giovedì 13 settembre 2012

Un Tristano quechua a Rimini in Quotidiano Arte 13 settembre


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Il 15 settembre a Rimini
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Un Tristano quechua a Rimini
Giuseppe Pennisi
Un (quasi) nuovo “Tristano” salpa da Rimini per un lungo viaggio in Italia e forse anche in altre città europee. Scritto nel 1945, Harawi resta forse il testo più sconvolgente dell'intero catalogo di Messiaen: un inedito uso della vocalità e un misterioso riaffiorare della tonalità si assommano nell'essenzialissima dimensione drammaturgico musicale; diafane apparizioni di personaggi senza nome contrappuntano la texuture pianistica che ribalta la maquiloquente dimensione sinfonica wagneriana.
In Italia si è già ascoltato dal Vivo a Venezia nel giugno 2008. Il 15 settembre, a Rimini, viene presentata la prima esecuzione scenica assoluta – una co-produzione del collettivo teatrale romano Santasangre e della Sagra Maletestiana. Nel Perù postcolonizzato la grande fioritura di racconti mitologici e di canti che narrano dell'amore e della morte prende, nel suo complesso drammatico - rituale ed espressivo, il nome di Harawi, una parola dell'antico dizionario Quechua.
Harawi un Tristan dopo Wagner, un Tristan subito dopo la seconda guerra mondiale, ma prima del Tristan su testo (trovato postumo) di Pound, in una versione per il teatro giapponese No, messo in musica da Francesco Pennisi alla fine degli Anni Novanta e rappresentato a Venezia e a Bologna.
Il tema mitico della congiunzione eterna di Eros in Thanatos, che diviene enigma fosco. Messiaen cerca di darvi una sua risposta autentica, ma riferendosi al contesto straniante di una cultura extraeuropea contaminata dall'Occidente. Nell'Harawi il canto di amore e morte è effetto del sentimento di estinzione di un popolo deprivato delle proprie espressioni linguistiche e culturali, della propria identità. Harawi è l'anti-Tristan, non vi è enfasi ottimistica, non vi è possibilità di facile identificazione, elemento di cui, anzi, Messiaen, compie una critica spietata trattando parodisticamente ogni elemento desunto dall'opera di Wagner (tecniche del leitmotiv e frammenti di testo letterario), e immergendo gli elementi stranianti della cultura Quechua nel proprio dizionario compositivo e concettuale, pervaso di cultura novecentista e degli influssi della pittura e della poesia simbolista francese.










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