lunedì 1 aprile 2013

Per crescere essenziale una politica per le infrastrutture Il Velino 29 marzo



Per crescere essenziale una

 politica per le infrastrutture


Otto proposte dallo studio Astrid-Res Pubblica–Italia Decide del 2011
di Giuseppe Pennisi - 29 marzo 2013 10:59fonte ilVelino/AGV NEWSRoma
Quale che sarà il prossimo governo, per la ripresa occorre rilanciare la politica delle infrastrutture. Il tema del ritardo infrastrutturale dell’Italia e dei costi che ciò comporta per l’economia è stato sviscerato in vari documenti recenti - tra cui un rapporto curato da Astrid, Res Pubblica ed ItaliaDecide; una raccolta di studi curata dalla Banca d’Italia; una serie di Osservazioni e Proposte del Cnel, e un lavoro del Cresme. Per approfondimenti, si rimanda a questi lavori, nonché ad un recente studio dell’Office Français des Conjunctures économiques (Ofce), prodotto in collaborazione con due altri istituti di ricerca: l’Imk di Düsserdolf e l’Eclm di Copenhagen su incarico del gruppo socialista e democratico del Parlamento Europeo. In estrema sintesi, il crollo dell’investimento pubblico in infrastrutture (sostituito solo in parte modesta dall’investimento privato) è una delle determinanti che stanno accentuando le recessione nei maggiori Paesi europei e allontanando le prospettive di ripresa. Solo in Italia, il tracollo dell’investimento pubblico ha aggravato la contrazione dell’economia e provocato, nel biennio 2010-2011, unicamente nel settore delle costruzioni, una perdita di circa 350mila posti di lavoro, che arrivano a oltre 500mila se si considera anche l’indotto. È quindi, essenziale, che il nuovo Governo rivolga a questi temi la propria attenzione. Il nerbo del lavoro Astrid-Res Pubblica–Italia Decide del 2011 è ancora validissimo. L’analisi portava a 33 proposte . Per un programma di governo occorre selezionare quelle più urgenti (anche alla luce di quanto realizzato nell’ultimo anno). A mio avviso esse sono le seguenti otto proposte che, se articolate in disegni di legge, potrebbero essere approvate nei primi Consigli dei ministri e dare un forte segnale di svolta:
a) Approvare una miniriforma dell’articolo 117 della Costituzione, per eliminare la competenza concorrente fra Stato e Regioni in materia di impianti e infrastrutture (e anche di energia e telecomunicazioni), attribuendo alla competenza esclusiva della legge statale le infrastrutture strategiche e alla competenza esclusiva delle Regioni le infrastrutture di interesse locale. Le infrastrutture strategiche di interesse nazionale saranno tutte quelle individuate dal CIPE nel Piano nazionale infrastrutture e in suoi eventuali aggiornamenti. Nell’ambito della riforma della legge-obiettivo, bisognerebbe prevedere che, quando manchi l’intesa fra Stato e Regioni, il CIPE approvi per ciascuna infrastruttura strategica le caratteristiche tecniche, la localizzazione (o il tracciato) ottimale e il piano preliminare “rafforzato”. Prevedere un termine (ragionevolmente breve) entro il quale la Regione o le Regioni interessate dovranno definire la localizzazione puntuale e le opere compensative.
b) Definire una lista breve di opere prioritarie la cui realizzazione rappresenta un interesse strategico per il sistema-Paese. Tale lista deve includere gli archi e i nodi della rete essenziale europea (core network) TEN-T. Concentrare su queste opere le risorse derivanti dalla revisione delle politiche di coesione e migliorare l’attività di monitoraggio e di valutazione, adottando le procedure previste nel DPCM 3 agosto 2012 , pubblicato sulla GU del 22 novembre in materia in materia di linee guida per la valutazione degli investimenti relativi ad opere pubbliche e del documento pluriennale di pianificazione degli investimenti in opere pubbliche.
c) Verificare le possibilità di una gestione più efficiente dell’offerta disponibile per rispondere alla domanda di mobilità, applicando, per esempio, soluzioni di Intelligent Transportation System. Valutare un potenziamento delle infrastrutture esistenti qualora possano diventare sufficienti per soddisfare la domanda prevista nel medio-lungo termine.
d) Aumentare i ricavi delle infrastrutture di servizi pubblici di mercato, come le ferrovie, con una maggiore produttività. Ad esempio, nel servizio di trasporto merci con treni più lunghi e più pesanti e con pedaggi più elevati per il traffico ferroviario passeggeri sulle tratte Alta Velocità (in virtù dell’ipotesi che questo mercato può assorbire un aumento tariffario).
e) Stabilire tempi brevi e certi per il perfezionamento delle delibere CIPE e per il successivo controllo della Corte dei Conti. Sottoporre alle Conferenze dei servizi il progetto preliminare “rafforzato”. Dare tempi certi alla attuazione delle decisioni della Conferenza dei servizi, prevedendo che l’opposizione delle amministrazioni “privilegiate” (per esempio Ambiente e Beni culturali) ne blocchi l’esecuzione entro un termine tassativo (un mese?) e che esse ottengano dal Consiglio dei ministri una decisione favorevole alla loro opposizione. Stabilire per legge limiti insuperabili agli incrementi di costo dell’infrastruttura derivanti (cumulativamente) da variazioni di localizzazione (o di tracciato) e da opere compensative o mitigative, rispetto alla decisione del CIPE.
f) Sostenere la creazione di uno o più fondi equity per progetti greenfield che prevedano un rendimento minimo tale da attirare potenziali investitori e rispondere alle esigenze di capitale proprio dei progetti di grandi dimensioni. Sollecitare l’ISVAP affinché disciplini le modalità di investimento delle riserve tecniche delle società di assicurazione nel settore delle infrastrutture. Sostenere l’introduzione di strumenti per tassare le esternalità negative (es. pedaggi cross-modal quali eurovignette) e di strumenti per beneficiare delle esternalità positive (es. cattura del valore immobiliare); costituire quindi un “fondo speciale” per le infrastrutture per convogliare3 il flusso di risorse generato dall’applicazione dei diversi strumenti di finanziamento.
g) Avvicinare il trattamento fiscale del capitale proprio a quello (oggi più vantaggioso) del capitale di debito introducendo una Allowance for Corporate Equity (ACE -deducibilità dalla base imponibile di impresa di un interesse sul capitale proprio calcolato a un tasso di interesse nominale predeterminato) o una detassazione dal reddito di un importo commisurato ai costi effettivamente sostenuti per la realizzazione dell’investimento.
h) Proporre un trattamento fiscale agevolato o l’introduzione di strumenti di garanzia a favore dei project bond emessi da imprese impegnate nella realizzazione di progetti di investimento in settori strategici.

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