martedì 11 dicembre 2012

Ozpetek delude Violetta in Milano Finanza 12 dicembre



Musica Inadatta la regia della Traviata al San Carlo, svetta la direzione musicale
Ozpetek delude Violetta
Manca l'eros tra i due giovani e non convince la Istanbul ottomana
di Giuseppe Pennisi

Il 5 dicembre è stata inaugurata la stagione 2012-2013 del Teatro San Carlo di Napoli con una nuova produzione de La Traviata di Verdi, in scena fino al 15 dicembre. Lo spettacolo è co-prodotto con il Petruzzelli di Bari, dove approderà fra alcuni mesi. La regia è affidata a Ferzan Ozpetek, le scene a Dante Ferretti e i costumi ad Alessandro Lai.
L'allestimento è il richiamo mediatico dello spettacolo. Tuttavia, pur se applaudito dal pubblico, lascia perplessi non tanto per lo spostamento d'epoca (all'inizio del Novecento) quanto per avere ambientato la vicenda in una lasciva Istanbul al crepuscolo dell'Impero Ottomano, mentre la musica evoca una Parigi nebbiosa (con neve al terzo atto). Non sono solo il quadro mediterraneo e le mezzelune, presenti nel primo e nel secondo atto, a non essere adatte a La Traviata, ma anche la mancanza dell'amore fisico tra i due giovani. L'opera è infatti una delle rare composizioni di Verdi in cui c'è spazio per questo tipo di eros. Nella visione di Ozpetek, l'Istanbul inizio Novecento è peccaminosa, Violetta fuma la pipa (nonostante abbia una tisi avanzata), nella festa a casa sua si intravedono rapporti saffici, ma i due giovani innamorati si sfiorano unicamente nel momento del commiato al secondo atto e in quello dell'addio finale, quando la protagonista muore. La recitazione è da anni cinquanta con Alfredo che si dichiara a Violetta guardando il pubblico; la giovane e il padre del suo amato (Germont) restano a 20 metri di distanza nello struggente duetto del secondo atto. Non mancano finezze cinematografiche quali la disinvoltura con cui Germont, entrato a casa di Violetta, si siede a gambe incrociate nel giardino-salotto. Risalterebbero in un primo piano o in un piano all'americana, ma solo pochi specialisti le notano nel vasto palcoscenico del San Carlo. Nonostante la regia, sono belli ma fuori luogo le scene di Dante Ferretti e i costumi di Alessandro Lai. L'esecuzione musicale dello spettacolo è di alto livello. Il merito è principalmente della direzione del trentatreenne Michele Mariotti, che offre una Traviata integrale (senza i tagli di tradizione), in piena sintonia con l'orchestra, ottenendone splendide sonorità (specialmente nei violoncelli e nei fagotti che danno la tinta appropriata alla tragicità del lavoro). L'eros che manca in scena palpita in buca fin dall'ouverture e diventa un mesto rimpianto del preludio al terzo atto. Si sentono particolari che di solito passano inosservati: alcune strane ma preziose armonie dell'ouverture, i pizzicati dell'aria di Alfredo al secondo atto, le sincopi di clarinetto e fagotto che accompagnano il pianto di Violetta prima di Amami Alfredo. La direzione musicale delinea così, con tragica intensità, la metamorfosi della prostituta che, attraverso l'amore disinteressato, diventa prima donna, poi eroina, e infine angelo che vola in cielo. Anche prima dell'addio, il Parigi, o cara è imbevuta di vera passione. Nel cast primeggiano i tre protagonisti: la Violetta di Carmen Giannattasio passa agevolmente dalla coloratura del primo atto alla mezza voce del duetto con Germont padre nel secondo prima di esplodere in un travolgente Amami Alfredo, il 'sì naturale' che è climax dell'opera. Saimur Pirgu è un Alfredo di bell'aspetto, dal timbro chiaro e l'acuto generoso. Vladimir Stoyanov, un Germont padre struggente specialmente nel sofferto Di Provenza il mare, il suol. (riproduzione riservata)

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