OPERA/ I 200 anni di Richard Wagner celebrati con "L'olandese volante"
martedì 16 aprile 2013
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L’argomento di fondo de Der fliegende Holländer (strutturata come un’opera romantica tedesca tradizionale, con arie, duetti, terzetti, cori ed anche una ballata che occupa buona parte della seconda scena o atto) è il sacrificio per redimersi dopo il peccato più grave (la bestemmia). Wagner intendeva che le scene (o i tre atti), venissero rappresentati senza soluzione di continuità, ma è invalsa la prassi di metterli in scena con due intervalli Der Fliegende Holländer è, tra le opere di Richard Wagner, quella più rappresentata in Italia; se ne contano oltre 85 allestimenti di cui 20 nel periodo 1877 (prima italiana di Lohengrin, primo lavoro di Wagner rappresentato in Italia ) ed il 1949 e circa 65 dopo il 1950. Nell’anno “par excellence” delle celebrazioni verdiane – la stagione 2000-2001- se ne videro ed ascoltarono, quasi a mò di legge del contrappasso, addirittura tre allestimenti in otto dei maggiori teatri lirici italiani. Questa stagione l'apologo del comandante blasfemo che trova il vero amore per redimersi è in scena in quattro fondazioni liriche (Torino, Milano, Bologna e Napoli). A Torino ed a Milano hanno lasciato perplessi regie di intonazione tra il post-marxista ed il populista, molto differenti da quella di Kokkos.
Un'altra doppia edizione ha iniziato a viaggiare il 15 dicembre a Como ed, entro metà maggio, andrà a Bolzano, Bologna, Cremona, Milano, Monza, Reggio Emilia, Roma, Varese e un'altra dozzina di città, nonché in tournèe in Francia e Germania a Rouen e Magdeburg. È un progetto europeo per avvicinare a Wagner i bambini (dai 3 ai 13 anni) e i ragazzi. Sono stati già prenotati circa 100 mila biglietti, ma c'è ancora posto (www.operaeducation.org).
La versione per i bambini, intitolata Il Vascello Incantato, riduce in 40 minuti le due ore e mezza della partitura: con la regia e la drammaturgia di Alessandra Premoli e l'adattamento musicale di Federica Falasconi, trasforma l'opera in una fiaba per apprezzare chi, come Senta, non bada alle apparenze e crede nei sentimenti . La versione per ragazzi e adulti, intitolata l'Olandese Volante, con la regia di Luca Simon e l'adattamento musicale di Samuel Sené, riduce leggermente la partitura e la arrangia per un organico più piccolo ma mantiene inalterata la struttura del musikdrama wagnariano. Si cimentano bene i giovani cantanti dell'As.Li.Co., pluriennale ente lombardo di formazione per la lirica. Le ragioni sono molteplici : è relativamente breve (due ore e mezza di musica), ha un impianto weberiano “a numeri chiusi” (otto principali, suddivisi in un totale di 22, intermezzi compresi) su una struttura abbastanza simile a quella dei melodrammi italiani, non richiede una messa in scena complessa.
Per il vostro chroniqueur, Holländer ha un significato particolare: è il primo spettacolo lirico a cui assisté, poco più che bambino, nel 1954, quando si usava ancora intitolarlo “Il Vascello Fantasma”, seguendo la prassi francese. Dirigeva il mitico Karl Böm, cantavano Leonie Rysanek e Hans Hopf: l’allestimento (di Camillo Parravicini), in tre atti, era tanto tradizionale (con fiordi e navi di cartapesta, tempeste ed apoteosi finale) da restare indelebile nella memoria di un dodicenne. Naturalmente, Holländer è molto di più di quanto non paia nella vulgata popolare : ha in nuce tutto il Wagner del futuro – dal flusso orchestrale ininterrotto all’afflato cosmico, all’estraneità dei protagonisti dal mondo circostante, al percorso davvero satanico, ove non fragorosamente osceno, per giungere a quell’”Erlösung” (“Redenzione”) con cui il Maestro chiuderà l’ultima nota di “Parsifal”. Il personaggio Holländer è l’archetipo di Tannhauser, Lohengrin, Siegfried, Franz von Stolzing, Tristan e Parsifal , ossia un po’ di tutti coloro che sono o si sentono “differenti” rispetto al mondo circostante (visti con le lenti quadrate indossate dal Wagner iconografico di gran parte dei ritratti) e che trovano nella Fede la soluzione ai propri problemi.
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