Le «5 Stelle» che incuriosiscono
Washington
l’analisi
I grillini sono giovani, istruiti, liberi dai pregiudizi della guerra fredda. Portano avanti temi che stanno a cuore agli Usa. Senza contare le affinità su democrazia diretta e finanziamenti
l’analisi
I grillini sono giovani, istruiti, liberi dai pregiudizi della guerra fredda. Portano avanti temi che stanno a cuore agli Usa. Senza contare le affinità su democrazia diretta e finanziamenti
DI GIUSEPPE PENNISI N ei 'corridoi del potere' si narra che la diplomazia italiana abbia dovuto sudare le proverbiali sette camicie perché non si verificasse un incontro tra il segretario di Stato degli Usa, John Kerry, e i capigruppo parlamentari del Movimento 5 Stelle, Roberta Lombardi (Camera) e Vito Crimi (Senato). Molti politici degli altri schieramenti erano entrati, infatti, in fibrillazione per le 'aperture di credito' al M5S fatte, anche pubblicamente (ad esempio in uno dei licei storici della Capitale), dall’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Repubblica Italiana, David Thorne.
Come si spiega questa attenzione? In primo luogo, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa, e l’Agenzia centrale per la sicurezza (Cia), di solito in lite perenne tra di loro, concordano su due punti essenziali. Il primo: oggi l’Italia è ancora più importante per la Nato - e per gli Usa - di quanto non lo fosse ieri, poiché, per motivi differenti, sia la Grecia sia la Turchia non possono essere considerate totalmente affidabili (e ancor meno stabili). L’Italia ha, però - e questo è il secondo punto - un ceto politico logoro e logorato che richiede un cambiamento molto più profondo di un semplice passaggio di testimone generazionale a fasce d’età anagraficamente più giovani, ma allevate nella cultura partitica della Prima e della (cosiddetta) Seconda Repubblica. Occorre notare che l’attuale ceto dirigente pubblico americano (sia i politici sia gli alti funzionari) è cresciuto culturalmente in una fase successiva alla guerra fredda. E a Washington si ritiene che due tra i tre maggiori schieramenti politici italiani, il Pd e il Pdl, siano ancora radicati nella 'cultura della guerra fredda'. Mentre il M5S viene considerato affrancato dai pregiudizi di quella lunga fase e attento a tematiche (quali i beni pubblici mondiali, lo scontro tra civiltà, i nuovi terrorismi, le nuove povertà) che sono al centro delle preoccupazioni Usa.
In secondo luogo rispetto ad altri gruppi politici italiani, il M5S pare - visto dagli Usa - relativamente compatto, meno litigioso di altri e abituato a comporre le differenze al proprio interno facendo ricorso a metodi di democrazia diretta. A riguardo, occorre tenere presente che negli Stati Uniti la democrazia rappresentativa è la regola per il Congresso federale e le assemblee legislative dei singoli Stati (dove variano moltissimo i sistemi elettorali), ma la democrazia diretta ha in numerosi Stati dell’Unione notevole spazio nel funzionamento delle Contee, degli organi di controllo della scuola, dell’elezione dei magistrati giudicanti (dove ciò avviene) e degli sceriffi. La democrazia diretta è, poi, spesso il metodo che prevale nella formazione delle PTAs (Parents-Teachers Associations) che, in numerose Contee, governano le singole scuole e le università. Di conseguenza, a torto o a ragione, il ceto dirigente americano nel M5S ritrova o, almeno, intravede, alcune caratteristiche familiari e che spesso fanno solidamente parte della cultura politica statunitense.
In terzo luogo, da Washington si guarda con simpatia all’abolizione dei rimborsi elettorali e alla riduzione di altri costi della politica e della macchina burocratica (uno dei vessilli del M5S). Si fa notare che non solo i parlamentari italiani sono molto più numerosi di quelli del Congresso federale Usa, ma hanno compensi significativamente più elevati di quelli dei loro colleghi americani (così come la diplomazia italiana ha compensi nettamente superiori a quelli della diplomazia degli Stati Uniti, pur incidendo molto meno sugli equilibri internazionali). In quarto luogo, negli Usa colpisce e piace il relativamente elevato livello medio d’istruzione dei parlamentari M5S: sottolineano che l’88% ha una laurea rispetto a un terzo circa nel Pd ed alla metà quasi nel Pdl. Ciò non vuol dire che a Washington si 'scommetta' sul M5S, ma che Oltreoceano se ne stia esaminando l’evoluzione con cura. Con l’attenzione che si riserva a un soggetto che potrebbe diventare un futuro interlocutore.
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