conti del ministro e lo spread a
quota 100
DI GIUSEPPE PENNISI I n questi primi giorni di attività, l’esecutivo sta sperimentando un nuovo metodo di governo, allo scopo di pilotare la politica di bilancio verso obiettivi sia di risanamento sia di crescita, tenendo conto dei vincoli europei e degli umori dei mercati. Il metodo consiste in queste tappe: a) esame di provvedimenti compiuti da parte del Consiglio dei ministri (secondo voci dal Palazzo i decreti sarebbe già stati visionati dal pre-Consiglio tecnico); b) rapida verifica tra le tre forze politiche che sostengono il Governo; c) confronto con l’Unione Europea e non solo; d) varo delle misure e trasmissione al Parlamento. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, è stato a Londra per il G7 venerdì ed è da ieri a Bruxelles per l’Eurogruppo e l’Ecofin. Appuntamenti in agenda da tempo, ma particolarmente tempestivi. Nella sua valigia, ci sono il programma economico del Governo e gli schemi dei primi provvedimenti. L’obiettivo non è solo quello di confermare che «siamo tutti bravi ragazzi», tali da meritare fiducia, ma di giungere a fare chiudere la procedure d’infrazione per deficit eccessivo aperta dalle autorità europee contro l’Italia. Formalmente la scadenza è il 29 maggio, ma l’Eurogruppo e l’Ecofin sono gli organi preposti a confermare o meno le prospettive incoraggianti sussurrate il 10 maggio dal vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani. Il G7 ha consentito a Saccomanni di toccare con mano le reazioni dei mercati all’uscita (dell’Italia) dalla procedura d’infrazione. I due passaggi (G7 nel fine settimana e Eurogruppo ed Ecofin il 13-14 maggio) sono strettamente connessi.
Simulazioni effettuate dai tre maggiori istituti italiani di analisi econometrica (ed ovviamente da istituzione come il ministero del Tesoro e la Banca d’Italia) puntano (con qualche variazione) nella medesima direzione: nonostante le minacce di George Soros, in uno scenario senza la procedura d’infrazione lo spread tra i titoli italiani e tedeschi diminuirebbe da 250-280 punti di base a 100 o anche meno. Con un immediato sollievo per la finanza pubblica. Ancora più significative le prospettive a medio termine: l’Italia potrebbe fruire (come Francia e Spagna) di un rinvio al 2015 per l’equilibrio strutturale di bilancio, entro il tetto di un disavanzo non superiore al 3% del Pil.
Anche se, come correttamente sostiene l’economista Francesco Forte, nelle pieghe del bilancio ci sono le risorse per l’Imu sulla prima casa e per la cassa integrazione, la riduzione dello spread e l’allungamento della scadenza per l’equilibrio strutturale di bilancio aprirebbero una nuova stagione. Per tutti gli italiani.
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Secondo le simulazioni effettuate dagli istituti di analisi econometrica a disposizione del Tesoro, la chiusura della procedura di infrazione avrebbe effetti positivi immediati sul debito
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