venerdì 4 agosto 2017

Le politiche attive dall’autunno «si faranno in tre» in Avvenire 5 agosto



Le politiche attive dall’autunno «si faranno in tre»
Con un tasso di disoccupazione in Italia quasi doppio dell’Eurozona, le politiche del lavoro hanno avuto un ruolo centrale in questa legislatura e continueranno ad averlo nella prossima. Molto si è discusso sul Jobs Act, sugli sgravi contributivi e su programmi specifici (come il 'regalo' a chi ha compiuto 18 anni nel 2016). Sono misure controverse, sulle quali i punti di vista tra esperti possono essere molto distanti.
Se ne riparlerà certamente in autunno al momento della preparazione della Legge di bilancio (quando si dovrà vedere quali misure dovranno essere mantenute, quali modificate alla luce dell’esperienza, quali sostituite) nonché alla presentazione del consueto Rapporto sul Mercato del Lavoro del Cnel (in fase di avanzata elaborazione). Guardando al breve termine , ossia alla prossima manovra, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha più volte ripetuto che intende dare enfasi alle politiche attive del lavoro, alla garanzia giovani e alle implicazioni occupazionali della nuova politica industriale. Su questi temi, aleggia il dibattito sulla riduzione degli oneri sociali sia per contenere il cuneo tributariocontributivo in generale (uno dei più elevati nell’Ocse), sia per trovare un migliore equilibrio tra tassazione del capitale e tassazione del lavoro e, ancora, per incoraggiare l’impiego di alcune categorie (i giovani, i cinquantenni che hanno perso il lavoro). È un dibattito complesso in cui gli elementi fondanti sono non solo i saldi di finanza pubblica, ma anche gli obiettivi specifici che ci si propone di raggiungere. Mentre questi temi sono frequente oggetto di attenzione della stampa e dell’opinione pubblica, molto meno si è parlato della vera e propria rivoluzione organizzativa attuata nel corso di questi ultimi mesi. Chi dovrà guidare le politica del Lavoro e del Sociale nella prossima legislatura 'ricomincia da tre' come si intitolava un noto film di Massimo Troisi del lontano 1981. Non disporrà solo del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ma anche di due nuovi enti: l’Anpal e l’Inapp , due acronimi che stanno entrando nella galassia delle sigle di cui sono fatte la politica e l’amministrazione italiana. L’Anpal (Agenzia per le politiche attive del lavoro) è stata inizialmente concepita nell’ipotesi che, al referendum costituzionale dello scorso dicembre, prevalesse il 'sì' e che uno dei principali strumenti operativi per l’incontra tra domanda e offerta di lavoro (i centri per l’impiego) venisse riportato dalla periferia al centro . Ciò non è avvenuto, ma l’Anpal ha in fase di avanzata elaborazione un programma triennale per il coordinamento, d’intesa con le Regioni, dei centri per l’impiego, e per dare maggiore incisività ed efficacia alle politiche attive del lavoro.
L’Inapp (Istituto di analisi delle politiche pubbliche) è un ente di ricerca che nasce sulle ceneri dell’Isfol ed è in gran misura modellato sul prestigioso Istituto federale tedesco di analisi delle politiche del lavoro con base a Norimberga. La missione dell’Imapp è ampia e riguarda l’analisi delle politiche pubbliche non solo in materia di mercato del lavoro ma anche di formazione, di istruzione e del sociale. L’Inapp è anche parte del Sistan, il Sistema statistico nazionale.
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