Musica Khmer tra mito e sacralità
di Giuseppe Pennisi
Iniziata al Festival di Monaco (manifestazione giunta a circa trent'anni,
fino al 14 aprile) Le printemps des arts è la prima tournée in Europa dal 1906
del Ballet Royal Khmer. Distrutto negli anni Settanta, è stato ricostituito e
sono state scritte partiture che dal XII secolo si tramandavano per tradizione
orale.
Due spettacoli (un'antologia di musiche e un balletto in due parti)
caratterizzano la tournée. In primo luogo colpisce la contemporaneità delle
partiture. Alcuni compositori (tra cui Scelsi e Messiaen) si sono ispirati alle
tradizioni orientali, ma le micro-variazioni su temi in Fa e le improvvisazioni
hanno punti di contatto con Cage e Glass. Inoltre, specialmente nel balletto
(circa due ore con intervallo), si intrecciano circa 200 motivi melodici, quasi
un'anticipazione di Wagner. Infine, le voci (che narrano la vicenda e
interpretano i personaggi) hanno tessiture molto alte, quasi sempre sull'acuto
(altra caratteristica di alcune scuole di musica contemporanea). In secondo
luogo, il balletto narra una storia compiuta tra il mitologico e il sacrale: la
guerra tra divinità e giganti a cui mette fine il monoteismo (il paese è
caratterizzato da un buddismo tollerante), e la nascita del Regno di Cambogia
dalle nozze tra un principe e una semi-dea). Azione stilizzata e priva
dell'eros spesso presente nel teatro in musica orientale. Non solo il mito è
sacro ma, in una società a lungo matriarcale, solo di recente gli uomini sono
stati ammessi in scena in ruoli ben definiti: i giganti, gli animali, i saggi
eremiti. (riproduzione riservata)
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