venerdì 12 luglio 2013

L’Elena in scena in Francia grazie al lavoro di sette teatri in Avvenire 13 luglio


L’opera di Cavalli

L’Elena in scena in Francia grazie al lavoro di sette teatri


DA AIX-EN-PROVENCE

GIUSEPPE PENNISI


M entre numerose fondazioni liriche i­taliane sono sull’or­lo del commissariamento o della liquidazione, il Festival di Aix-en-Provence (meno del 50% del finanziamento viene da fondi pubblici) pro­duce riscoperte e innovazio­ne. La formula è semplice: gli spettacoli che debuttano nel­la capitale della Provenza so­no frutto di collaborazione tra più teatri e nelle stagioni successive si vedono in tutto il mondo. Inoltre, star system al minimo e massimo im­piego di giovani in gran mi­sura formati all’Académie Européenne de Musique che, proprio ad Aix, ha la sua sede.

Un esempio è la riscoperta di

Elena


di Francesco Cavalli che venne rappresentata - di­cono le cronache dell’epoca - con grande successo il 26 gennaio 1659 al Teatro di San Cassiano a Venezia, ma il cui libretto e partitura hanno ac­cumulato polvere per oltre tre secoli nella biblioteca mar­ciana, sino a quando sono stati individuati da una mu­sicologa americana che ne ha presentato alcune sezioni in forma di concerto all’Univer­sità Cornell di Ithaca (nello Stato di New York).

L’edizione in scena ad Aix si­no al 27 luglio è il frutto della collaborazione di sette teatri che la presenteranno in Fran­cia e in Portogallo nella sta­gione 2013-2014. C’è da au­gurarsi che, come avvenne per l’edizione de Il Ritorno di Ulisse in Patria

di Claudio Monteverdi, lanciata a Aix nel 2000, un gruppo di teatri ita­liani (cominciando da quelli veneti) si coalizzino per por­tarla nel Paese dove l’opera è nata. L’allestimento è sem­plicissimo. Il cast (13 cantan­ti, con un’età media inferiore ai 30 anni, per 26 ruoli) è abi­le. Il complesso orchestrale richiede solo 11 strumenti (d’epoca o simili).

Elena è la principessa di Spar­ta che fece scatenare la guer­ra più nota della storia, ma nelle vicende raccontate da un libretto in cui si mischia­no generi - dal comico al pa­tetico, ricorda il Sogno di una Notte di Mezza Estate

- è una casta adolescente amante delle arti marziali e desidera­ta da tre principi. L’innamo­rato più sincero (Menelao) si traveste da Amazzone per corteggiarla. Equivoci, e bat­taglie, si susseguono sino al lieto fine di prammatica con nozze per la coppia e ricon­ciliazione per gli altri. Molto interessante la partitura: sia­mo lontani dal declamato monteverdiano; le scene so­no costruite su arie (con ac­cenni alla coloratura), duetti (piedi di melodia), terzetti, quartetti ed anche un con­certato. Difficile dire se si è scoperto un capolavoro; in­dubbiamente, siamo alle pre­se con teatro in musica che appassiona gli spettatori di oggi (molti giovani in sala) per oltre tre ore e mezza (compreso un unico breve intervallo).

La Cappella Mediterranea creata e diretta da Leonardo García Alarcón è specializza­ta in questo genere di reper­torio. Jean-Yves Ruf è ora re­gista ed attore di teatro ma viene da una formazione mu­sicale; la sua messa in scena, quindi, valorizza il canto e la partitura. Il cast ha un’età me­dia al di sotto dei trent’anni. Spiccano i quattro protago­nisti Valer Barna-Sabadus, Ernöke Baráth, Fernando Guimarãe e Solenn’. Lava­nant Linke.

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Una scena dell’Elena

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