Nabucco si rinnova e parte per Salisburgo
di Giuseppe
Pennisi
Anche in onore del bicentenario
verdiano, a fine agosto e all'inizio di settembre, il Festival di Salisburgo
proporrà tre recite di Nabucco nell'allestimento che ha debuttato a Roma nel
marzo 2010 ed è stato riproposto in questo periodo a Ravenna e nella capitale
per alcune repliche, affollatissime ed applauditissime.
Molti gli stranieri presenti, anche perché a Salisburgo una poltrona costa
415 euro rispetto a 115 euro di Roma. Anche se regia, scene e costumi, curati
da Jean-Paul Scarpitta e Maurizio Millenotti, non cambiano rispetto al 2010 (un
bianco-e-nero alla Gustavo Dorè) e la direzione musicale è sempre affidata a
Riccardo Muti, che ha concertato l'opera decine di volte, questo Nabucco ha un
colore differente da quello nazional-risorgimentale di tre anni fa. È
prettamente belcanistico, quasi donizettiano, forse anche per la revisione
critica proposta questo inverno (e ripresa questa estate) dal salisburbughese
Gustav Kuhn, destinata a entrare in repertorio in Austria. Il cast vocale è in
linea con questa lettura: spiccano cantanti di provenienza belcantistica come
Francesco Meli e Sonia Ganassi e il soprano anfibio, ossia in grado di registri
molto gravi, come Titiana Serjan, accanto a Luca Salsi e Riccardo Zanellato,
che sfoggiano molta agilità. Muti accentua il ritmo e, soprattutto, l'impiego
dinamico del coro. Quest'ultimo, diretto da Roberto Gabbiani, è il vero
mattatore. Al pari delle altre opere giovanili di Verdi, Nabucco ha
un'orchestrazione limpida e semplice ma acrobatismi vocali e soprattutto corali
che a Salisburgo faranno apprezzare i complessi del Teatro dell'Opera.
(riproduzione riservata)
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