sabato 1 dicembre 2012

L'ORO DELL'EURO in Il Velino 1 dicembre

L'ORO DELL'EURO
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Roma - Tra i numerosi programmi per “scappare dal doom loop dell’eurozona” (il termine è stato coniato da Any Mullineux dell’Università di Birmingham e riflette con accuratezza la spirale discendente in cui pare avvitarsi l’atmosfera nell’area dell’euro), sta riaffiorando la proposta di contribuire a risolvere il problema del debito sovrano con l’emissione di obbligazioni garantite dai lingotti d’oro. Non è novità; già un anno fa, aveva avuto una certa eco sulla stampa britannica ed era affiorata in uno dei numerosissimi rapporti di quella fabbrica di carta stampata che è la Commissione Europea (CE). Ora, però, viene presentata, in varie versioni, da accademici di rango ed ha trovato uno sponsor come il World Gold Council.

Occorre precisare che non esiste ancora una blueprint –ossia una proposta dettagliata. Siamo allo stato in cui una congerie di idee viene presentata in papers (anche di accademici italiani). Quindi, quello migliore per potere incidere. Tutti i papers hanno un punto fermo: obbligazioni garantite dall’oro porterebbero ad una riduzione dei tassi e dello spread. Variano le stime di quale dovrebbe la ‘copertura’ d’oro necessaria per garantire questa tipologia di bonds; in base alla mia esperienza di un quarto di secolo passato in varie istituzioni internazionali, penso che basterebbe che l’oro posto a garanzia reale fosse sul 10-15 per cento del valore nominale dell’emissione.

Ci sono indubbiamente numerosi problemi istituzionali e tecnici da risolvere prima di arrivare ad un progetto compiuto. In primo luogo, occorre definire chi sarebbe l’emittente: la Banca centrale europea (Bce), le Banche centrali nazionali, un’eventuale agenzia per il debito sovrano? Ciascuna di queste soluzioni ha implicazioni molto differenti. Scarterei l’agenzia per il debito: ricordo i lunghissimi e sterili negoziati del 1989-92 (quando una tale agenzia venne proposta per i Paesi in via di sviluppo più indebitati). Scarterei anche la Bce che ha già sin troppe cose da fare. La strada più chiara sarebbe quella di emissioni da parte delle Banche centrali nazionali degli Stati più indebitati, ma ciò creerebbe problemi di ‘azzardo morale’ tra varie categorie di titoli pubblici . Risolverebbe, però, un altro nodo: quello secondo cui non è affatto chiaro se l’oro dell’euro dovrebbe servire all’ “eurozona” nel suo complesso (difficile vederne la ragione) o solo a ridurre lo spread tra i titoli dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) e gli altri.

Il punto di fondo non viene sfiorato: in un contesto di volatilità ed incertezza (come l’attuale), qualsiasi garanzia è anche un rischio (una liability option per utilizzare la terminologia moderna). Lo sottolineava Robert Triffin cinquant’anni fa. Le vicende di diversi Paesi (Argentina, Ecuador ed altri) lo hanno dimostrato. In breve, se avvengono turbative nel mercato dell’oro, la intenzione di rafforzare gli ‘oro-eurobonds’ li indebolirebbe.

Riflettiamoci con cura.   (ilVelino/AGV)

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