Gli effetti
del Napolitano bis su Pdl, Pd e Movimento 5 Stelle
21 - 04 - 2013Giuseppe Pennisi
Domani, Il presidente della Repubblica illustrerà gli impegni che ha
assunto e le garanzie che ha ottenuto nell’accettare questo nuovo atto di
responsabilità. E’ verosimile che l’attenzione di gran parte degli osservatori
sarà su “chi ha vinto e chi ha perso” nel breve e medio termine.
I vincitori
Tali analisi non possono non evidenziare come i veri vincitori siano il Pdl
(che rientra in campo in funzione strategica dopo avere mantenuto una linea
coerente sull’esigenza di un ‘Governo di responsabilità di larghe intese’ sin
dal giorno successivo all’annuncio dei risultati elettorali) ed il M5S,
diventato il cuore dell’opposizione ed a cui si alleeranno il Sel e spezzoni
del Pd.
Gli sconfitti
Lo sconfitto è il Pd, pur “miglior perdente” alle elezioni e con un
numero di deputati (grazie al ‘Porcellum’) non commensurato alla sua forza
elettorale, ed ormai avviato verso la scissione ove non verso la frammentazione
tra le sue diverse ‘anime’ e tra i suoi profondi contrasti generazionali.
Il prossimo governo
Il nuovo Governo – che uscirà da una situazione di ‘default’ politico del
sistema istituzionale (legge elettorale, partiti) italiano – dovrà attraverso
questi marosi evitare che la nave dell’Italia finisca anche in un ‘default ’
economico e finanziario e riacquisti credibilità di fronte ai propri cittadini
ed al resto del mondo. Il compito è enorme. I tempi sono brevi: incalzano le
elezioni europee che con un sistema proporzionale con preferenza accentuano le
differenze e divergenze dell’offerta politica sia tra soggetti politici sia tra
individui.
Il futuro della democrazia italiana
Ancora più complesso il lungo termine: passare da una politica (e democrazia)
basata sui partiti di massa del Novecento (con una dirigenza strutturata,
un’articolazione sul territorio, procedure e riti definiti nella prima metà del
secolo scorso) a una democrazia senza partiti e con soggetti politici
differenti (per natura ed organizzazione) da quelli quali definiti un secolo
fa. ‘Forza Italia’ ed il M5S sono forse le innovazioni principali apparse sulla
scena politica in questi ultimi vent’anni.
Ricordate Forza Italia?
Il primo è stato ben descritto in Forza Italia: radiografia di un evento
curato da Domenico Mennitti una decina di anni fa. Il secondo è ora oggetto di
studio anche da parte di autorevoli università americane. Si presentano, pur se
contrapposti nell’arco politico e con sostrati sociali e ideologici (per quel poco
che ne resta) divergenti, come movimenti poco strutturati con forte democrazia
diretta e dialettica interna nonché con forte spirito di corpo e
soprattutto capacità di decisione spedita (in linea con le trasformazioni
dell’economia mondiale).
Democrazia (o politica) senza partiti
Stiamo andando verso “La democrazia senza partiti”, per prendere in
prestito il titolo di un antico libro di Adriano Olivetti’, o verso “La
politica senza partiti” di cui scrisse Lawrence Gay una quindicina di anni fa?
O il futuro è il partito su forte base territoriale come delineato nella
recente ‘memoria’ di Fabrizio Barca?
La risposta di Napolitano
Napolitano può avere un ruolo cruciale nel far sì che venga data una
risposta a quesiti come questi. Ha attraversato il Novecento e ne conosce a
fondo i partiti di massa di cui ha visto lo sgretolarsi. Lui stesso è passato
da posizioni contrarie all’integrazione europea alla Presidenza del Comitato
Italiano per il Federalismo Europeo e da una visione di economia programmata ad
una di economia liberale. Non sta necessariamente a lui fornire risposte
puntuali. Ma può evitare che , travolti dal contingente, non si ponga mente a
questi più profondi problemi del futuro dell’Italia
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