C’è un nesso forte (ma pochi, pare, se ne sono
accorti) tra le 83 pagine a stampa fitta in materia economica e sociale – non
ho letto quello dei ‘saggi’ sulle istituzioni – e la “memoria” di 49 pagine
distribuita da Fabrizio Barca sui partiti del futuro.
Le somiglianze tra i due documenti
I due documenti – quello degli economisti scritto in
una prosa più piana e, quindi, di più scorrevole lettura ai “non addetti ai
lavori” – delineano una “svolta” in materia economica, sociale e politica. I
contenuti e l’ottica sono differenti: i “saggi” guardano principalmente a
tematiche immediate con occhiali a breve e medio termine (non perché ignorino
il lungo periodo ma poiché la drammaticità della situazione economico-sociale è
tale che la “svolta” deve avvenire subito.
L’impostazione del documento di Barca
Barca, invece, inforca il cannocchiale per delineare
l’organizzazione politica del futuro, seppellendo una volta per sempre i
“partiti di massa” nati all’inizio del ventesimo secolo: parla alla “sinistra”
ma le riflessioni si applicano a tutti gli schieramenti. Anche in questo caso,
però, la “svolta” non può attendere.
Le basi di partenza
I due documenti hanno lo stesso “sottostante” anche
che se non lo esplicitano. Negli Anni Novanta del secolo scorso, un gruppo di Paesi
(essenzialmente quelli allora parte dell’Ocse) hanno perso quel monopolio del
progresso tecnico che per quasi due secoli ha concesso loro di distanziarsi dal
resto del mondo. Da allora, alcuni hanno mostrato grande “efficienza adattiva”
nel tener conto dei profondi cambiamenti in corso nella economia e nella
politica mondiale: principalmente quelli del Nord America (USA, Canada) e
dell’Europa centrale e settentrionale (Austria, Germania, Finlandia,
Slovacchia, Repubbliche Baltiche). Altri sono rimasti immobili, si sono
addormentati, mostrando scarsa “efficienza adattiva” (anche se nel passato non
lontano avevano dato prova di averne in abbondanza). Per ritrovare
l’’efficienza adattiva’ perduta (e risolvere i nodi di produttività e
competitività alla base di quelli di finanza pubblica e di debito sovrano), la
“svolta economica” (delineata dai ‘saggi’) richiede una “svolta” dei rapporti
tra cittadini e Stato (in tutte le sue diramazione) – quindi dare una nuova
forma al soggetto politico che viene comunemente chiamato “partito” (e di
questa nuova forma Barca tratteggia i lineamenti).
I tratti del cambiamento
Il cambiamento preconizzato tanto nelle 83 pagine dei
‘saggi’ quanto nelle 50 di Barca è profondo. A esso si oppone non solo La
Tirannia dello Status Quo dal titolo del bel libro di Rose e Milton
Friedman pubblicato, in traduzione italiana, da Feltrinelli nel 1984, ma un
nemico più insidioso: la ‘Mediocracy’ , il potere dei ‘mediocri’.
Questo è un argomento sviscerato in America già negli Anni Settanta quando ‘The
Best and the Brightest’ (I Migliori ed i Più Intelligenti), per
mutuare il termine dal titolo dell’ancora affascinante saggio del 1972 di David
Halberstam (capo dell’ufficio di Washington del New York Times),
hanno voltato le spalle alla politica e si sono dedicati ad altre attività. In
Europa, viene analizzato relativamente da poco tempo specialmente da due
economisti italiani che lavorano all’estero (Andrea Mattozzi dell’Istituto
Universitario Europeo e Antonio Merlo del Dipartimento di Economia
dell’Università di Pennsylvania). Tra i loro lavori, particolarmente utile il
saggio in cui modellano le ragioni per cui i partiti politici scelgono
deliberatamente ‘mediocri’ nei loro processi di carriera interna e per cariche
elettive. La “mediocrazia” ha in Italia radici profonde e il principale
ostacolo alla riforma dei soggetti politici proposta da Barca e, quindi, della
‘svolta’ in economia e nel sociale che detti soggetti politici sono gli unici
titolati a fare.
La mediocrazia
In America, l’avvento della “meritocrazia” (da
cui si è faticosamente usciti) è da imputarsi alla sconfitta in Viet-Nam. In
Europa, le ragioni sono più complesse; è molto radicata nei Paesi i cui gruppi
dirigenti politici sono più “eurocentrici” e meno aperti all’integrazione
internazionale (Italia, Francia, Spagna, Portogallo). E’ tema che merita
grande attenzione. Dovrebbe essere sviscerato non solo da Barca ma delle
fondazioni ed associazioni di vario colore politico nate in questo ultimo
quarto di secolo. Se non si scioglie questo nodo, non resta che il declino
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