L’opera di
Cavalli
L’Elena in scena in Francia grazie al lavoro di sette teatri
L’Elena in scena in Francia grazie al lavoro di sette teatri
DA AIX-EN-PROVENCE
GIUSEPPE PENNISI
M entre numerose fondazioni liriche italiane sono sull’orlo del commissariamento o della liquidazione, il Festival di Aix-en-Provence (meno del 50% del finanziamento viene da fondi pubblici) produce riscoperte e innovazione. La formula è semplice: gli spettacoli che debuttano nella capitale della Provenza sono frutto di collaborazione tra più teatri e nelle stagioni successive si vedono in tutto il mondo. Inoltre, star system al minimo e massimo impiego di giovani in gran misura formati all’Académie Européenne de Musique che, proprio ad Aix, ha la sua sede.
Un esempio è la riscoperta di
Elena
di Francesco Cavalli che venne rappresentata - dicono le cronache dell’epoca - con grande successo il 26 gennaio 1659 al Teatro di San Cassiano a Venezia, ma il cui libretto e partitura hanno accumulato polvere per oltre tre secoli nella biblioteca marciana, sino a quando sono stati individuati da una musicologa americana che ne ha presentato alcune sezioni in forma di concerto all’Università Cornell di Ithaca (nello Stato di New York).
L’edizione in scena ad Aix sino al 27 luglio è il frutto della collaborazione di sette teatri che la presenteranno in Francia e in Portogallo nella stagione 2013-2014. C’è da augurarsi che, come avvenne per l’edizione de Il Ritorno di Ulisse in Patria
di Claudio Monteverdi, lanciata a Aix nel 2000, un gruppo di teatri italiani (cominciando da quelli veneti) si coalizzino per portarla nel Paese dove l’opera è nata. L’allestimento è semplicissimo. Il cast (13 cantanti, con un’età media inferiore ai 30 anni, per 26 ruoli) è abile. Il complesso orchestrale richiede solo 11 strumenti (d’epoca o simili).
Elena è la principessa di Sparta che fece scatenare la guerra più nota della storia, ma nelle vicende raccontate da un libretto in cui si mischiano generi - dal comico al patetico, ricorda il Sogno di una Notte di Mezza Estate
- è una casta adolescente amante delle arti marziali e desiderata da tre principi. L’innamorato più sincero (Menelao) si traveste da Amazzone per corteggiarla. Equivoci, e battaglie, si susseguono sino al lieto fine di prammatica con nozze per la coppia e riconciliazione per gli altri. Molto interessante la partitura: siamo lontani dal declamato monteverdiano; le scene sono costruite su arie (con accenni alla coloratura), duetti (piedi di melodia), terzetti, quartetti ed anche un concertato. Difficile dire se si è scoperto un capolavoro; indubbiamente, siamo alle prese con teatro in musica che appassiona gli spettatori di oggi (molti giovani in sala) per oltre tre ore e mezza (compreso un unico breve intervallo).
La Cappella Mediterranea creata e diretta da Leonardo García Alarcón è specializzata in questo genere di repertorio. Jean-Yves Ruf è ora regista ed attore di teatro ma viene da una formazione musicale; la sua messa in scena, quindi, valorizza il canto e la partitura. Il cast ha un’età media al di sotto dei trent’anni. Spiccano i quattro protagonisti Valer Barna-Sabadus, Ernöke Baráth, Fernando Guimarãe e Solenn’. Lavanant Linke.
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Una scena dell’Elena
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