Teatro Il lavoro è riletto da Guy
Cassiers, in buca Karl-Heinz Steffens e un ottimo coro
Il Crepuscolo getta luce sulla Scala
di Giuseppe Pennisi
Con Il Crepuscolo degli Dei, in scena al Teatro alla Scala di Milano fino
al 29 giugno, termina la tetralogia L'Anello del Nibelungo di Richard Wagner,
coprodotta con la Staatsoper-unter-den-Linden di Berlino. L'intero Ring è
iniziato nel 2010 e ha visto la messinscena di un'opera all'anno.
Dopo 50 anni dall'edizione diretta da Cluytens, è la prima volta che la
Scala presenta un Ring degno del proprio nome: non si può considerare tale la
scombinata edizione diretta da Riccardo Muti negli anni Novanta, mentre negli
anni Settanta quella di Wolfgang Sawallisch restò a metà percorso. Dopo le
prime due opere il direttore litigò con il regista Luca Ronconi e con lo
scenografo Pier Luigi Pizzi. Il progetto fu ripreso da Ronconi e Pizzi a Firenze
con Zubin Mehta. Delle quattro opere, Il Crepuscolo è quella in cui la
drammaturgia di Guy Cassiers e del gruppo teatrale Toneelhuis meglio coniuga
testo e musica. Il dramma è politico. Gli innocenti come Sigfrido e, in parte,
Brunilde e il popolo si schierano contro un Palazzo intriso di giochi di potere
e di sesso. Dopo sei ore di tensione, il mondo vecchio viene distrutto dalle
fiamme e dall'esondazione del Reno. Daniel Barenboim (infortunato) è sostituito
da Karl-Heinz Steffens che concerta in modo puntuale e senza dilatare i tempi.
L'orchestra è in grande spolvero. Eccellente anche il coro. Buoni i 13 solisti
fra cui spiccano Iréne Theorin, Anna Samuil e Waltraud Meier. (riproduzione
riservata)
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