FESTIVAL/ Il
Maggio in bolletta apre con “Don Carlo” in versione di concerto
martedì 7 maggio 2013
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NEWS Musica
Il Maggio Musicale Fiorentino è, con l’Arena di Verona, uno dei più antichi
e prestigiosi festival musicali italiani. Nasce nel 1933 come manifestazione
multidisciplinare (in cui la musica viene coniugata con il visivo e con la
prosa), dura circa due mesi. In base a una normativa del 1936 sui teatri lirici
come enti autonomi comunali, ha avuto la missione di “riscoprire” grandi lavori
del passato (mentre una parallela manifestazione veneziana veniva dedicata alla
musica contemporanea). Ora alle riscoperte sono affiancati lavori dei giorni
nostri, spesso in prima esecuzione mondiale, e si dà spazio anche a repertorio,
però con allestimenti innovativi. L’edizione iniziata oggi 2 maggio versa in
guai seri. Avrebbe dovuto essere inaugurata con un nuovo allestimento, curato
da Luca Ronconi, della versione detta “di Modena” in cinque atti del Don Carlo
di Giuseppe Verdi, che invece verrà presentato e replicato sino al 12 maggio in
forma di concerto; difficile capire perché non è stato rispolverato
l’allestimento di Luchino Visconti (nato inizialmente al Teatro dell’Opera di
Roma) ma che proprio a Firenze, nel dicembre 2004, ha avuto un grande successo;
pare che scene e costumi siano stati distrutti.
Il capolavoro di George Benjamin, Written on the Skin, che il luglio scorso
ha trionfato al festival di Aix-en-Provence, è stato depennato. Viene
presentato, in forma scenica, ma solo per due sere Farnace di Vivaldi, un
lavoro che dal 1739 si è visto unicamente a Madrid in una versione spuria.
L’atteso nuovo allestimento del rossiniano Barbiere di Siviglia viene
sostituito da una ripresa de Il Cappello di Paglia di Firenze di produzione
interna all’ente. È mantenuto Macbeth di Verdi (versione filologica del 1847,
che proprio a La Pergola ebbe la prima mondiale) come inizialmente programmato.
Tagli e modifiche (di minore impatto) sono previste per la danza e la
sinfonica. Già nel 2009 il programma del Maggio Musicale è stato drasticamente
modificato poiché i costi previsti non sarebbero stati coperti dalle entrate
(la biglietteria copre meno del 10%), dai contributi pubblici e dagli sponsor.
E’ la seconda volta nell’arco di meno di dieci anni che si deve ricorrere a un
commissario per l’operativa dell’ente e per tentarne il risanamento. Si sono
levate varie voci – ivi compresa quella di Riccardo Muti da Chicago - per
rappresentare il danno all’arte e alla cultura italiana di un’eventuale
liquidazione della manifestazione (e delle due stagioni liriche, in autunno e
in inverno, che si tengono a Firenze). Claudio Abbado concerterà gratis un
atteso concerto il 4 maggio. Numerose le altre espressioni di solidarietà. Era
già avvenuto alcuni anni fa, quando si dovette ricorrere al commissariamento e
si paventò la chiusura dei teatri fiorentini dedicati alla lirica e alla musica
“colta” in generale. Il primo maggio il Ministro dei Beni Culturali, Massimo
Bray, ha ‘tweetato’: Salviamo il Maggio. Il 2 maggio, prima di iniziare lo
spettacolo Zubin Mehta e l’orchestra hanno fatto un appello Non Fateci Morire.
Resta da chiedersi se una città di 360mila abitanti possa sostenere i tre
teatri che appartengono alla fondazione (il Nuovo, il Comunale e il Goldoni) e
altri due (La Pergola e il Verdi) dove pure si fanno opere e concerti. Ci si è
messi su una strada impervia quando si è deciso di realizzare il Nuovo Teatro
(incompleto e a costi maggiori delle stime iniziali) senza avere una
destinazione alternativa per il Comunale. «Insieme con tutta la città – ha
commentato ieri sera il sindaco Renzi – cercheremo di risolvere i problemi del
Maggio musicale fiorentino». L’unica proposta concreta da Piazza della Signoria
è di accendere un mutuo con una banca internazionale, dando ‘in garanzia reale’
il parco ‘Le Cascine’. Secondo le mie stime, saldati i 35 milioni di debiti,
per fare funzionare la macchina ci vogliono 5-6 milioni di euro in più ogni
anno ed una riduzione drastica nel personale non artistico: di 400 dipendenti,
la metà è coro e orchestra ed un centinaio sono amministrativi in varie
funzioni (il resto tecnici).
Sul Sussidiario del 9 aprile , in occasione della rappresentazione del ‘Don
Carlo’ a Torino ci siamo soffermati sulle tre principali edizioni del lavoro
verdiano – sottolineando come quella del 1867 in francese (una commissione de
l’Opéra) venga raramente rappresentata anche per ragioni di durata. Mentre la
versione scaligera in quattro atti del 1884 (quella più rappresentata in
Italia) è un dramma compatto e cupo contro il potere della politica e delle
gerarchie ecclesiastiche, il tema di fondo dell'edizione in cinque atti (curata
a Modena nel 1886 e considerata da Verdi quella definitiva) è la ricerca
dell'utopia: dall'incontro dell'infante di Spagna e della principessa di
Francia nella foresta di Fontainebleau nel primo atto (che si svolge anni prima
del resto dell'opera), al loro arrivederci nell'accorata preghiera finale. La
partitura del 1886 è più ariosa di quella del 1884. E’ stata rappresentata a
Modena e Reggio Emilia lo scorso autunno in una produzione ‘povera’ sotto il
profilo sia drammaturgico che musicale. A Firenze, dato che (per quanto detto)
si è stati costretti ad optare per un’edizione da concerto, il critico si
sofferma sugli aspetti musicali. A 76 anni Zubin Mehta accentua i colori
giovanili (l'amore tra Carlo e la principessa andata poi in sposa a suo padre,
l'amicizia tra Carlo e Rodrigo) e regala un grande arazzo musicale, in
contrasto con le tinte cupe della parte politico-religiosa. L’orchestra ha
suonato magnificamente (notevoli i fiati). Tra le voci spiccano i due giovani
amanti, Massimo Giordano e soprattutto Kristin Lewis (giunti però esausti al
duetto finale Giordano ha ‘ingolato’ alcune tonalità), e i due bassi, Dmitry
Beloselskiy e Paata Burchuladze segnatamente nel grande duetto del quarto atto.
Di grande bravura. come sempre, Ekaterina Gubanova. Un po’ legnoso Gabriele
Viviani. Bravi i numerosi comprimari. Eccellente il coro. Dopo quattro ore di
spettacolo, dieci minuti di standing ovation. Un buon augurio. Che però
comporta anche un serio dimagrimento.
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