Le tribolazioni del Maggio Musicale Fiorentino
Al via a Firenze il Maggio Musicale ottant’anni dopo la prima edizione. Ma con un complesso nodo di problemi da risolvere al più presto. Il primo ha un nome chiaro: bilancio, da risanare. Anche tramite il commissariamento. E intanto l’edizione numero ottanta modifica il cartellone, con scelte dettate della crisi economica, ma anche da criteri poco comprensibili. La riflessione di Giuseppe Pennisi.

Il Don Carlo nell’allestimento di Luchino Visconti (2004)
L’edizione che inizia oggi 2 maggio, l’80esima della serie, versa in guai seri. Avrebbe dovuto essere inaugurata con un nuovo allestimento, curato da Luca Ronconi, della versione detta “di Modena” in cinque atti del Don Carlo di Giuseppe Verdi, che invece verrà presentato e replicato sino al 12 maggio in forma di concerto; difficile capire perché non è stato rispolverato l’allestimento di Luchino Visconti (nato inizialmente al Teatro dell’Opera di Roma) ma che proprio a Firenze, nel dicembre 2004, ha avuto un grande successo. Il capolavoro di George Benjamin, Written on the Skin, che il luglio scorso ha trionfato al festival di Aix-en-Provence, è stato depennato. Viene presentato, in forma scenica, ma solo per due sere Farnace di Vivaldi, prima in tempi moderni di un lavoro che non si rappresenta dal 1739. L’atteso nuovo allestimento del rossiniano Barbiere di Siviglia viene sostituito da una ripresa de Il Cappello di Paglia di Firenze di produzione interna all’ente. È mantenuto Macbeth di Verdi (versione filologica del 1847, che proprio a La Pergola ebbe la prima mondiale) come inizialmente programmato. Tagli e modifiche (di minore impatto) sono previste per la danza e la sinfonica. Già nel 2009 il programma del Maggio Musicale è stato drasticamente modificato poiché i costi previsti non sarebbero stati coperti dalle entrate (la biglietteria copre meno del 10%), dai contributi pubblici e dagli sponsor.

Zubin Mehta
Si sono levate varie voci – ivi compresa quella di Riccardo Muti da Chicago per rappresentare il danno all’arte e alla cultura italiana di un’eventuale liquidazione della manifestazione (e delle due stagioni liriche, in autunno e in inverno, che si tengono a Firenze). Claudio Abbado concerterà gratis un atteso concerto il 4 maggio. Numerose le altre espressioni di solidarietà. Era già avvenuto alcuni anni fa, quando si dovette ricorrere al commissariamento e si paventò la chiusura dei teatri fiorentini dedicati alla lirica e alla musica “colta” in generale.
Il commissario Bianchi, sottolineato che “il Maggio è un malato grave, da codice rosso”, pone l’accento sui costi da ridurre (circa 4,5 milioni di euro l’anno; la cifra esatta dopo il completamento della meticolosa ricognizione in corso), sull’urgenza di contrarre l’organico amministrativo, di risolvere “carenze” gestionali (pure tramite l’informatizzazione), di mettere in sicurezza i conti con “un pareggio strutturale di bilancio” (anche per evitare scarti del 30% tra preventivo e consuntivo, come avvenuto di frequente negli ultimi anni) e di aumentare la produzione. Tutti devono “lavorare a testa bassa, perché i teatri non vivono con cinquanta spettacoli l’anno. Devono essere aperti ogni giorno e tutto il giorno, con spettacoli diversi. E non solo spettacoli”.

Il Don Carlo nell’allestimento di Luchino Visconti (2004)
In aggiunta, mentre in passato Firenze era il fulcro di una rete di teatri “di tradizione” (il Goldoni di Livorno, il Verdi di Pisa, il Teatro del Giglio a Lucca), adesso si sono organizzati in un circuito che spesso collabora con circuiti analoghi dell’Emilia e anche della Lombardia. Una città d’arte e di forte attrattiva per il turismo internazionale come Venezia è riuscita ad aumentare la programmazione (circa 140 alzate di sipario l’anno) coniugando repertorio (noto al pubblico internazionale) con innovazione e creando una rete di servizi alberghieri a prezzi contenuti per chi va all’opera e ai concerti. E Venezia ha un hinterland molto più vasto di Firenze e i suoi due teatri (La Fenice e il Malibran) hanno insieme meno posti del solo Comunale.

Il Don Carlo nell’allestimento di Luchino Visconti (2004)
Occorre aggiungere che il regolamento approvato dal Governo Monti e tra breve in Parlamento prevede che lo Stato non finanzi più della metà dei costi di una fondazione lirica e che il resto venga da biglietteria, sponsor ed enti locali. Una sfida per tutti, ma particolarmente per teatri come quelli del Maggio Fiorentino, che hanno tradizionalmente contato molto sul Fondo Unico per lo Spettacolo.
Giuseppe Pennisi
www.maggiofiorentino.it
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