Elektra di
Strauss si schiera contro la guerra
DA AIX EN PROVENCE
GIUSEPPE PENNISI
S alutata da grande successo, l’edizione di Elektra
di Strauss e Hofmannsthal che ha debuttato il 10 luglio al Festival di Aixen- Provence e sostituirà alla Scala l’allestimento di Luca Ronconi e Gae Aulenti: venti minuti di standing ovation dopo due ore di estrema tensione. Il nuovo allestimento è coprodotto, oltre che dal Festival provenzale e dalla Scala (dove sarà nel 2014), dal Metropolitan di New York, dalla Staatsoper di Berlino, dal Liceu di Barcellona e dall’Opera Nazionale di Helsinki; già altri teatri ne hanno prenotato il noleggio. Segna il debutto di Patrice Chéreau e di Esa-Pekka Salonen con il lavoro. Debutto importante perché viene ribaltata l’enfasi sul significato freudiano dato di consueto all’opera (anche in quanto la sua prima ebbe luogo nel 1909, agli inizi della psicoanalisi).
Chéreau è laico, ma non laicista. Salonen è un devoto luterano. Insieme scavano nel significato religioso del lavoro di Strauss e Hofmannsthal, cattolici praticanti. Portato in tempi contemporanei di guerre balcaniche (dove famiglie si divisero tra opposti schieramenti), il dramma mostra che in un mondo senza Dio non resta che solitudine (quella della protagonista) e conflitto (tutti gli altri). Un quadro disperato e disperante in cui Chéreau e Salonen mostrano come lo snodo del lavoro è il confronto tra Elettra e Clitennestra sul concetto del perdono (richiesto dalla seconda, ma negato dalla prima). Imperniando il lavoro su questo confronto, Chéreau e Salonen evidenziano come sia l’azione sia la musica abbiano una struttura a ellisse; un’introduzione quasi contrappuntistica (il dialogo delle ancelle per preparare al monologo di Elettra) è inserita tra due altri confronti, quelli tra Elettra e Crisotemide (rispettivamente sul significato della vita e sul valore della vendetta). In tutta questa parte centrale si sovrappongono due tonalità musicali molto differenti per unificarsi dalla scena del ritorno di Oreste e predisporre il do maggiore della danza macabra finale.
Attentissima e piena di spunti la regia, che chiede ai cantanti di essere anche atleti. Di grande livello la concertazione di Salonen che tiene molto bene l’equilibrio tra buca e voci ed enfatizza i momenti atonali della partitura. Un po’ sbiadite, alla prima. le tinte dell’Orchestre de Paris, una sfida lanciata ai complessi scaligeri. Di grande livello il cast vocale, specialmente Evelyn Herlitzius (Elektra) e Adrianne Pieczonnka (Crisotemide). Waltruad Meier (Clitennestra) ha però scansato i registri più gravi (dato che da anni canta ruoli di soprano). Tra le voci maschili eccelle Mikhail Petrenko (Oreste). In due ruoli minori troviamo, ancora in buono stato, due icone del passato: il 92nne Franz Mazura (Precettore di Oreste) e il 79nne Donald McIntyre ( Vecchio Servo). Un omaggio di Chéreau all’amicizia. Hanno lavorato assieme al Ring rivoluzionario di Bayreuth (1976-80) quando Chéreau aveva 31 anni e sul podio c’era Pierre Boulez.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Grande successo dell’Elektra di Strauss e Hofmannsthal Per la prima di Aix-en-Provence venti minuti di standing ovation L’antico dramma riletto in chiave moderna per i conflitti balcanici
Una scena della prima dell’Elektra
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