FESTIVAL ENESCU/ London Philarmonica vs Filarmonica della Scala
Tra l’ottantina di concerti al Festival Enescu (erano
presenti le maggiori orchestre sinfoniche ed i più noti ensemble cameristici
del mondo) ne ho scelti due. GIUSEPPE PENNISI
21 settembre 2017 Giuseppe
Pennisi, Giuseppe
Ondei
Tra l’ottantina di concerti al Festival Enescu (erano presenti le maggiori
orchestre sinfoniche ed i più noti ensemble cameristici del mondo) ne ho scelti
due che coincidevano con il mio soggiorno nella capitale romena. Il primo nello
splendido auditorium (di piccole dimensioni) costruito a fine Ottocento ed un
vero gioiello della città, Il secondo nella enorme sala di concerti
probabilmente edificata per riunioni politiche, come i congressi dei partiti,
che, adattata a luogo di spettacolo, contiene quattro mila spettatori.
Si svolgevano nella stessa data, 14 settembre. Il primo con inizio
alle 16,30, il secondo alle 19,30. Ambedue sold out ossia esauriti.
Nel primo suonava la London Philarmonica diretta da Vladimir Ashkenazy
con Micheal Barenboim (uno dei figli di Daniel) come solista al violino. Nel
secondo la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly con David
Garrett al violino. Nel secondo non solo i quattromila posti della Sala
Palatului erano stipati ma erano stati ammessi spettatori in piedi ed
accovacciati tra i gradini delle poltrone. Brani essenzialmente del repertorio
russo, Prokof’ev, Tchaikovsky e Šostakovic.
Interessante ascoltare la stessa serata la decima e la dodicesima sinfonia di
Šostakovic, la prima un’esaltazione di gioia per la morte di Stalin, la seconda
un ricordo di Lenin (nei suoi aspetti migliori).
Andiamo con ordine. Il primo concerto per violino e orchestra
fa parte della grande letteratura concertistica per violino del
Novecento. Iniziato nel drammatico 1917, portato a termine in pochi mesi, viene
eseguito per la prima volta nel 1923 a Parigi , dopo l’espatrio del
compositore. Contiene un’unica novità formale: l’inversione dei primi due
movimenti rispetto alla struttura formale. Ashkenazy ed il giovane Barenboim ne
hanno offerto una lettura appassionata dando risalto al crescendo che
sfocia in un fortissimo in cui il solista riprende la parte iniziale ed i legni
il cantabile in apertura del ‘ moderato’ . Al termine della prima parte,
Micheal Barenboim, a richiesta del pubblico, ha eseguito tre bis di pura
bravura delle letteratura solistica di inizio Ottocento.
La ‘decima’ di Šostakovic ha una collazione storica precisa. E’
stata composta subito dopo la morte di Stalin (5 marzo 1953) ed ha avuto la
prima esecuzione il 17 dicembre dello stesso anno in quella che allora si
chiamava Leningrado ed era la città più amata del compositore, Ashkenazy e
l’orchestra ne hanno sottolineato l’architettura grandiosa ed i toni trionfali,
nonché il segno della definitiva autoaffermazione del musicista ed il suo alto
raggiungimento in campo sinfonico. Molti romeni in sala hanno probabilmente
avvertito sentimenti analoghi da loro avvertiti alla fine di Ceausescu.
Sala con 4000 poltrone stipata e con posti in piedi. Il
concerto era articolato in due parti. La prima era il notissimo concerto in ‘re
‘ per violino ed orchestra Pyotr Ilyich Tchaikovsky. Solista David Garrett,
chiamato cross-over star per gli stili musicali (dal rock, ai
Beatles, alla solistica più ardita) che abbraccia. Sul podio Riccardo Chailly.
Una struttura classica, tripartita con il primo tempo in forma di sonata ed il
terzo bravuristico e brillante, incentrato quasi interamente sul solista.
Tre brevi bis (a forte richiesta del pubblico) e dieci minuti di ovazioni
prima dell’intervallo.
La seconda parte era dedicata alla sinfonia n. 12 in ‘re’ ‘L’anno
1917’ di Dmitri Šostakovic, opera rivolta non tanto a celebrare la Rivoluzione
d’Ottobre quanto la figura di Lenin. Devo ammettere che la dodicesima non è la
sinfonia di Šostakovic che più amo. Come in ogni lavoro celebrativo, ha a mio
avviso qualcosa di artefatto. La considero inferiore alla settima sinfonia in
‘do’ ‘Leningrado’ che trasuda di amore di Šostakovic per la sua città,
specialmente durante i nove mesi di assedio tedesco. Chailly e la Filarmonica
della Scala sono riusciti a farmela apprezzare soprattutto il breve terzo
movimento (‘Aurora’ dal nome dell’incrociatore da cui venne sparato il primo
colpo di cannone, a salve, contro il Palazzo d’Inverno). Alle ovazioni ed alle
richieste di bis, Chailly e l’orchestra hanno risposto con la sinfonia de ‘I
Vespri Siciliani’.
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