Che cosa pensa il governo
Gentiloni delle nuove regole in cantiere in Europa?
L'articolo
dell'economista Giuseppe Pennisi
L’Unione
europea (Ue) è a una svolta. Lo dice senza mezzi termini un lavoro di Urlic
Fayl V. Hentaller, Gilbert Fayl e Ivo Grga della “Global
Roundtable”, un autorevole think tank internazionale,. E nei confronti di
questa “svolta” stanno lavorando Francia (appena uscita dal ciclo elettorale) e
Germania (il cui ciclo elettorale sta per concludersi al termine di questa
settimana).
L’Italia è
alle prese con una lunghissima, e velenosissima, campagna elettorale che la
distrae. Quindi, pare non accorgersene; sulla stampa scritta ne ha parlato
unicamente Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. Il
negoziato franco-tedesco, a cui l’Italia, non è stata invitata a partecipare,
non sembra oggetto di dibattito politico all’interno del Paese. Eppure è una
trattativa che ci riguarda tutti. E da vicino.
Il negoziato
attiene alla nascita di un Ministro delle Finanze Europeo e, quindi, di un
bilancio europeo comune (finanziato con titoli garantiti da tutti gli Stati
dell’Unione). È un necessario completamento dell’unione monetaria. Esso
comporterà inevitabilmente nuove regole, soprattutto in materia di debito
pubblico in essere e di nuovo indebitamento. Se il bilancio comune deve venire
finanziato da titoli emessi dai 19 dell’unione monetaria, tali titoli devono
avere una comune soglia di qualità. Potrebbe essere l’occasione per giungere a
quella politica di stabilizzazione che non è stata attuata negli anni della
crisi finanziaria, come scrivono Laura Jackson Young (università di
Bentley), Micheal Owyang (Federal Reserve Bank of St. Louis) e Sarah
Zubairy (Federal Reserve Bank of St.Louis) nel Working Paper No.
2017.22 della Federal Reserve Bank of St Louis “Debt and Stabilization
Policy: Evidence from a Euro Area FAVAR”(FAVAR sta per una tipologia di simulazioni
quantitative).
Ciò comporta
due problemi molto seri per l’Italia:
– In primo
luogo, il fatto di non essere stati invitati alle trattative preliminari indica
che siamo “figli di un Dio minore” all’interno dell’Ue, nonostante siamo stati
uno dei sei padri fondatori dell’Unione. Il caos in cui versa la nostra
politica interna ne è indubbiamente una determinante.
– In secondo
luogo, ciò vuol dire che il quadro politico italiano non viene considerato
affidabile e che il nostro debito pubblico (per quanto da noi ritenuto
“sostenibile”) è tale da indurre preoccupazioni ai nostri partner, specialmente
in caso della nostra capacità di resistenza nell’eventualità di una “tempesta
monetaria” internazionale analoga a quella del 1992.
C’è anche un
corollario molto inquietante: l’ipotesi che le “nuove regole” vengano scritte
con una partecipazione dell’Italia prevalentemente formale o con un’Italia
disattenta (a causa della campagna elettorale e della mancanza di guida alla
nostra diplomazia economica internazionale). Come avvenne, ad esempio, per le
regole applicative del bail in.
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