ROF 2017/ Il gran successo
della prima integrale de Le Siège de Corinthe
Il Rossini
Opera Festival (Rof) è stato inaugurato con la prima versione integrale in
tempi moderni de Le Siège de Corinthe. Ce ne parla GIUSEPPE PENNISI
12 agosto
2017 Giuseppe Pennisi
Una scena
dell'opera (Studio Amati Bacciardi)
Pesaro. Il 10 agosto il Rossini Opera
Festival (Rof) è stato inaugurato con la prima versione integrale in tempi
moderni de Le Siège de Corinthe. Una vera operazione filologica che
numerosi festival dovrebbero invidiare e imitare. Le Siège de Corinthe è
la prima delle opere “francesi” di Rossini, scritte in esclusiva per l’Académie
Royale de Musique di Parigi, dove venne presentata nel 1826. Rossini aveva un
po’ barato in quanto il lavoro era una rielaborazione, per il gusto e le usanze
francesi, di quel Maometto Secondo che nel 1820 aveva tenuto
una sola sera al San Carlo di Napoli, causa insuccesso; il lavoro precorreva i
tempi di almeno tre decenni; l’opera venne riproposta (con un nuovo finale) a
Venezia, ma gli esiti furono poco lusinghieri. Quindi, il pubblico francese non
ne aveva contezza.
Buona parte
della musica di Maometto Secondo venne riversata
in Le Siège de Corinthe, venne aggiunto un lungo balletto al
secondo atto, Calbo (il generale dei cristiani alla difesa della città) diventò
da mezzosoprano un tenore lirico, venne dato più spazio all’intreccio amoroso e
venne aggiunta un’importante “scena ed aria” sul futuro della Grecia. Il
successo de Le Siège fu enorme anche perché l’opera venne
letta nel contesto della guerra d’indipendenza della Grecia (raggiunta nel
1830) dal giogo ottomano. Si contano oltre cento repliche, solo a Parigi, tra
il 1826 e il 1870. Successivamente, sparì.
Venne
ripresa negli anni Settanta del Novecento (suoi grandi sponsor furono Thomas
Schippers e Beverly Sills), ma in italiano e con forti tagli: il successo fu di
stima. Allo stesso Rof venne presentata una coproduzione con l’opera di Lione
una quindicina di anni fa; non venne replicata neanche a Lione. Grazie ad
alcune parti della partitura (non è noto se vennero eseguite nel 1826)
ritrovate negli archivi parigini, questa dell’agosto 2017 è la prima esecuzione
integrale in francese in tempi moderni. E forse la prima edizione integrale in
senso assoluto.
Pochi cenni
all’intreccio, Maometto Secondo (Luca Pisaroni), conquistata Bisanzio, sta
estendendo l’impero ottomano al resto d’Europa. Ha posto sotto assedio Corinto,
il cui comandante in capo Cléomène (John Irvin) sta approntando le difese con
l’aiuto del suo braccio destro Néoclés (Sergey Romanovsky), fidanzato di sua
figlia Pamyra (Nino Machaidze). In passato, quando Maometto Secondo visitava la
Grecia sotto false guisa, aveva incontrato Pamyra ad Atene e se ne era
innamorato. L’amore si riaccende alle mura di Corinto e il Re mussulmano
propone a Pamyra di sposarla e di cessare l’assedio. Pamyra è pur innamorata
del bel Maometto Secondo, ma i corinti rifiutano l’offerta, nella
consapevolezza, che la Grecia sarebbe, dopo trecento anni da quella sconfitta,
tornata al fulgore di un tempo. Pamyra si suicida, mentre Cléomène, Néoclés
mettono Corinto a ferro e fuoco per impedire che cada nelle mani dei
mussulmani. Nell’incendio, muore anche Maometto Secondo.
Carlus
Padrissa, autore anche delle scene (e la sua équipe de la Fura del Baus - i
costumi ed i video sono di Lita Capellut e le luci di Fabio Rossi) situano
l’azione in un quadro atemporale: una guerra per il controllo dell’acqua. È un
modo elegante sia per attualizzare l’azione, sia per evitare scontri tra
mussulmani e cristiani, di questi tempi argomenti da trattare con le pinze. La
prima parte della platea diventa anche sede dell’azione scenica. Recitazione
curatissima. In buca, l’orchestra della Rai diretta da Roberto Abbado offre
un’ottima prova, cogliendo bene gli impasti e i chiaro-scuri della partitura e
dando al lavoro un vero afflato di grand opéra. Il coro del Teatro Vintidio
Basso di Ascoli Piceno, diretto dal Maestro Giovanni Farina, ha superato ogni
aspettativa.
Di gran
livello tutte le voci. Nino Machaidze (anche se non ha una perfetta dizione
francese) mostra di essere un grande soprano drammatico di agilità e Luca
Pisaroni suo degno interfaccia. John Irvin e Sergey Romanovsky sono
impeccabili. Bravi tutti gli altri. Da menzionare Carlo Cigni nel ruolo del
sacerdote greco Héros nella scena della profezia.
Grande
successo. Forse è la volta che Le Siège tonerà nei cartelloni.
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