OPERA/ Festival: Puccini e
Rossini rendono, Verdi e Donizetti molto meno
mercoledì 31
luglio 2013
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NEWS Musica
In estate,
si svolgono due grandi festival monografici di teatro in musica: quelli
dedicati a Puccini (59sima edizione dal 12 luglio al 23 agosto, con opere nei
fine settimana unitamente a spettacoli musicali di balletto, concerti ed anche
pop) e a Rossini (10-23 agosto). In autunno, hanno luogo quelli dedicati a
Verdi e Donizetti. I primi due sono stati riconosciuti di rilievo
internazionale e, a tal fine, ricevono un contributo speciale dallo Stato.
Rendono? Il
Festival Pucciniano di Torre del Lago ha commissionato Simulation Intelligence
di Milano a una valutazione delle manifestazioni effettuate nel 2008 in
occasione dei 150 anni dalla nascita del compositore e la aggiorna
periodicamente nei propri bilanci sociali. Non è una analisi dei costi e dei
benefici economici della manifestazione in senso stretto; ha analizzato le
caratteristiche, le motivazioni di partecipazione, il grado di soddisfazione
del pubblico e l’impatto della manifestazione sul territorio. In breve,
gli effetti di “marketing territoriale”, un elemento importante per le
decisioni di enti locali e sponsor, oltre che del Mibac (il Ministero dei Beni
Ambientali e Culturali).
Il ritratto
che ne emerge è quello di un prodotto di eccellenza ben conosciuto ed
apprezzato per la proposta artistica e la qualità degli allestimenti: l’84% del
pubblico è soddisfatto del Festival e considera la qualità artistica e
gli allestimenti uno dei punti di forza della proposta culturale della
manifestazione. Molto buono il giudizio sui servizi (personale, biglietteria,
informazioni) mentre parcheggi, raggiungibilità del teatro e bookstore
rappresentano gli aspetti da migliorare. L’89% degli abitanti del territorio
conosce il Festival e il 91% lo considera un importante veicolo di promozione
per il territorio. L’impatto della manifestazione sul territorio è stato
analizzato attraverso una indagine telefonica, 200 persone di cui 100 residenti
a Viareggio: 50 abitanti a Torre del Lago e 50 abitanti a Viareggio e 100
residenti nella provincia di Lucca l’89 % degli intervistati ha dichiarato di
conoscere il Festival Puccini e di questi il 93% di essere in grado di descriverne
le sue attività, con una buona conoscenza dei titoli in cartellone per la
stagione in corso; il 90% ha risposto di ritenere il Festival Puccini una
manifestazione di importante tradizione e da valorizzare perché di
forte attrazione turistica.
L’indagine
sugli spettatori è stata effettuata attraverso la distribuzione di un
questionario in 4 lingue: italiano, francese, inglese e tedesco ed
è stato compilato da 924 spettatori di questi l’81% in italiano, il 10% in
inglese il 5% in tedesco e il 4% in francese.
Gli
spettatori sono più donne che uomini, il 54% ha più di 55 anni, ma ben l’8% ha
meno di 24 anni; provengono dalla Toscana e da altre regioni italiane,
soprattutto nord est e nord ovest e ben il 21%sono stranieri Il 60 % del
pubblico del festival è composto da spettatori fedelizzati (lo frequentano da
più di 10 edizioni) con una elevata percentuale di nuovo pubblico. L’84% degli
spettatori intervistati esprime un giudizio positivo sul Festival, un elevato
gradimento al cui giudizio concorrono in via prioritaria la qualità artistica e
degli allestimenti veri e propri punti di forza del Festival Puccini di Torre
del Lago.
L’indagine non è esaustiva ma rappresenta un buon punto d’inizio a
cui altre manifestazioni – nell’estate 2008 c’erano in Italia ben 35 festival
di musica lirica- in un momento in cui la competizione per accesso a fondi
pubblici e privati è serrata. Ed il “marketing territoriale” è elemento
importante di giudizio per enti pubblici ed imprese a supporto, o meno, della
manifestazione. La Tosca che ha debuttato il 26 luglio, possibile grazie
al supporto del territorio (dopo una fase di difficoltà) , segna una svolta
importante di una rassegna che due anni fa aveva perso quasi tutto il
finanziamento pubblico, ma era riuscita a vivere importando produzioni dalla
Cina e dal Giappone, dove ha un grande prestigio. La svolta è soprattutto
organizzativa: sulla scia di Aix-en-Provence e Salisburgo, nella convinzione
che solo cooperando si riesce a dividere i costi, la Tosca di Torre del Lago è
una grande co-produzione internazionale, in cui hanno messo insieme le proprie
risorse la Fondazione Puccini, il Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia,
l’Opéra di Montecarlo, il Teatro Regio di Torino e il nuovo lirico di Tianjin
in Cina. La formula delle grandi co-produzioni è l’unica strada per far
sopravvivere quel teatro in musica che richiede grandi organici.
L’opera in scena a Torre del Lago è affidata alla regia del monegasco Jean-Louis Grinda che propone una visione colossal di una Roma barocca, sensuale e perversa, con una ricostruzione dei luoghi effettuata con pochi elementi corredati da scene dipinte e diapositive. È fedele al libretto e “tradizionale” nel migliore degli accenti che ha questo aggettivo. Curatissima la recitazione, pensata per piacere al pubblico di vari Paesi. La bacchetta di Alberto Veronesi (specialista di questo repertorio) è puntuale, Marco Berti (Cavaradossi) è un tenore generoso con un timbro chiaro e una dizione perfetta; Norma Fantini è una Tosca passionale ed ostinata, da apprezzare soprattutto nelle mezze voci e nel fraseggio. Il giovane baritono Gabriele Viviani è un efficace Scarpia.
L’opera in scena a Torre del Lago è affidata alla regia del monegasco Jean-Louis Grinda che propone una visione colossal di una Roma barocca, sensuale e perversa, con una ricostruzione dei luoghi effettuata con pochi elementi corredati da scene dipinte e diapositive. È fedele al libretto e “tradizionale” nel migliore degli accenti che ha questo aggettivo. Curatissima la recitazione, pensata per piacere al pubblico di vari Paesi. La bacchetta di Alberto Veronesi (specialista di questo repertorio) è puntuale, Marco Berti (Cavaradossi) è un tenore generoso con un timbro chiaro e una dizione perfetta; Norma Fantini è una Tosca passionale ed ostinata, da apprezzare soprattutto nelle mezze voci e nel fraseggio. Il giovane baritono Gabriele Viviani è un efficace Scarpia.
Non c’è aria di crisi a Pesaro dove sta per iniziare la
trentaquattresima edizione del Rossini Opera Festival (Rof): uno studio
dell’Università di Bologna conclude che con una spesa (tra contributi pubblici
e apporto di sponsor privati) di 6 milioni di euro si attivano 24 milioni di
euro di ricavi, tenendo conto dell’indotto. Anche ove i ricercatori
dell’ateneo felsineo avessero esagerato del 100 per cento i ricavi, con 6
milioni di euro se ne porterebbero a casa almeno 12- un’operazione di fare
invidia a finanzieri solidi e prudenti come Warren Buffet.
Nell’arco di tre decenni, grazie Rossini, Pesaro è diventata
la Bayreuth o la Salisburgo italiana: Le richieste di biglietti eccedono del
25-30 per cento i posti disponibili , tanto che si sta pensando di costruire
(come a Bayreuth) liste d’attesa pluriennali- anche se la normativa e la prassi
italiana richiedono di vendere un certo numero di posti di loggione il giorno
della recita. Il Rof ha un pubblico fidelizzato (il 70 per cento ò straniero,
il 30 percento italiano, i marchigiani appena il dieci per cento del
totale). Molto presente la stampa straniera: quest’anno è stato rifiutato a
malincuore l’accredito ad alcune grandi testate giapponesi che lo avevano
chiesto “tardi”, ossia a fine primavera.
Eppure sono proprio i marchigiani i maggiori beneficiari del
Festival. Non solamente occorre prenotare alberghi con un anno d’anticipo
(senza avere la certezza di acquistare i biglietti) ed i ristoranti sono
strapieni, ma l’alta moda, le cucine ed i mobili eleganti ed il lusso in
generale sono diventati un abbinamento al Festival. Uno dei maggiori negozi
d’abbigliamento della città (con l’esclusiva per le maggiori marche europee) ha
dovuto aprire un’alta speciale per le melomani che dal Marrinsly di San
Pietroburgo, dal Bolshoi di Mosca e dal Bunka Kaikan o dal New Theatre di Tokio
si trasferiscono, con i portafogli pieni di libretti di assegni e carte di
credito, nella città marchigiana per le due settimane del Festival. Alcuni
compiono un vero e proprio tour che inizia allo Sferisterio di Macerata,
prosegue a Pesaro (la tappa dove più si compra) e dopo una sosta a Verona
arriva a Salisburgo. Attenzione, data la richiesta: i tour operator praticano
spesso un mark up del 30 per cento circa sui prezzi di hotel e di biglietti.
Quest’anno, il Festival presenta tre opere del Rossini
giovane L’Italiana in Algeri, Guillaume Tell, e L’Occasione Fa il Ladro
accanto ad una folta schiera di concerti (tra cui La Donna del Lago in versione
da concerto e Il Viaggio a Reims con i giovani dell’Accademia Rossiniana.
Guillaume Tell è un’opera imponente co-prodotta con i teatri di Torino e di
Bologna a cui forse si aggiungeranno grandi templi della lirica stranieri.
A confronto il Festival Verdi non è mai davvero decollato. Forse
aveva ragione Gianandrea Gavazzeni (grande sostenitore della riscoperta di
Rossini e del relativo festival: ‘Verdi viene celebrato ogni sera in tutti i
continenti, quindi difficile comprendere cosa possa aggiungere un festival. Mai
decollati anche quello donizettiano (poche recite a Bergamo). Per non parlare
di quello belliniano , più volte tentato a Catania.
In breve, o si raggiunge un livello davvero internazionale. O non
si emerge.
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