IMU E CIG/
La "valigia" di Saccomanni può sbloccare il governo
lunedì 13 maggio 2013
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NEWS Economia e Finanza
Mentre tutto il Governo va in Abbazia (o in palestra che dir si voglia), il
Ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni è in giro per la
capitali europee - Londra per il G7 e Bruxelles per l’Eurogruppo e l’Ecofin. Al
suo rientro, il Consiglio dei Ministri esaminerà (martedì nel tardo pomeriggio
o più verosimilmente mercoledì mattina) provvedimenti (Imu, Cig e non solo) di
cui giovedì scorso ha avviato la verifica (dopo che in un pre-Consiglio era già
stata effettuata quella a livello tecnico e che, venerdì, un vertice di
maggioranza ha sostanzialmente approvato le misure). Su queste pagine
l’economista ed ex Ministro delle Finanze Francesco Forte ha documentato in
dettaglio che nelle pieghe del complesso, vasto e tentacolare bilancio dello
Stato, esistono le risorse per finanziare l’azzeramento dell’Imu sulla prima
casa e aumentare gli stanziamenti per la Cig (segnatamente quella “in deroga”).
Allora, perché si aspetta il rientro del Ministro Saccomanni per farlo?
In primo luogo, se la “missione” di Saccomanni avrà successo, il prossimo
Cdm dovrebbe non solo varare provvedimenti specifici in materia di Imu e Cig,
ma anche segnare una svolta nella politica di bilancio e la nomina di una nuova
guida della struttura tecnica preposta ad attuarla, la Ragioneria Generale
dello Stato (improcrastinabile dopo le critiche di queste ultime settimane e il
durissimo attacco, a cui nessuno a risposto, di un editoriale, denso di fatti e
cifre, de Il Corriere della Sera del 9 maggio, giorno in cui si
attendeva “il cambio della guardia”).
In secondo luogo, i contenuti della svolta dipendono dagli incontri di
Saccomanni, volti non tanto a spiegare quello che sta facendo l’Italia in
materia di politica di bilancio e di provvedimenti specifici, ma a fare
rimuovere la “procedura d’inflazione per deficit eccessivo”. Già cinguettii di
Antonio Tajani, Vice Presidente della Commissione europea, hanno avvertito, il
10 maggio, che siamo vicini all’approdo. Il consenso sostanziale
dell’Eurogruppo e dell’Ecofin renderebbe l’attracco molto più facile.
In seno al G7, più che all’Eurogruppo e all’Ecofin, si potrà annusare il
comportamento dei mercati: in particolare, avere una conferma che la fine della
procedura d’infrazione porterebbe a un forte ribasso dello spread e, quindi,
una boccata d’ossigeno immediata alla finanza pubblica e all’economia italiana.
In seno Eurogruppo ed Ecofin, invece, si potrà tastare il terreno della
risposta “europea” a una richiesta dell’Italia ad avere un trattamento analogo
a quello deciso per Francia e Spagna in materia di politica di bilancio: un
rinvio al 2015 per il fatidico “pareggio”.
Ciò faciliterebbe una strategia di rilancio dell’investimento in alta
tecnologia e infrastrutture, con vantaggi sia di breve periodo (aumento del
tasso d’utilizzazione della capacità produttiva), sia di lungo termine
(incremento della produttività dei fattori). Non ci si deve aspettare che
all’atterraggio a Roma, la valigia di Saccomanni sia colma di miliardi di euro
“sbloccati” (come mormorano alcuni). Porterà molto di più: una svolta
effettiva.
Tale svolta, però, necessita di misure immediate non solo in materia di Imu
e di Cig, ma anche di pagamento alle imprese dei loro crediti nei confronti
delle pubbliche amministrazioni. Come mostra il resoconto della Camera,
c’è il rischio che la marea di emendamenti indebolisca un provvedimento già
fragile. Perché il Governo non presenta un maxi-emendamento modellato
sul provvedimento analogo adottato in Spagna che consente pagamenti rapidi alle
imprese spalmandone su dieci anni gli effetti di bilancio?
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