OPERA/
"Esportar suonando" per superare la crisi della lirica
martedì 2 luglio 2013
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NEWS Musica
Nel 2008, quando la crisi delle fondazioni liriche era grave ma non aveva
ancora raggiunto la fase acuta di questi ultimi mesi (con quattro fondazioni su
13 commissariate, altre due sul punto di esserlo, una alle soglie della
liquidazione e un’altra ancora a corto di liquidità anche per le operazioni
correnti, “Il Foglio” diretto da Giuliano Ferrara lanciò un’idea: esportar
cantando. Non pare che venne molto ascoltato , ma – come sottolineato
nell’estate 2011 da questa testata - l’appello venne recepito dal Festival
Puccini di Torre del Lago: quell’estate, la manifestazione si poté tenere
grazie a un abile intreccio di co-produzioni con teatri dell’Estremo Oriente.
L’invito – è doveroso ricordarlo – venne raccolto da Carlo Fontana, quando era
Senatore: si apri un “tavolo” al Ministero degli Esteri (i Ministeri dei Beni e
delle Attività Culturali e dello Sviluppo Economico non parteciparono a nessuna
riunione), ma non se ne fece nulla.
Nel silenzio delle istituzioni la Fondazione Roma- Mediterraneo ha
lanciato, tramite l’Orchestra Sinfonica di Roma, creata e diretta da Francesco
La Vecchia ma promossa dalla Fondazione medesima, un progetto concreto, di cui
pochi parlano ma che potrebbe venir chiamato esportar suonando. Anche
quest’anno l’Orchestra partecipa in veste da protagonista ad un festival di musica
sinfonica poco noto in Italia ma così importante da ottenere il patrocinio non
solo delle autorità di varie Paesi ma soprattutto della Santa Sede e del
Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: il festival di El Jem in Tunisia – unica
manifestazione sinfonica nelle sponde inferiore ed orientale del Mediterraneo.
Quest’anno è iniziato il 29 giugno e si estende sino al 31 agosto; è diviso in
due parti a ragione della festività religiosa del Ramadan. Lo ha inaugurato
l’Orchestra Sinfonica di Roma che il 6 luglio chiuderà anche la prima parte. Vi
partecipano orchestre dell’Austria , del Belgio, della Cina, dell’Egitto, della
Polonia e della Russia. Tradizionalmente è un’orchestra viennese a concludere
il festival con una serata di valzer. Giungerà al festival anche la crociera
musicale Queen Elisabeth. Un evento, quindi, di grande spessore culturale per
il quale si è prodigato l’istituto italiano di cultura a Tunisi.
Oggi El Jem è una ridente cittadina (di circa ventimila abitanti),
capoluogo di un Governato tunisino, a circa 160 km da Tunisi e a una sessantina
da una delle coste con maggiore affluenza turistica nel Paese. In epoca romana
era una delle più importanti città del Mediterraneo:. Thysdrus -così si
chiamava - prosperò nel secondo secolo quando divenne un centro per la
coltivazione e l'esportazione di olio d’oliva. Fu sede di una delle più antiche
Diocesi cristiane dell’area. Dai primi anni del terzo secolo, quando venne
costruito l'anfiteatro, Thysdrus rivaleggiò con Hadumentum (la moderna Susa)
per il ruolo di seconda città romana del Nord Africa, dopo Cartagine. Era così
importante che il proconsole di Roma, nel 238 si autoproclamò Imperatore
nell’anfiteatro che aveva fatto costruire con dimensioni da rivaleggiare con il
Colosseo. Le truppe romane leali all'Imperatore Massimino Trace distrussero la
città, che non venne mai ricostruita, ma non l’anfiteatro che , all’epoca
poteva ospitare 35.000 spettatori seduti era , per capienza , il terzo
dell’Impero, dopo il Colosseo di Roma ed il teatro di Capua. Rimase, fino al
diciassettesimo secolo, più o meno intatto. Successivamente , le sue pietre
vennero usate per la costruzione del villaggio limitrofo di El Jem e della
Grande Moschea di Qayrawan. Durante la guerra con gli Ottomani i Turchi
utilizzarono i cannoni per stanare i ribelli nascosti al suo interno.
Le rovine vennero dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 1979.
Pochi anni più tardi, diventarono la sede del festival. Nell’anfiteatro (che
oggi contiene sino a 6000 spettatori) è stato girato il film Il Gladiatore in
quanto le sue rovine sono particolarmente ben conservato: bello vederle
stagliarsi al tramonto od in una notte stellate , emergendo dalle stradine e
dai vicoli di una città tunisina.
Alla prima (musiche di Verdi e Beethoven) l’anfiteatro era stracolmo : al
pubblico locale, si erano aggiunti gruppi provenienti da Tunisi con un treno
speciale, villeggianti nella vicina costiera, nonché numerose autorità (due
Ministri, esponenti del corpo diplomatico e via discorrendo). Nonostante la sinfonica
occidentale non sia eseguita con frequenza, al termine del concerto, alla
mezzanotte il pubblico è rimasto a lungo nell’anfiteatro in attesa che
l’orchestra, applauditissima, riprendesse a suonare.
In effetti, sta emergendo un’iniziativa più vasta. La Tunisia ha quattro
conservatori e nella capitale, un elegante Teatro Municipale in puro stile
liberty che, costruito all’inizio del Novecento, può ospitare circa 1200
persone. Oltre a spettacoli di prosa, i meno giovani ricordano ancora quando di
tanto in tanto compagnie viaggianti vi portavano la lirica. Si sta delineando
un programma di collaborazione tra l’Orchestra Sinfonica di Roma e la Tunisia
per irrobustire la locale Filarmonica e forse un giorno anche riportare la
lirica. La Fondazione Roma ha finalità culturali e sociali: un programma del
genere potrebbe essere un esempio importante di cooperazione privata allo
sviluppo in un’area, prossima all’Italia e molto travagliata sotto il profilo
economico e sociale. Un segnale tanto più chiaro di solidarietà poiché l’aiuto
italiano allo sviluppo ha, in pratica, chiuso i battenti.
L’Orchestra Sinfonica di Roma è l’unica in Italia (e in Europa) a non
ricevere sovvenzioni pubbliche. I suoi orchestrali sono giovani (età media 35
anni). Non dovrebbe il Dipartimento Internazionalizzazione del Ministero dello
Sviluppo Economico condurre analisi specifiche dell’indotto, in termini
d’export e di immagine dell’Italia, di attività di questa natura? E se le
analisi confermano valutazioni qualitative che tale indotto è positivo e
significativo (come dicono studi di altri Paesi europei), non dovrebbe il
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali prevedere una “premialità”, nella
ripartizione del Fondo Unico dello Spettacolo (Fus), a favore delle orchestre
che più e meglio sanno contribuire all’”esportar suonando “, invece di
sostenere enti decotti spesso solamente a ragione di cattiva gestione? Non sta
a noi rispondere. Ma – come si dice in burocratese - al “Superiore Ministero”.
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