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la lezione di Varlam Šalomov: se essere innocenti è una colpa
venerdì
1 febbraio 2013
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NEWS Cultura
Esce
in questi giorni il volume di Luigi Fenizi Varlam Šalomov: Storia di un
colpevole d’innocenza (Scienze e Lettere, Roma 2012). Per mera coincidenza,
sempre in questi giorni al Teatro dell’Opera di Roma è in scena Il Naso
di Dmitrij Šostakovic (Il Sussidiario del 30 gennaio). C’è un nesso
forte tra i due lavori: sia Šalomov sia Šostakovic erano
geni precoci che avevano abbracciato il comunismo inteso come rinnovamento ed
equità sociale coniugata con libertà. Il poeta e scrittore soffrì la regione
più disperata della Siberia e la schiavitù. Il compositore venne discriminato
proprio dopo le prime 14 recite de Il Naso a 24 anni e messo al bando
qualche anno dopo non appena venne in scena la sua seconda opera per il teatro.
Nonostante
Šostakovic si fosse gradualmente allineato, e da patriota avesse composto la
Settima Sinfonia (in programma a Roma a fine maggio) sui novecento giorni di
assedio di Leningrado, rimase per tutta la vita marcato dal peso dello
stalinismo. Differente, e molto più crudele, il fato di Šalomov: tre finti
processi, torture, umiliazioni, discriminazione (anche dopo la fine della
pena), povertà. Non sta certo a me raccontare le vicende della vita di Šalomov;
il libro lo fa perfettamente e brillantemente. Dovrebbe essere letto nelle
facoltà di scienze politiche e sociali perché, come ricorda Luciano Pellicani
nella sua postfazione, è un’analisi asettica, e quindi tanto più spietata, dei
“farisei della giustizia”.
Né
Fenizi né Pellicani ricordano che, negli anni delle purghe di Mosca, uno dei
protagonisti del “fariseismo della giustizia” fu Palmiro Togliatti, come
documentato da Elena Aga Rossi e Viktor Zavlasky nel loro libro Togliatti e
Stalin (2007). Ancora meno sono coloro che rammentano che dopo cosiddetta
la svolta di Salerno, Togliatti fu quattro volte ministro della Giustizia, per
legge assunse, senza concorso, 400 avvocati (tutti vicini al Pci) come
magistrati, e che inizialmente la scuola delle Frattocchie era dedicata alla
preparazione ai concorsi per la magistratura in modo che i futuri magistrati
“organici” al Partito venissero selezionati da commissari anche essi “organici”.
Negli anni di Mosca, il leader del Pci aveva appreso che il commissario del
popolo alla Giustizia aveva un potere maggiore di quello dello stesso Stalin e
che, nell’Italia assegnata all’Occidente dal vertice di Yalta, erano necessari
“farisei della giustizia” per detenere il potere effettivo, senza averne le
relative responsabilità politiche di fronte all’elettorato. Il libro di Fenizi
ci illustra come utilizzare tale potere.
Questo è il quinto volume di una serie iniziata da Luigi Fenizi diciotto anni
fa. Il primo saggio è Il secolo crudele, un’originale rilettura del
Novecento (e dalla violenza di massa che lo ha caratterizzato) tramite una
serie di dialoghi immaginari tra lo stesso Fenizi e alcuni protagonisti (non
necessariamente più noti) del secolo che allora stava chiudendosi. Il
secondo, Icaro è caduto. Parabola storica dell’utopia moderna, è
un’esplorazione della valenza dell’utopia, pure politica, all’inizio del secolo
appena cominciato. Con La condizione assurda. Albert Camus, il Male e io
Fenizi sviscera Camus, i suoi lavori teorici, il suo teatro ed i suoi romanzi
per individuarne la sua attualità all’epoca che, singolarmente e come società,
stiamo vivendo. L’autore riflette la propria immagine. Con Lo specchio
infranto. Sguardi, metafore, enigmi troviamo il mito (da quello di Dioniso
a quello di Narciso), il contrasto tra il sacro e il profano, le ombre ed i
riflessi, il genio e la sregolatezza, la ricerca dell’amore, la malinconia.
Troviamo anche la morte, che non ha però la connotazione della trasformazione/
trasfigurazione verso un aldilà dove si deve dare conto del proprio operato, di
quanto si è fatto per sé stessi e, soprattutto, per gli altri. È
unicamente una “sospensione di un solo attimo” perché nel resto dell’esistenza
“è sempre la necessità che ci domina”.Luigi Fenizi non è uno storico di professione. Consigliere parlamentare dal 1974 al 2009, è un saggista di cultura politica (ha collaborato ad Astrolabio, Tempo Presente, Nuovi Studi Politici, Mondoperaio) la cui avventura umana è segnata dall’essere stato colto, ancora giovanissimo, da una malattia rara che lo ha paralizzando totalmente (impedendogli ogni movimento, anche solo un cenno del volto e bloccandogli quindi qualsiasi possibilità di espressione), mantendogli però intatte le facoltà intellettuali. Vive dal 1991 su una sedia a rotelle, ma lavora ed ha ripreso a scrivere. Se ne La condizione assurda. Albert Camus, il Male e io raccontava la tortura individuale che viene dall’immobilità, in quinto suo quinto libro racconta l’assurdo politico e giudiziario. Da esistenziale, l’assurdo diventa quello di una intera società.
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