Simon Boccanegra fa ringiovanire Muti
di Giuseppe Pennisi
Inaugurazione
in grande stile per la stagione 2012-2013 del Teatro dell'Opera di Roma con
Simon Boccanegra di Verdi (in scena fino all'11 dicembre). L'occasione è
ghiotta sotto il profilo musicale perché ha segnato il debutto (a 71 anni) di
Riccardo Muti nella concertazione di un'opera in cui una dimensione politica si
intreccia con una privata. È un lavoro pieno di richiami al melodramma, ma
rivolto verso il futuro: basta pensare all'impiego dei fagotti e del clarinetto
basso, inconcepibile senza l'esperienza wagneriana, in particolare del Tristan
und Isolde.
A differenza di altri
direttori d'orchestra che hanno affrontato troppo presto questa difficile
partitura, Muti offre un Boccanegra per molti aspetti simile a quello che nel
2000 Abbado presentò a Salisburgo (differente da quello che lo stesso Abbado
diresse alla Scala nel 1971), dominato da una tinta orchestrale cupa,
ammorbidita dal richiamo alle onde del mare, che per il protagonista significano
libertà. La regia di Adrian Noble, le scene rinascimentali di Dante Ferretti e
la curata la recitazione rendono lo spettacolo di livello e giustificano le
vere e proprie ovazioni al calar del sipario. Il baritono romeno George Petean
è un Doge gigantesco con una vocalità ben distante da quelle delle altre tre
voci gravi di Quinn Kelsey, Riccardo Zanellato e Dmitry Beloselskiy, fulcro
della parte politica del dramma. Francesco Meli e Maria Agresta sono efficaci e
toccanti nella giovane coppia al centro della sfera privata. (riproduzione
riservata)
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