I
C AVILLI CHE FANNO TRABALLARE L’UE
Giuseppe
Pennisi
Il 25
marzo ricorrono i sessanta anni dalla firma dei Trattati di Roma con cui iniziò
il percorso a 6 verso l’integrazione europea diventato a 28 ed in procinto . di
scendere a 27. Non mancheranno celebrazioni sia ufficiali sia organizzate da
istituti internazionalisti, enti di ricerca, fondazioni, associazione
culturali. In una fase in cui in numerosi Stati dell’Unione Europea (UE)
acquistano peso movimenti ‘ nazional-popolari ’ che non hanno in simpatia
numerosi aspetti dell’UE, soprattutto la ‘cooperazione rafforzata’ «unione
monetaria»,è naturale che le
celebrazioni pongano l’accento sui
successi raggiunti e sui problemi in via di soluzione. I cenni di ripresa economica
in atto permettono anche di de-enfatizzare il ‘ decennio perduto’ 2007 – 2016 e
la prospettiva che alcuni Stati membri torneranno al Pil del 2007 unicamente
nel 2024, con gravi costi economici, sociali e politici.
Come
in tutte le celebrazioni, verranno
indicati tracciati incoraggianti per il futuro e lo stesso percorso dell’
‘Europa a più velocità’ verrà mostrato non come una strada su cui l’UE si già
messa da decenni , anche se solo ora sanzionata a livello politico, ma come un
metodo per risolvere problemi sul tappeto sia oggi sia domani.
Un
collega giurista, Dario Ciccarelli, mi ha, correttamente , fatto notare come
questa sarebbe stata un buona occasione per fare emergere quel ‘dibattito
proibito’ in atto da decenni in punta di diritto ma unicamente in cerchie
ristrette di specialisti di diritto internazionale ; quindi , un dibattito di
cui l’opinione pubblica, e neanche Governi e Parlamenti, sembrano consapevoli:
la natura giuridica dell’UE , soprattutto rispetto all’Organizzazione Mondiale
del Commercio (OMC), in un contesto che negli ultimi sessanta anni è cambiato
rapidamente e profondamente. Soprattutto da quando il primo gennaio 1995 è
entrata in funzione l’OMC, sostituendo il GATT (General Agreement on Tariff and Trade, Accordo Generale sulle
Tariffe e sui Commerci nato come accordo provvisorio nel dopoguerra per dare
una cornice giuridica coerente ai negoziati commerciali multilaterale, il vero
motore della crescita mondiale).
L’Europa
– lo notava Antonio Tizzano già nel 1973 – aveva preso già allora una deriva
giuridica ideologica : i fautori del
primato del diritto comunitario – scriveva- peccano ancora una volta di troppo amore comunitario…..sono ispirati
dall’ansia di privilegia a tutti i costi i trattati europei per farne una sorta
di supertrattati di valore inusitato e di forza irresistibile in nome non di
rigorose valutazioni scientifiche quanto
di apodittiche proclamazioni’ .
Più
di recente, Sabino Cassese ha scritto : “Fino
a un ventennio fa, si poteva a ragione notare l’inadeguatezza del diritto
relative alle organizzazioni internazionali .. Ma .. nell’ultimo quarto di
secolo l’ordine giuridico globale ha fatto passi da gigante, per cui il diritto
gioca in esso un ruolo determinante … Al centro del sistema vi è l’OMC.
Attraverso il commercio, questo finisce per regolare – o, meglio, finisce per
prestare la sua forza regolatoria – ad autorità diverse, per l’applicazione di
regole che riguardano i settori più disparati, dall’ambiente all’agricoltura,
alla fauna, alla salute, alla sicurezza alimentare”
L’attuale
Presidente della Corte Costituzionale Paolo Grassi ha sottolineato come “nel diritto della globalizzazione circola
una cultura giuridica che, in prevalenza, non è la nostra … Da un punto di
vista culturale, il vecchio legalismo formalista massicciamente osservato e
accuratamente mitizzato nel pianeta di civil
law riceve dal contatto coi filoni globalizzatori un respiro più aperto
e uno stimolo a parecchi ripensamenti essenziali” L’OMC con i suoi 164
Stati membri nasce alla cultura del common
law che si giustappone a quella del civl
law tipica dell’Europa continentale.
Queste
citazioni mostrano come in punta diritto ci sia un problema che merita di
essere dibattuto in sedi più ampie dei cenacoli giuridici. Non sono questioni
di lana caprina , ma hanno importanti implicazioni politiche. In alcuni casi
recenti, ad esempio, la Commissione Europea (che sin dal 1957 ha , per ragioni
pratiche, il compito di negoziare, su indicazione degli Stati, i trattati e gli
accordi commerciali internazionale) tentato di evitare che tali trattati ed
accordi non venissero ratificati dagli parlamenti nazionali ma dall’UE (attenzione: il
Parlamento Europeo non ha potestà di ratifica e quindi sarebbe stata la
Commissione medesima a ratificare il proprio operato) . Tentativo che è stato
respinto dall’OMC e da numerosi Stati nazionali dell’UE.
Ove
il tentativo fosse riuscito l’UE si sarebbe posta come un super Stato ed i suoi
Stati membri come suoi Lānder. In questa fase, tale forzatura avrebbe , a mio
avviso, l’effetto di incoraggiare le tendenze centripete e favorire le ‘exit’
dall’UE. Sembra che Bruxelles non ne abbia contezza.
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