Non sarà senza strascichi e polemiche il commissariamento
del Teatro Massimo di Palermo, annunciato proprio
mezz'ora dopo che l'associazione nazionale critici musicali riunita a
Milano in occasione dell'anteprima del Lohengrin alla Scala
aveva espresso incredulità alla voci in materia della misura .
“Tale passo - denunciano in una nota i critici musicali - punisce
ingiustamente la dirigenza di una fondazione in regola con i conti”. I
critici definiscono la scelta del commissariamento “politica e
strumentale”. Pone, poi, un problema serio di politica del settore; in
quale misura il cambiamento di maggioranza in Consiglio Comunale può
comportare lo spoil system per fondazioni di diritto privato,
quali le fondazioni liriche.
Il Teatro Massimo di Palermo sarà gestito da un
commissario straordinario nonostante i conti in utile per sette anni .
Il prefetto Fabio Carapezza Guttuso sarà il commissario del
Massimo per i prossimi dei mesi. Il commissariamento, nonostante i
buoni risultati di bilancio e l'apprezzata qualità artistica viene
motivata “dalla prolungata paralisi dell'attività ordinaria dell'ente”
si legge nel comunicato del Ministero “e all'impossibilità di gestire
la fondazione attraverso gli organi di amministrazione preposti”.
Il riferimento è al duro braccio di ferro tra il sindaco di Palermo Leoluca
Orlando, che presiede il CdA della fondazione, e il sovrintendente
Cognata. Orlando ha accusato Cognata di “disservizi e disorganizzazioni
verso il pubblico e di non essersi mai rivelato in grado di rispondere
alle esigenze della città di Palermo".
La scelta governativa di commissariare la gestione del Teatro
esautorando il sovrintendente hanno raccolto diverse critiche. Parte
dei sindacati avevano, invece, più volte sollecitato una soluzione per
la fondazione Teatro Massimo in quanto in polemica con il
sovraintendente in merito a vari aspetti dell'applicazione dei loro
contratti di lavoro.
Antonio Cognata venne indicato, nel 2004, dal CdA della
fondazione, il cui presidente era l'allora sindaco Diego Cammarata. La
legge prevede l'assoluta autonomia dei componenti della fondazione da
chi li ha nominati proprio per evitare ingerenze della politica. L'ex
sovrintendente non vuole parlare. Per lui parlano i numeri. Quando
arrivò Cognata, il teatro era coperto di debiti, circa 27 milioni di
euro. Il debito, attraverso l'accensione di un mutuo, si è ridotto a 16
milioni e da sette anni il bilancio di esercizio viene chiuso in attivo
nonostante il taglio dei finanziamenti pubblici. Non solo, rispetto
alla precedente gestione gli spettacoli sono quasi raddoppiati. Cognata
è stato anche vittima di un'aggressione, nel 2009, e da allora gira
scortato dai carabinieri. "Il Sole 24 ORE" ha giudicato
Cognata come “ Raro caso in Italia di buona conduzione, artistica ed
economica, di un teatro d'opera”.
Ma ora è fuori.
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