FINANZA/ La domanda sulla
Germania cruciale per l'Europa
Domenica in
Germania avranno luogo le elezioni. Angela Merkel sembra vicina alla vittoria.
C’è comunque una domanda importante sul futuro tedesco ed europeo. GIUSEPPE
PENNISI
18 settembre
2017 Giuseppe Pennisi
Angela Merkel (Lapresse)
Tra meno di
una settimana in Germania avranno luogo le elezioni politiche. Sono votazioni
che riguardano noi tutti. Da un lato, la Germania del primo scorcio di questo
ventunesimo secolo ha, in Europa, un ruolo molto simile all’Impero guglielmino,
quando il Cancelliere era Bismarck: è così grande che un suo sussulto si
riverbera su tutto il continente (o almeno sull’intera Unione europea e ancor
più sull’eurozona), ma non è abbastanza grande da risolvere tutti i problemi
europei. In questo dilemma, i tre Cancellierati di Angela Merkel, sono stati
esemplari.
Da un canto,
ha provato di essere una delle rare personalità politiche europee con un’idea
chiara del futuro dell’Europa: non è una “federalista” nel senso spinelliano,
ma persegue piuttosto il progetto di una confederazione in cui possono
coesistere Stati e Nazioni con storie e tradizioni differenti purché abbiano
alcuni obiettivi fondanti comuni. Sul piano interno (europeo) quello di evitare
contrasti che l’hanno insanguinata in passato, non quello di essere “un luogo
dove si vive bene e dove si è contenti di vivere”. È questo l’obiettivo che è
riuscita a perseguire e realizzare in Germania e che le assicura (tranne che
non ci siano sorprese dell’ultima ora) un quarto mandato alla Cancelleria. In
questi ultimi tempi sono stato di frequente nella Repubblica Federale: vi si
respira benessere (ma senza ostentazione) e non si avvertono forti differenze e
tensioni sociali. Un “modello” a cui dovrebbero ambire numerosi Paesi
dell’Europa in via d’integrazione.
Per giungere
alla vittoria, dato che guida il partito di maggioranza relativa, Merkel non ha
esitato a mutare partner di governo (e, quindi, alleanze) e anche a effettuare
forti cambiamenti di politiche pubbliche (di particolare rilievo, quella nei
confronti delle immigrazioni proveniente dal Vicino Oriente). Lo ha fatto, a
volte, in modo spregiudicato, ma sempre tenendo occhi e orecchi sui
“sentimenti” dell’opinione pubblica.
È, per molti
aspetti, la prova vissuta del detto andreottiano che il potere logora che
non lo ha o non sa usarlo in modo accorto. In breve, i sondaggi che le
assicurano un quarto Cancellierato, tranne eventi improvvisi dell’ultima ora,
sono affidabilissimi. Prima donna a essere eletta alla carica, la terrà più a
lungo del suo “capo” e rivale, all’interno del Partito Cristiano
Democratico/Cristiano Sociale, Helmut Kohl, e dello stesso “Cancelliere di
Ferro” Otto von Bismarck.
In questi
giorni, immediatamente precedenti le elezioni, gran parte dei commentatori si
chiedono quale sarà la sua politica di alleanze all’interno della Repubblica
Federale. Se lo chiederanno ancora di più dopo il 24 settembre, soprattutto se,
come è prassi in Germania, i negoziati per la formazione del governo sono
lunghi. In passato, Angela Merkel ha, a mio avviso correttamente, inteso che
l’alleanza venisse saldata unicamente dopo la definizione di accordi precisi
sui disegni di legge principali che il Governo avrebbe presentato al
Parlamento.
Sono
interrogativi importanti. Ma a mio avviso, ce ne è uno più cruciale: cosa
avverrà dopo il quarto cancellierato Merkel? È un interrogativo che ci riguarda
tutti da vicino. Non ritengo sia possibile, se non altro per ragioni di età, un
quinto Cancellierato Merkel. Inoltre, credo che un altro Paese europeo, ad
esempio la Francia, possa aspirare a prendere il ruolo della Repubblica
Federale Tedesca. Tuttavia, non sembra che i cristiano democratici e i
cristiano sociali abbiano preparato tra le loro file un successore. Il partito
liberal-democratico e il partito verde sono troppo piccoli per aspirare alla
Cancelleria. I due partiti di estrema destra ed estrema sinistra non hanno
pretese di leadership europea. Anzi sono anti-europei.
All’indomani
delle elezioni il “dopo Merkel” dovrebbe essere il tema centrale di dibattito.
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