martedì 7 marzo 2017

In estate è di scena il potere a Salisburgo in L'opinione 7 marzo



In estate è di scena
il potere a Salisburgo
di Giuseppe Pennisi
07 marzo 2017CULTURA
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Il Festival “estivo” di Salisburgo (21 luglio-30 agosto) si appresta a celebrare il centenario. È il più antico e noto Festival del mondo: 150 spettacoli in una dozzina di luoghi differenti. Non è l’unico Festival nella bellissima città austriaca. La serie dei Festival salisburghesi è iniziata con la “Settimana mozartiana” dal 26 gennaio al 5 febbraio (Wolfgang Amadeus Mozart nacque a Salisburgo il 27 gennaio del 1756). È incentrato sul “Mozarteum”, l’elegante scuola di specializzazione musicale costruita nel nome del celebre compositore. Vi sono stati ascoltati le maggiori orchestre ed i più noti solisti del mondo in concerti mozartiani ed il Requiem (diretto da Marc Minkowski e “Les Musiciens du Louvre” con solisti di livello ed in contemporanea giochi equestri di Bartabas, la celebre scuderia di cavallerizzi di Versailles che illustrano la musica mozartiana).
Il Festival di Pasqua (8-17 aprile) compie invece cinquant’anni. Fu fortemente voluto da Herbert von Karajan. Il suo direttore artistico è Christian Thielemann e l’orchestra “in residence” è la Staatskapelle di Dresda. Oltre a numerosi concerti anche della Vienna Philharmonic Orchestra e dei Berliner Philharmoniker, il pezzo forte è una ripresa-rievocazione de Die Walküre in un allestimento il più simile possibile a quello predisposto da von Karajan cinquant’anni fa; altra chicca, l’opera da camera Lohengrin di Salvatore Sciarrino.
Il Festival di Pentecoste (2-5 giugno) offre Ariodante di Georg Friedrich Händel e La donna del lago di Gioachino Rossini, in forma di concerto, oltre a numerosi concerti, tra cui un matinée di arie tratte dalle opere di Nicola Porpora, Antonio Vivaldi, Georg Friedrich Händel. Quindi il trionfo del barocco.
Il programma del Festival estivo (sei settimane, circa 150 spettacoli in una dozzina di luoghi differenti) è stato pubblicato a metà febbraio, ma la biglietteria era aperta già dal 14 ottobre per il precedente Festival di Pentecoste e ancora prima per la settimana mozartiana di fine gennaio-inizio febbraio e per il Festival di Pasqua, che rispondono a differenti enti e organizzazioni. Ci sono numerosi festival minori. Inoltre, il Landestheater (il teatro stabile) offre circa venti titoli di opera e balletto e altrettanti di prosa. Mentre i Festival di gennaio-febbraio, Pasqua e Pentecoste sono “a tema” e riguardano quasi esclusivamente la musica, quello estivo non ha un filo conduttore specifico e include, oltre alla lirica, alla sinfonica, alla cameristica e alle arti drammatiche, il balletto.
Quest’anno, tuttavia, la lirica ha un fil rouge: la “panoplia del potere”, come scrive acutamente Elisabeth Bronfen in un saggio di presentazione della manifestazione. Per “panoplia del potere” s’intende il potere visto in tutte le sue sfaccettature. Di converso, il Festival dà spazio ai vari volti delle proteste contro il potere.
L’opera inaugurale è “La Clemenza di Tito” di Wolfgang Amadeus Mozart, un dramma che tratta delle lotte di potere in uno dei momenti più fulgidi dell’Impero Romano. Il regista, Peter Sellars, sottolinea come il lavoro riguardi interrogativi attualissimi; “come viviamo insieme in un’età di conflitti?”, “come si offre la mano a chi è molto arrabbiato?”. Segue “Lady Macbeth del Distretto di Mcensk” di Dmitrij Šostakovič, una cruda allegoria del potere che fece andare in bestia Stalin e ne causò il divieto dopo le prime repliche. Subito dopo “Aida” di Giuseppe Verdi, una delle opere più apertamente politiche del compositore italiano. Sempre di Verdi è in programma “I due Foscari”, intrighi per il potere alla corte dei Dogi, mentre di Gaetano Donizetti si vedrà “Lucrezia Borgia” su sesso, potere e veleni alla corte di Ferrara. Giunge, inoltre, la Trilogia di Monteverdi (“La favola di Orfeo”, “Il ritorno di Ulisse in Patria” e “L’incoronazione di Poppea”), il cui motivo conduttore è come giungere al potere assoluto. E infine “Lear” di Aribert Reimann, “Wozzeck” di Alban Berg e Ariodante di Georg Friedrich Händel, che mostrano altri tre volti del potere.

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