono uno spettacolo
GIUSEPPE PENNISI
Sta terminando la stagione dei festival musicali estivi. In Italia se ne contano 35 solo di lirica ma molti altro non solo che “carri di Tespi” viaggianti in località vacanziere con orchestre improvvisate e cast “low cost” per lo più composti da artisti orientali. È il momento di consuntivi o almeno di preconsuntivi. Nel Belpaese, molte iniziative chiudono con disavanzi più o meno forti. Ancora non si hanno i dati sull’Arena di Verona, un festival che con una capienza di 15.000 spettatori a spettacolo ed un contesto davvero unico al mondo, dovrebbe – come ripete da anni Franco Zeffirelli - reggersi sulle proprie gambe e anche finanziare la stagione invernale ( principalmente concertistica) del Teatro Filarmonico della città estense: ma un anno fa aveva accumulato 30 milioni di debiti. Vanno bene i festival di Pesaro ( Rof Rossini Opera Festival) con pubblico ( 70% straniero) e incassi in ascesa ed il Festival di Ravenna. Il Festival pucciniano ha ancora il potenziale tarpato dal forte mutuo contratto per la costruzio- ne del teatro in muratura.
Anche i festival italiani che vanno meglio, sono una piccola cosa rispetto al festival estivo di Salisburgo, terminato oggi, e il cui consuntivo sarà disponibile tra breve. In sei settimane, e con un contributo pubblico complessivo di 12,8 milioni ed un bilancio complessivo di circa 60 milioni di euro, ha macinato utili per 29,9 milioni ( al lordo delle tasse e delle imposte), ha avuto oltre 260.000 spettatori paganti ( a fronte di oltre mezzo milione di richieste di biglietti), provenienti da 79 nazioni ( di cui 40 extra- europee): i prezzi dei biglietti variano tra i 450 e i 15 euro a posto ( oltre la metà al di sotto dei cento euro). Sono state effettuate 195 rappresentazioni in 15 differenti luoghi di spettacolo. Quali sono le determinanti che spiegano la differenza tra il contributo pubblico e l’utile del Festival ( di cui una parte è stata devoluta a un fondazione che cura i bambini del Medio Oriente)? Non solo la biglietteria. Il prestigio della manifestazione attira sponsor pluriennali ( Nestlé, Siemens, Audi, Rolex, Swarovsky, Roche, Uniqa, l’Occitain, Bank of America, Merill Lynch, Hangtang Culture, Novatek, Solvay, Leica e molti altri, oltre all’Associazione dei 6000 “amici del festival”, che hanno priorità nell’acquisto di biglietti, di tutto il mondo). Alcuni sponsor ( ad esempio, Uniqa e l’Occitain) finalizzano il contributo a obiettivi come biglietti a basso costo per i giovani.
Altra fonte di proventi sono non solo le co- produzioni ( per due anni uno spettacolo può essere ripreso unicamente nei teatri che lo hanno coprodotto), ma anche la vendita di spettacoli ad altri teatri, nonché di diritti radiofonici e televisivi, e una linea di produzione in esclusiva di dischi e Dvd: Occorre ricordare che il Festival estivo di Salisburgo non è l’unica manifestazione musicale nella città austriaca ai piedi delle alpi bavaresi. L’anno inizia con un festival mozartiano di due settimane a gennaio- febbraio gestito dalla Fondazione Mozarteum ( un centro di ricerca e di alta formazione), segue poi il Festival di Pasqua ( da alcuni anni organizzato dall’Opera di Dresda) e a ruota il Festival di Pentecoste, un anticipo del Festival estivo con cui condivide l’organizzazione, anche se è diretto dal mezzo soprano italiano Cecilia Bartoli. I Festival e l’informatica sono le industrie principali di un Land, il cui tasso di crescita supera la media austriaca, da dieci anni in misura significativa.
Se dalla analisi dei dati strettamente finanziari si va a quelli economici, che rispecchiano le ricadute sull’economia reale, è utile leggere gli studi fatti dalla locale Camera di Commercio, dalla Università di St Gallen e della società di ricerche economiche Joanneum Research. In primo luogo, il metodo. Lo studio della Univesità di St. Gallen e di Joanneum Research utilizzano un modello di equilibrio economico generale applicato al Land per stimare gli effetti economici, utilizzando le tavole regionali input- output appena pubblicate dal Gaw Innsbruck ( Gesellschaft für Angewandte Wirtschaftsforschung- Società di Ricerca Economica Applicata); il modello viene successivamente ampliato all’intera Repubblica Federale Austriaca. Lo studio della Camera di Commercio è, invece, costruito su un questionario distribuito sia agli esercenti sia a coloro giunti a Salisburgo principalmente per il Festival.
Due approcci differenti che portano, però, a conclusioni convergenti: in estrema sintesi, il festival crea 183 milioni di euro di valore aggiunto, 2.800 posti di lavoro ( equivalenti su base annua) e 77 milioni di gettito fiscale e para- tributario.
Vediamo alcuni aspetti specifici. Se il Festival “frutta” 183 milioni di euro al Land di Salisburgo, i suoi effetti sull’intera Austria toccano i 215 milioni di euro perché il Land, grazie al Festival, è uno dei maggiori motori di sviluppo economico per la Repubblica Federale Austriaca Lo studio analizza, utilizzando tecniche econometriche, gli effetti di reddito su settori specifici, gettito tributario e paratributario e contributo sociali. Gli effetti occupazionali per l’intera Austria sono di 3400 posti di lavoro equivalenti su base annua perché anche in questo caso la manifestazione fa da traino ad attività correlate nel resto della Repubblica.
A questi effetti, quantizzati nell’analisi, se ne aggiungono altri “intangibili” di difficile misurazione quali quelli sull’immagine, sull’istruzione e sul sistema ad alta tecnologia sviluppatosi accanto al Festival. Il lavoro della Camera di Commercio mette in rilievo come nel periodo del festival, i turisti soggiornano più a lungo ( mediamente sei giorni, invece di poco più un giorno e mezzo), spendono 319 euro a testa, in aggiunta ai biglietti per gli spettacoli, e hanno un alto grado di fidelizzazione: l’ 80% è venuto al Festival almeno sei volte, il 47% almeno venti volte. Il 95% degli intervistati ha detto che è venuto a Salisburgo per il Festival non per visitare la città.
Nelle sei settimane del Festival estivo il fatturato di Salisburgo aumenta di 129 milioni di euro, di cui 77 milioni per hotel e ristoranti, 26 milioni per acquisti commerciali ed il resto per visite a mostre e musei, mobilità, servizi personali ed altri comparti. Se aggiungono le vendite di biglietti e di spettacoli, il fatturato addizionale raggiunge 141 milioni al netto di Iva.
Questi dati devono indurre a riflettere. Tra i Festival italiani, unicamente il Rossini Opera Festival produce regolarmente analisi del genere. Lo hanno fatto, con meno regolarità, il Puccini Festival ed il Ravenna Festival. Non si ha contezza di studi sugli effetti del Festival di Spoleto. Sarebbe utile che diventassero strumento standard anche per meglio modulare l’intervento pubblico.
http://ildubbio.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/ildubbio/20170830/20170830_dubbio_dubbio_a14.pdf.0/img/Image_0.jpghttp://ildubbio.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/ildubbio/20170830/20170830_dubbio_dubbio_a14.pdf.0/img/Image_1.jpghttp://ildubbio.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/ildubbio/20170830/20170830_dubbio_dubbio_a14.pdf.0/img/Image_2.jpg
ALCUNE FOTO DI SCENA DELL’EDIZIONE 2017 “AIDA” MONIKA RITTERSHAUS ACCANTO AL TITOLO “LEAR” THOMAS AURIN IN BASSO “LADY MACBETH VON MZENSK” THOMAS AURIN
IN ITALIA VANNO BENE IL “ROSSINI OPERA FESTIVAL” DI PESARO E QUELLO DI RAVENNA.
L’ARENA DI VERONA LO SCORSO ANNO CHIUSE CON 30 MILIONI DI DEBITI



Bitcoin, perché l’ascesa delle cripto monete sarà irresistibile in Formiche del 30 agosto



Bitcoin, perché l’ascesa delle cripto monete sarà irresistibile

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Bitcoin, perché l’ascesa delle cripto monete sarà irresistibile
L'analisi di Giuseppe Pennisi,
Cinque anni fa erano solamente pochi specialisti ad interessarsi alle cripto monete di cui unicamente i bitcoin avevano un nome ed un cognome. Ne veniva data la paternità ad un informatico asiatico celatosi dietro lo pseudonimo di Shatoshi Nakamoto. Dopo un avvio lento (al 31 dicembre 2012 la circolazione era stimata in 140 milioni di dollari) si pensava si trattasse di una curiosità o di una “bolla” temporanea (come quella dei tulipani in Olanda nel Rinascimento) in un momento in cui la crisi finanziaria iniziata nel 2008 aveva scosso la fiducia della capacità delle autorità pubbliche di emettere e gestire monete. L’aspetto saliente dei bitcoin o simili è che la mano pubblica non ha voce in capitolo nella loro offerta e domanda. Pochi ricordano, o sanno, che il giovane John Maynard Keynes aveva proprio un sistema del genere in mente quando, ufficiale britannico in servizio della Russia Bianca, convinse l’autorità locale (gli ultimi fedeli dell’Impero zarista) ad effettuare una drastica riforma monetaria, basata sul “commissariamento valutario”, riforma che restò in funzione anche dopo la vittoria dei sovietici (prima di liquidarne le giacenze finanziarie rimanenti) ed i cui lineamenti sono ancora in vigore a Singapore e Hong Kong. Tale riforma si basava su una moneta priva di aggancio con un “tallone” e su cui la politica non poteva incidere. Keynes la ripropose (il bancor) alla conferenza di Bretton Woods.
Torniamo alle cripto monete. Il 2017 Gobal Cryptocurrencies Benchmarking Study, pubblicato da poche settimane, documenta che nel mondo ci sono più di cento cripto monete, copie o varianti degli originali bitcoin e circa trenta differenti “minatori” di cripto monete (in 38 differenti Paesi) e che ben tre milioni di individui utilizzano cripto monete invece di valute emesse da banche centrali come mezzo di pagamento o di investimento. Il documento sottolinea che il mercato delle cripto monete in gran misura si autoregolamenta poiché non esistendo regolamentazione codificata le transazioni hanno soprattutto una base fiduciaria. La quota di un mercato stimato (per difetto) sui 55 miliardi di dollari (secondo altre stime ha superato i 100 miliardi di dollari) degli originali bitcoin si sta contraendo, anche se resta la maggiore. Il suo principale concorrente, tra le cripto monete, è l’Ethereum.
Per gli iperliberisti, i bitcoin e le altre cripto monete rappresentano la realizzazione del sogno del premio Nobel Frederick Hayek (e, più recentemente, dell’economista francese Maurice Allais, scomparso da circa un lustro) di tornare, come nell’antichità, a monete “private”, “autoregolate”, e “in concorrenza l’una con l’altra” in modo che il mercato, e non la tecnocrazia, possa determinarne il valore (anche sulla base della qualità dell’autoregolazione). Da un lato un’utopia, da un altro un ritorno al Medioevo.
Due economisti britannici del Cambridge Center for Altenative Finance scrivono in un paper recente (per averne copia inviare un mail a m.raucus@ibs.cam.account.UK) che, da un lato, le cripto monete spingono a una sana competizione di mercato tra valute ma, da un altro, occorre trattarle con cura perché possono essere una grande risorsa per gli speculatori (ed anche truffatori). Oggi un bitcoin viene trattato, all’apposito CoinDesk del Nasdaq, sui 3000 dollari circa: nel luglio 2010 (quando stava facendo i primi passi) lo si trattava per un dollaro e cinque centesimi; chi la ha comprato allora e lo rivende oggi fa guadagni da capogiro.
Interessante anche un lavoro (Bitcoin is not alone. Qantifying and Modelling Long Term Dynamics of the Cryptoxorrency market) curato da una squadra di economisti della City University di Londra, del Max Planck Institute di Lipsia e della Università della Catalogna. Questo studio osserva come il mercato delle cripto monete continua a crescere ma che dall’aprile 2013 ne sono apparse e scomparse numerose. Quindi il rischio c’è ed è forte, anche se, da un canto, chi entra in questo mercato dovrebbe essere consapevole e, da un altro, trattandosi di un mercato con confini ben definiti è difficile che la crisi di una o più cripto monete contagi il mercato internazionale. Lo rendono, però, meno trasparente, come documentato da arresti e procedimenti penali, soprattutto negli USA, di minatori e gestori di cripto monete.
Nonostante queste preoccupazioni (i furbetti ci sono sempre e spesso finiscono in manette), uno studio recentissimo di Tatiana Ermakova (Università di Potsdam), Benjamin Fabian (Univerità Humbolt di Berlino), Annika Baumann (Univerità Humbolt di Berlino), Mykyta Izmailov (Univerità Humbolt di Berlino) Hanna Krasnova (Università di Potsdam) Bitcon: drivers and impediment, conclude che la marcia delle cripto monete è inarrestabile: potrà subire un rallentamento ma le prospettive sono di un aumento della sua quota nel mercato mondiale. Il lavoro è particolarmente importante perché è basato, oltre che su strumenti strettamente economici, su questionari inviati ad un vasto campione di utilizzatori del mercato delle cripto monete ed una vasta ricerca bibliografica.
Si potrebbe dire che la sfiducia nelle politica si sta estendendo alle banche centrali e che le cripto monete ne sono un segnale.

lunedì 28 agosto 2017

AL TEATRO PERGOLESI DI JESI “IL COLORE DEL SOLE” TRATTO DA UN ROMANZO DI ANDREA CAMILLERI in Il Dubbio del 29 agosto



AL TEATRO PERGOLESI DI JESI “IL COLORE DEL SOLE” TRATTO DA UN ROMANZO DI ANDREA CAMILLERI
Non mancano opere liriche, specialmente concepite nei primi decenni del Novecento, basate su vertenze giudiziarie. Esempi, tra i più noti, ne sono Fedora di Umberto Giordano e Il Caso Makropoulos di Leóš Janácek, Di solito sono imperniati su tematiche giudiziarie di diritto penale. A delitti e castighi si ispira, poi, gran parte del melodramma ( specialmente quello verdiano).
È, quindi, forse la prima volta che va in scena, l’ 8 settembre, al Teatro Pergolesi di Jesi, un dramma musicale imperniato sul diritto civile: il falso nel prodotto dell’ingegno, ma un “falso d’autore” che quindi può essere tanto ben mascherato da confondere esperti e periti.
L’opera, che debutta nell’ambito del Festival- Pergolesi Spontini ed è coprodotta con il Teatro Luciano Pavarotti di Modena ( avrà una tournée in Emilia- Romagna nei prossimi mesi) è Il Colore del Sole con la musica di Lucio Gregoretti. È tratta dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri di una decina di anni orsono. Non è la prima vola che lavori di Camilleri diventano argomenti per opere liriche. Nel 2003, ne è stato presentato alla settimana chigiana di Siena un dittico composto da due suoi lavori messi in musica da Marco Betta: Il Mistero del Finto Cantante e Che Fine ha Fatto la Piccola Irene? . Si sono visti anche a Roma ed a Genova. Nessuno dei due però appartiene al genere giudiziario. Il primo è un’opera comica; il secondo un dramma psicoanalitico.
Il Colore del Sole è invece un thriller ma civilista. Lo dice già la vicenda del romanzo pubblicato una decina di anni fa. La anticipiamo nei punti essenziali. Tutto nasce da un viaggio da Roma a Siracusa, dove Camilleri mancava da molti anni. L’obiettivo specifico era assistere a una rappresentazione nell’antico teatro greco. Lo spettacolo non è stato molto soddisfacente anche perché Camilleri vi ha dovuto assistere strizzato da uno spettatore di ampie proporzioni seduto sul gradino accanto: un vicino poco gradevole, vestito alla buona e che puzzava di pesce.
Tornato in albergo per cambiarsi d’abito per recarsi a cena a casa di amici «... grande fu la mia meraviglia quando, nel trasferire gli oggetti personali da un vestito all’altro, si accorsi di avere dentro alla tasca sinistra della giacca indossata per andare al teatro un biglietto che non ricordavo d’averci messo». Da questo momento il racconto assume le tinte del giallo: Camilleri, ormai protagonista del racconto, per vie tortuose viene in possesso del diario autografo del Caravaggio scritto durante il soggiorno del pittore nell’estate del 1607 a Malta ed in Sicilia.
Dalla trascrizione di Camilleri medesimo del diario, scritto in una lingua secentesca, al tempo stesso incolta ed involuta, risalta l’ossessione dell’artista per il “sole nero” che caratterizza e illumina la travagliata vita di Caravaggio e la sua arte.
Quello di Camilleri è un romanzo “nero”, fitto di ombre e di mistero, sul periodo trascorso dall’artista a Malta e in Sicilia. La scrittura di Camilleri questa volta asseconda tanto le cadenze dell’italiano seicentesco quanto la psicologia torturata dell’artista creando un effetto di enorme suggestione e impatto emotivo. Ma ed è - questo il nodo del lavoro- è un diario vero od apocrifo, curato in modo tale da essere un ‘ falso d’autore’ e confondere anche il nostro maggior “giallista”? E comunque chi lo ha messo nella tasca del vestito nel nostro protagonista? E perché? Non diamo le risposte per non privare il pubblico della sorpresa: Maestro concertatore è Gabriele Bonolis sul podio dell’Ensemble Roma Sinfonietta; regia, scene, drammaturgia video sono di Cristian Taraborrelli, costumi di Angela Buscemi, video di Fabio Massimo Iaquone, light designer Alessandro Carletti. Il nuovo allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini è realizzato, oltre che in coproduzione con il Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, in collaborazione con Roma Sinfonietta e Accademia d’Arte Lirica di Osimo. Nel cast, figurano l’attore Massimo Odierna, ed un gruppo di giovani cantanti: Cristina Neri, Anastasia Pirogova, Daniele Adriani, Renzo Ran, Claudia Nicole Calabrese, Natsuko Kita, Jaime Canto Navarro, Carlo Feola.
Come si è detto, l’argomento dell’opera si inquadra a pennello nella XVII edizione del Festival Pergolesi Spontini dedicata al “Falso d’Autore”. La manifestazione, che si svolge in teatri, piazze e luoghi d’arte di Jesi, Maiolati Spontini Ancona, Apiro, Loreto, Monsano, Serra De’ Conti, Ostra. E’ un lungo viaggio alla scoperta di false attribuzioni, travestimenti, parodie, biografie immaginarie di grandi artisti, partendo proprio da Giovanni Battista Pergolesi, morto ventiseienne, dopo pochi, geniali anni di febbrile attività, ed immediatamente oggetto d’interesse e di mistificazione da parte dell’Europa musicale. Oltre ai falsi pergolesiani, il Festival offre la riscrittura dello Stabat Mater operata da Jo- hann Sebastian Bach, e falsi d’autore dal Settecento ( Vivaldi e Albinoni) al Novecento. Cinque sono le direttrici lungo le quali la programmazione del Festival si muove ( Contaminazioni / Mutamenti / Biografie immaginarie / Travestimenti / Falsi da Leggere), alla scoperta di capolavori inediti, nelle revisioni critiche della Fondazione Pergolesi Spontini.
Il Festival propone appuntamenti musicali su tre binari: “Biografie immaginarie” di uomini illustri; “Travestimenti” di musiche e testi che variano di genere - dal sacro al profano o passano da un autore all’altro, in un gioco di appropriazioni o di false attribuzioni; “Falsi da leggere” testi di illustri o anonimi falsari, costruiti ad arte per condizionare l’opinione pubblica o per ingannare il mondo letterario, che hanno trovato eco nell’ispirazione di musicisti importanti.
Non manca la lettura dei Protocolli dei savi di Sion, alternata a musiche della tradizione klezmer affidate al Quartetto K. Il testo, pubblicato in Russia all’inizio del Novecento per fomentare l’odio contro gli ebrei, e divenuto strumento della propaganda nazista, sarà recitato da Edoardo Coen e Marco Celli, nella mise en espace di Giovanni Sinopoli.
http://ildubbio.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/ildubbio/20170829/20170829_dubbio_dubbio_a16.pdf.0/img/Image_2.jpghttp://ildubbio.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/ildubbio/20170829/20170829_dubbio_dubbio_a16.pdf.0/img/Image_1.jpg
LO SPETTACOLO È UN DRAMMA MUSICALE SCRITTO DAL MAESTRO LUCIO GREGORETTI IMPERNIATO SULLA TEMATICA DEL FALSO NEL PRODOTTO DELL’INGEGNO

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