Samson et Dalila torna a Roma (vista dalla Fura dels Baus)
Samson et Dalila torna a Roma (vista
dalla Fura dels Baus)
di Hans Sachs - 29 marzo 2013 11:08fonte ilVelino/AGV NEWSRoma
A Roma la sera del 5 aprile si apre il sipario del Teatro dell’Opera su
Samson et Dalila di Camille Saint-Saën. E’ una delle ‘prime’ più attese per tre
ordini di motivi. In primo luogo, l’opera manca al Teatro dell’Opera dalla
Stagione 1962-63, quando fu rappresentato in un allestimento con due
protagonisti di prestigio: Giulietta Simionato e Mario Del Monaco. Grande
successo da fine ottocento alla prima metà del Novecento, i suoi allestimenti
sono diventati relativamente rari a ragione del gran dispiego di masse che essa
comporta, nonché dei balletti (due a carattere fortemente erotico). E’ stata
spesso confinata in teatri all’aperto (Sferisterio di Macerata, Arena di
Verona) dove non solo i due atti sono stati presentati come si fosse alle prese
con ii film biblici di moda negli Anna Cinquanta. Ricordo un’unica
rappresentazione di livello a cui ho assistito in tempi recenti- a La Fenice
nel 1999. Non si sa nulla della regia, della drammaturgia, delle scene e dei
costumi di Carlus Padrissa, alla guida della Fura dels Baus , il gruppo
catalano famoso in tutto il mondo per gli spettacolari allestimenti di grande
impatto visivo. Non sarà un’imitazione , però, dei film di Cecil B. De Mille
data la forza creativa e le provocazioni che caratterizzano l’équipe. In
secondo luogo, mentre spesso l’accento è posto sull’allestimento scenico, le
vere difficoltà riguardano principalmente l’orchestra. Saint-Saën aveva
inizialmente pensato ad un oratorio (da rappresentarsi in una grande Chiesa
parigina ma in effetti la prima avvenne, nel 1877, nel piccolo teatro di Weimar
in traduzione ritmica in tedesco; quando l’opera, tredici anni dopo, raggiunse
la Francia , non Parigi ma il teatro provinciale di Rouen, non destò alcun
entusiasmo. In effetti, né Weimar né Rouen poteva dispiegare un orchestra (ed
un maestro concertatore) in grado di trovare un equilibrio tra la violenza
pagana, la carica erotica e l’armonia wagneriana della complessa partitura. Il
Teatro dell’Opera si è assicurato una delle maggiori, e più attente, bacchette
francesi, Charles Dutoit. In terzo luogo, l’opera richiede due grandissime voci
non solo a ragione del fascino esotico e della sensualità del mondo orientale
(quale percepito nella Francia dove furoreggiava la pitture di Delacroix ma
perché Saint-Saën ambiva che diventasse un Tristan und Isolde in stile francese
, collocato, però, nel contesto dello scontro tra filistei ed ebrei. Il Teatro
dell’Opera ha trovato due voci d’eccezione: Olga Borodina, nei panni della
perfida e bellissima filistea Dalila (si alternerà con Ekaterina Semenchuk
nelle recite dell’11 e 13 aprile), e Aleksandrs Antonenko, in quelli
dell’amante-nemico giudeo dalla forza straordinaria. Il pubblico ricorderà il
successo di Antonenko nel ruolo di Otello con la direzione di Muti. Al loro
fianco nel ruolo del sommo sacerdote del Dio Dagone Elchin Azizov, nel ruolo di
Abimélech Mikhail Korobeinikov. Dopo la prima del 5 aprile alle 20, l’opera va
in scena domenica 7 (ore 16.30), martedì 9 (ore 20), giovedì 11 (ore 20),
sabato 13 (ore 18).
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