mercoledì 1 maggio 2013

Maggio Fiorentino, una via tutta in salita in Avvenire 1 maggio

Maggio Fiorentino, una via tutta in salita


DI GIUSEPPE
PENNISI L a riunione ieri tra i sin­dacati con il Commis­sario straordinario Francesco Bianchi ha fatto te­mere il peggio: la sospensio­ne del Maggio Musicale Fio­rentino e la possibile messa in liquidazione della fonda­zione lirica. Ma se la stagione partirà regolarmente domani con Don Carlo (tutto esauri­to, sarà presente il neomini­stro dei Beni Culturali e del Turismo Massimo Bray) l’a­zienda, quasi priva di patri­monio e con un forte disa­vanzo d’esercizio (5 milioni di euro su un bilancio di 23), ri­schia davvero di chiudere i battenti.
Indubbiamente, i conti mo­strano che è necessaria una profonda riorganizzazione a­ziendale. Francesco Bianchi ha individuato aree (special­mente nel comparto ammi­­nistrativo) dove si possono ef­fettuare economie senza in­cidere sui risultati artistici. Le novità emerse dall’incontro di ieri sono un vincolo di bilan­cio pari a 15 milioni di euro annui per il costo del perso­nale a tempo indeterminato (a oggi composto da 346 la­voratori) e alcuni cambia­menti nello staff dirigenziale, sia nelle persone – il coordi­natore artistico Alberto Trio­la diventa direttore generale – sia nei costi, con un rispar­mio che, secondo i rappre­sentanti sindacali, sarebbe del 20% su 1,4 milioni di spesa.

È essenziale comunque au­mentare la produzione per­ché i teatri del Maggio lavori­no tutte le sere o quasi, inve­ce di una sessantina di alzate di sipario l’anno per lirica e balletto (rispetto a una media dell’Unione Europea a 15 di 150 e di una dell’Ue a 27 di ol­tre 200). È una sfida non sem­plice perché vuol dire (come ha fatto, ad esempio, La Feni­ce) andare a una program­mazione di semi-repertorio in cui diversi titoli vengono ri­presi ogni anno, effettuare u­na forte azione di marketing per interessare spettatori ita­liani e stranieri, co-produrre con altri teatri in patria e all’e­stero.
È una sfida che può im­plicare ulteriori riduzioni di personale (ci sono già 54 ver­tenze) indubbiamente dolo­rose ma meno gravi di una li­quidazione. È una sfida che può essere affrontata unica­mente in un quadro com­plessivo coordinando le atti­vità del Maggio con le altre i­niziative di Firenze città d’ar­te e con un comparto turisti­co- alberghiero più competi­tivo tale da attirare turismo musicale. Durante il festival estivo a Salisburgo si alloggia e ci si ristora a prezzi molto più bassi che a Firenze men­tre a Venezia il rilancio de La Fenice non solo ha compor­tato riduzioni di costi ma an­che accordi con il settore del­la ricezione turistica.

Resta da chiedersi se una città di 360mila abitanti pos­sa sostenere i tre teatri che appartengono alla fondazio­ne (il Nuovo, il Comunale e il Goldoni) e altri due (La Per­gola e il Verdi) dove pure si fanno opere e concerti. Ci si è messi su una strada imper­via quando si è deciso di rea­lizzare il Nuovo Teatro (in­completo e a costi maggiori delle stime iniziali) senza a­vere una destinazione alter­nativa per il Comunale. «In­sieme con tutta la città – ha commentato ieri sera il sin­daco Renzi – cercheremo di risolvere i problemi del Mag­gio musicale fiorentino».


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L’analisi della situazione economica della fondazione lirica, quasi priva di patrimonio, evidenzia il serio rischio di chiusura. Ieri l’incontro di Commissario e sindacati




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