La musica di Giacinto Scelsi. A casa sua
A Roma, una stagione esclusiva per ricordare ‘l’uomo venuto dal futuro’.
Con concerti gratuiti ma per pochissimi uditori. Ospitati nella straordinaria
dimora di un personaggio misconosciuto e polivalente.
Scritto da
Giuseppe Pennisi | domenica,
13 gennaio 2013 ·
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Giacinto Scelsi
Quirino Principe gli ha dedicato un saggio intitolato
L’uomo venuto dal
futuro. L’8 gennaio, data in cui avrebbe compiuto 108 anni, è iniziata una
stagione di concerti da camera interamente a lui dedicata. Si svolgono a casa
sua – un meraviglioso palazzetto cielo-terra sul Foro Romano – in cui viveva in
modo riservato. L’apriva agli amici unicamente quando si celebrava il suo
genetliaco. Sono i concerti di musica contemporanea più ricercati e più
esclusivi, a Roma: vengono ammesse solo 40 persone (la capienza, stando
strettissimi, del salone del quarto piano), sono gratuiti (ma si apprezzano le
donazioni liberali), ci si registra (per essere informati su date e programmi,
e per prenotarsi), sovente, dopo il concerto, c’è un bicchiere o nel salone del
primo piano tra antichità orientali o sulla terrazza con vista sulle antichità
romane. Il pubblico è mediamente giovane perché, pur se l’autore (nato nel
1905) è deceduto nel 1988, si tratta pur sempre della ‘musica del futuro’ di un
‘uomo venuto dal futuro’ e che non ha mai creduto di essere un musicista.
Notissimo in Francia, Austria e Germania, è ancora poco conosciuto in Italia,
anche se ha plasmato più di una generazione di compositori. Di chi si tratta?
Di
Giacinto Scelsi, nato nel 1905 a La Spezia e morto a Roma
nel 1988. Era un ricco “dandy”: non andò neanche a scuola perché istruito da
precettori nel castello di famiglia sulla riviera di Levante. Ha attraversato
tutto il Novecento (soggiornando prudentemente in Svizzera, con la moglie,
durante il secondo conflitto mondiale) e diventando notissimo all’estero nel
mondo della musica, della filosofia e delle arti figurative – nel 2007 a
Salisburgo gli hanno dedicato una sezione del festival estivo (
Scelzi
Kontinent) – ma noto in patria solo a musicisti, artisti e (immaginate)
cultori di spiritualismo orientale e tecniche per coniugare i suoni dell’Asia
con l’elettronica. Questo è un motivo per cui appassiona i giovani ricercatori
non solo di musica ma anche di filosofia. Scriveva in più lingue. Il suo lavoro
più completo in italiano è
Il Sogno 101 pubblicato un paio di anni fa
dell’editore Quodlibet.
Museo Casa Scelsi, Roma
Scelsi è per molti aspetti un enigma, nonostante la sua musica abbia
influenzato intere generazioni in tutto il mondo e il suo interesse per lo
spiritualismo orientale sia stato precursore di movimenti sviluppatisi in
Europa e negli Usa negli Anni Settanta. Nel corso della sua vita ha partecipato
intensamente alle tempeste artistiche e culturali del proprio tempo, legandosi
a figure come
Jean Cocteau,
Henri Michaux,
Virginia
Woolf,
Walter Klein e grandi interpreti quali
Nikita
Magaloff e
Pierre Monteux. Una delle sue prime
composizioni
Rotativa, in prima mondiale nella Sala Pleyel a Parigi,
diretta da Monteux, il 21 dicembre 1931, lo impose all’attenzione
internazionale. Non si è preoccupato delle mode a lui contemporanee ma,
fortemente influenzato dal pensiero orientale, utilizzava tecniche compositive
tradizionali, suscitando ed esplorando problematiche ancora attuali: la
centralità del suono, lo spiritualismo, il rapporto della musica con
l’esoterismo, le nuove tecniche elettroacustiche di produzione sonora, il
superamento della scrittura musicale tradizionale, la virtualità, il rapporto
con lo spazio.
Alla fine degli Anni Trenta organizzò a sue spese una serie di concerti di
musica contemporanea per fare conoscere giovani musicisti italiani e stranieri,
fra i quali
Kodaly,
Meyerowitz,
Hindemith,
Schoenberg,
Stravinskij,
Shostakovich,
Prokofiev,
Nielsen,
Janàcek,
Ibert.
In Svizzera, durante la guerra, continuò un’intensa attività culturale, sia
poetica che compositiva, iniziando un lavoro di tipo teorico fondamentale per
gli sviluppi futuri della propria musica. Dedito anche alla produzione
letteraria, si è intensamente interessato alle arti visive, in particolar modo
all’arte informale, che ha attivamente sostenuto attraverso la creazione della
Rome-New York Art Foundation.
Gli strumenti di Giacinto Scelsi
La Fondazione che porta il suo nome, dopo un anno dedicato a
John
Cage, organizza, a un quarto di secolo dalla sua morte, una stagione
in cui la sua musica, modernissima, viene giustapposta a quella dei classici
noti. La serata musicale dell’8 gennaio è stata aperta da un’introduzione del
compositore
Nicola Sani (Presidente della Fondazione) ed è
consistita in un concerto per piano di
Marianne Schroeder, una
tra le sue allieve preferite. Titolo complessivo
Ouvrir la Pensée à la
Lumière (un motto che racchiude lo Scelsi illuminista). La prima parte (35
minuti) è stata una
suite composta a 25 anni,
Les Douze Prophètes
Mineurs, un breve ritratto musicale di ciascuno dei dodici profeti minori
della Bibbia. Era probabilmente la prima esecuzione a Roma. Lo stile risente
del ‘Gruppo dei Sei’ (il circolo musicale francese composto da Darius Milhaud,
Arthur Honegger, Francis Poulenc, Germaine Tailleferre, Georges Auric e Louis
Durey) ma include anche interessanti momenti dodecafonici translati tramite una
sintassi post romantica.
Hanno fatto seguito due sonate tragiche: la
KV310 di Mozart, composta
a Parigi nel 1779 mentre la madre stava morendo e
Un Adieu di Scelsi
composta nel 1978, da eseguire – su sua richiesta – solo dopo la sua morte.
Come fece Marianne Schroeder nel 1988 suonando l’organo della cattedrale di
Darmstadt. Due pezzi lancinanti e commoventi.
Giuseppe Pennisi
www.scelsi.it
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