mercoledì 22 maggio 2013

IL FONDO SOVRANO PER RILANCIARE LO SVILUPPO da OSECO 23 maggio



IL FONDO SOVRANO PER RILANCIARE LO SVILUPPO
Scritto da  Giuseppe Pennisi
IL FONDO SOVRANO PER RILANCIARE LO SVILUPPO
Pochi sanno che per rilanciare lo sviluppo l’Italia si è data un proprio ‘fondo sovrano’: il Fondo Strategico Italiano.
Le imprese italiane con un fatturato annuo di oltre 200 milioni di euro sono circa 1400, a fronte di oltre 3000 in Francia e 4800 in Germania. Rispetto alle imprese francesi e tedesche, le imprese italiane hanno un indebitamento superiore e una struttura del debito a più breve termine.
Inoltre, il mercato azionario italiano ha un livello di sviluppo decisamente inferiore a quello francese e tedesco, con solo 267 imprese e solo poche nuove quotazioni all’anno. Subito dopo la fortunata esperienza del Fondo strategico francese, nell’agosto 2011 il governo italiano, FSI, ha costituito – tramite le controllate Cassa Depositi e Prestitie Fintecna. FSI). Il Fondo è una holding oggi partecipata da CDP e dalla Banca d’Italia, con una dotazione iniziale di capitale di 4 miliardi di euro, destinata a crescere fino a 7 miliardi attraverso potenziali aumenti di capitale supplementari.
Gli aumenti di capitale previsti saranno aperti ad autorità pubbliche, banche, assicurazioni e altri investitori istituzionali, sia nazionali che internazionali. Il Fondo offre finanziamenti di tipo equity alle imprese italiane, al fine di rafforzare la base patrimoniale, favorire l'aggregazione e sostenere il processo di sviluppo. Gli investimenti del Fondo mirano - per esempio - a rafforzare la competitività, promuovere la crescita dimensionale, favorire aggregazioni di imprese, ampliarne la portata internazionale, rafforzarne la presenza nazionale, incentivare la ricerca e l'innovazione su vasta scala e aumentare la capitalizzazione. Come da decreto ministeriale, il Fondo investe in "aziende di rilevante interesse nazionale", ovvero società strategiche che svolgono un ruolo chiave nell'economia nazionale, sia per il settore di appartenenza sia delle dimensioni.
I settori di attività figurano:
· difesa
· sicurezza
· infrastrutture e servizi pubblici
· trasporti
· comunicazioni
· energia
· assicurazioni e intermediazione finanziaria
· ricerca e alta tecnologia
I requisiti dimensionali prevedono un fatturato netto annuo di almeno 300 milioni di euro o un organico medio di almeno 250 dipendenti; tali requisiti possono scendere a 240 milioni e 200 dipendenti in caso di imprese la cui attività ed espansione possono avere effetti positivi sui settori satellite. Per quanto riguarda la struttura di governo societario, il FSI ha un consiglio di amministrazione composto da un presidente, un amministratore delegato e tre consiglieri ad elevato profilo professionale che assumono decisioni sulle principali questioni aziendali, essendo anche responsabili dell'approvazione dei progetti di investimento; è inoltre previsto un comitato per gli investimenti, con il compito di valutare i progetti, esprimere pareri obbligatori e non vincolanti da sottoporre al consiglio di amministrazione; un comitato strategico che esprime pareri obbligatori e non vincolanti da sottoporre al consiglio di amministrazione e pareri sulla conformità delle attività di investimento e di gestione rispetto alla regolamentazione. Il processo di investimento prevede un processo decisionale trasparente, con l'approvazione di ciascun progetto da parte del comitato degli investimenti e del consiglio di amministrazione.
FSI acquista partecipazioni nel capitale, di solito interessi di minoranza, in società di grandi dimensioni che hanno una posizione finanziaria solida, redditività adeguata e buone prospettive di crescita. Agisce in qualità di investitore a lungo termine, adeguando il proprio orizzonte d'investimento ai piani industriali e ai cicli economici delle imprese. Incoraggia inoltre i partenariati e le forme di co-investimento con altri investitori istituzionali, fra cui soprattutto i fondi sovrani. Gli investimenti del Fondo devono avere un tasso di rendimento interno (IRR) - considerato come soglia minima di rendimento - del 6-10%, attraverso una combinazione di dividendi e plusvalenze, a fronte di un rendimento del settore privato più speculativo del 10-13%.
Al fine di diversificare i rischi, il Fondo prevede di differenziare il proprio portafoglio investendo non più del 20% del capitale in ciascun settore industriale. In qualità di investitore di minoranza qualificato, il Fondo svolge un ruolo attivo nella governance delle società in cui investe, avendo di norma propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione, controlla il piano industriale ed ha potere decisionale in merito a importanti questioni operative e iniziative aziendali straordinarie, in modo per garantire la liquidità e monetizzazione degli investimenti.
Dal gennaio 2012, il Fondo ha ricevuto 125 richieste di investimento, la maggior parte delle quali (38, pari al 30% del totale) provenivano da imprese con fatturati dell’ordine di 240- 500 milioni di euro. L’avvio pare eccellente.


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