InScena
L'Olandese di Wagner vola fino a Napoli
di Giuseppe Pennisi
Der fliegende Holländer-L'olandese volante è il lavoro di Wagner messo
maggiormente in scena in Italia per il bicentenario dalla nascita del
compositore: lo programmano quattro fondazioni liriche e circa 20 teatri
minori. Due le ragioni di fondo: è un'opera tradizionale con numeri musicali
orecchiabili (arie, duetti, terzetti, concertati, cori e una ballata su cui è
incentrato il secondo atto) e ha costi contenuti d'allestimento.
A Torino
e Milano si sono viste due edizioni importate da teatri stranieri in cui viene
letta in chiave moderna, tra il populista e il tardo marxista, senza quasi la
presenza del mare, la leggenda del navigatore bestemmiatore, il quale per
redimersi deve trovare il «vero amore». Invece, l'allestimento di Jannis
Kokkos, coprodotto dal Comunale di Bologna e dal San Carlo di Napoli dove è in
scena fino al 28 aprile, porta gli spettatori, con le proiezioni di Eric
Duranteau e le luci di Guido Levi, fra i fiordi di una Norvegia visionaria,
gelida e quasi spettrale in cui si stagliano la solitudine e la grandezza dei
due protagonisti, ossia l'Olandese e Senta, la donna che lo redime, rispetto
agli interessi, per lo più mercantili, degli altri personaggi. Il finale resta
ambiguo: i due muoiono in mare ma non volano in cielo come previsto da Wagner.
Il direttore Stefan Anton Reck, l'orchestra e il coro del San Carlo danno le
tinte musicali scure a una partitura relativamente semplice in cui la tempesta
marina rispecchia le ansie dei personaggi. Nel cast spiccano Juha Uusitalo
(L'Olandese) ed Elisabete Matos (Senta). Efficace Elena Zilio nel ruolo della
nutrice Mary. (riproduzione riservata
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