Il nodo della nuova «vigilanza» sui
conti l’analisi
Il prossimo Parlamento dovrà nominare un organismo indipendente per la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio
Il prossimo Parlamento dovrà nominare un organismo indipendente per la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio
DI GIUSEPPE PENNISI L’ ultimo provvedimento approvato dal Parlamento riguarda «disposizioni» specifiche per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 e mantenerlo negli anni successivi. È stato varato il 20 dicembre, alla vigilia dello scioglimento delle Camere. Le misure chiave sono essenzialmente: a) il monitoraggio del ministero dell’Economia sull’andamento dei conti ed il rapporto del Ministro al Parlamento su eventuali correzioni degli scostamenti; b) la creazione di un organismo indipendente per l’analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio. È verosimile che la prossima primavera il nuovo ministro debba, appena insediato, predisporre una proposta di «correzione» (ciò che in passato era una manovra di finanza pubblica effettuata poche settimane prima dell’assestamento di bilancio).
Facile congetturare che l’aggiustamento, ove necessario, dovrebbe essere dal lato della spesa poiché proprio in quelle settimane ci sarà un aumento dell’Iva; ulteriori incrementi del carico tributario avrebbero un effetto recessivo in un’economia probabilmente non ancora in ripresa.
Il nuovo organismo verrà creato dal prossimo Parlamento e quindi non potrà incidere sul 2013. È stata concepita una costruzione istituzionale accurata perché i Presidenti delle due Camere nominino persone di grande autorevolezza. Il Presidente e i due componenti dell’organismo devono essere scelti in un elenco di dieci specialisti di finanza pubblica approvato dalle Commissioni Bilancio dei due rami del Parlamento con una maggioranza di due terzi. Hanno un mandato di sei anni non rinnovabile e sono coadiuvati da uno staff di trenta persone. Ci sono guarentigie per rendere difficili lottizzazioni in base alla appartenenza a questo o a quello schieramento.
Di solito, organismi di questa natura sono efficaci se – come nei regimi presidenziali – esecutivo e Parlamento hanno legittimazioni elettorali differenti non quando – come nei regimi parlamentari – il governo è espressione delle Camere. Forniscono un supporto tecnico a Parlamenti giustapposti a governi (che hanno a loro disposizione i dicasteri). Tale supporto è meno necessario se l’esecutivo è emanazione del Parlamento e le Camere hanno pieno accesso alle strutture «serventi» il governo.
Nell’ultimo decennio sono stati creati organismi analoghi (con mandati leggermente differenti) in alcune democrazie parlamentari (Gran Bretagna, Belgio, Danimarca, Olanda, Svezia). Nel 2011 sono stata istituiti fiscal councils in Irlanda e Portogallo nell’ambito dei programmi di riassetto definiti con l’Unione Europea. È troppo breve l’esperienza di questi councils per trarne conclusioni. Ho avuto modo di parlare a lungo dell’argomento con il Presidente dell’organismo britannico, l’Office for Budget Responsibility, Robert Chote. L’Office britannico è forse il più simile all’organismo che si sta creando in Italia. Chote, di nomina politica, al pari del suo vice, è affiancato da una quindicina di addetti in gran misura in posizione di «distacco» dai dicasteri economici. La sua opinione è che avendo un forte «diritto di tribuna» e una notevole autorevolezza professionale (studi a Cambridge e Johns Hopkins, incarichi in Banca Mondiale, Fondo Monetario, Tesoro britannico), i suoi (frequenti) interventi pubblici riescono a rendere maggiormente trasparenti le scelte di bilancio ma non ad incidere sui loro contenuti.
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È verosimile che in primavera il nuovo ministro debba predisporre una proposta di «correzione»
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