Cosa penso della legge sulla
concorrenza
L'intervento
dell'economista Giuseppe Pennisi
Sono state
stappate molte bottiglie di champagne per festeggiare l’approvazione della legge
annuale sulla concorrenza. Brindisi meritati perché il percorso è stato lungo
ed in salita. E’ durato circa due anni e mezzo e, nel tragitto, si sono persi
alcuni pezzi e molto champagne è stata mischiato con bianco dei castelli
romani, quello che non viene servito in bottiglia ma in fiaschi o brocche e non
se ne sa bene la denominazione. Nella foga degli emendamenti (nel corso delle
quattro letture in Parlamento) sono state inseriti norme che non proprio
facilitano la concorrenza, ad esempio, alcuni articoli che pongono le compagnie
di assicurazione in posizioni asimmetriche nei confronti di coloro colpiti da
un sinistro. Ne sono stati intrufolati altri che nel prevedere soci di capitali
in studi professionali ma non comportano un’adeguata garanzia degli aspetti
tecnico-professionali nella direzione di questa tipologia di aziende di
servizi. Sono pecche che potranno essere curate con il tempo e con ulteriori
normative.
Ciò
nonostante, per plagiare un titolo a tutta prima pagina de L’Avanti! il
giorno dell’insediamento del primo Governo di centro sinistra, “da oggi ognuno
è più libero”. O almeno “un po’ più libero” di prima. I vincoli alla
concorrenza in questo Paese sono ancora numerosissimi, come documentano i
voluminosi (molto citati, anche se poco letti) studi dell’Ocse. I più insidiosi
non solo necessariamente quelli normativi e regolamentari, ma quelli
socio-culturali. Purtroppo, per la maggioranza degli italiani competere non ha
il significato etimologico di ‘cum-petere’, cercare insieme al fine di
trovare la soluzione migliore ad un problema, ma quello di guerra all’ultimo
sangue, utilizzando intrighi ed imbrogli degni di un drammone rinascimentale.
Solamente numerosi anni ed una buona dose di internazionalizzazione potranno
curare questi aspetti socio-culturali.
Ciò non
vuole dire che Politica e Parlamento siano impotenti. Dove possono, però, non
vogliono . È questo il caso del grande assente della legge della
concorrenza: non aver trovato neanche un inizio di soluzione al nodo di Telecom
sulla rete.
Se non si è
colpiti personalmente dagli effetti di questo monopolio, non ci si rende conto
dei danni che esso fa all’economia del Paese. Io sono uno tra alcune migliaia
di romani che stanno subendo seri danni proprio in questi giorni. Telecom è
stato il mio primo provider di servizi telematici. Dato che non ero
soddisfatto, ho cambiato provider e ne ho avuto uno da cui ho avuto un
servizio ottimo per circa dieci anni. Sono stato attirato dal mio gestore di
telefonia a diventare loro cliente anche per il telefono fisso e la telematica.
Ho chiesto ampie assicurazioni che non si avesse nulla a che fare con
l’infrastruttura Telecom ed in particolare con una cabina nota per essere molto
mal messa. Le ho ottenute dal venditore. In maggio ho fatto la ‘migrazione’.
Dal 17 luglio, il funzionamento della rete è stato alternante (con frequenti
cadute di linea come all’inizio degli Anni Novanta). Ho segnalato la cosa e mi
è stato detto che in pochi giorni sarebbe stato tutto risolto. Sono stato
all’estero. Al mio rientro, il collegamento funzionava. Sino alla settimana
scorsa da quando sono senza contatto con Internet e senza telefono fisso. Con
grandi disagi dato che la famiglia di mia moglie vive in Francia ed ho spesso
contatti con gli Usa dove ho vissuto circa quattro lustri. Lavoro con un
portatile ed un piccolo router. L’attuale provider mi ha assicurato che
verranno presi adeguati provvedimenti nei confronti delle informazioni errate
datemi dal venditore. Dal canto mio, so che posso iniziare una vertenza con
costi legali per tutti e fare un esposto, per la stessa ragione, all’Autorità
Antitrust.
Moltiplicate
questo caso per migliaia al giorno ed avrete un’idea della disfunzione che il
monopolio della rete porta al Paese. Per di più è un monopolio di un’azienda
sostanzialmente francese che non sembra avere grande interesse nello sviluppo
dell’Italia.
Non è
impossibile risolvere i problemi causati da un monopolio tecnico come quello
rete Telecom. Più volte Sono state formulate proposte. È il momento di darsi da
fare.
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