Da Salisburgo alla Scala la marcia de I Soldati
di Giuseppe Pennisi
In uno smisurato boccascena le varie scene vengono, a volte, rappresentate contemporaneamente mentre nel fondoscena 12 destrieri fanno esercizi da concorso ippico. All'impianto scenico di Alvis Hermanis e ai costumi di Eva Dessecker (in stile di prima guerra mondiale) corrispondono tre grandi orchestre, una in buca e due nei lati della cavea dirette di Ingo Metzamacher, specialista in repertorio contemporaneo. In buca prevalgono archi, fiati e ottoni. Ai lati percussioni e strumenti a corda. L'azione è veloce: i quattro atti sono divisi da un unico intervallo. Zimmermann (classe 1918) è rimasto per tutta la vita traumatizzato dai cinque anni passati sul fronte orientale. L'opera (del 1965) è un apologo contro la guerra che i soldati proseguono anche in tempo di pace, scatenandosi contro le donne. È poco rappresentata perché richiede un organico enorme (circa 40 solisti tra cantanti e attori). Ciascuna delle 15 scene ha una rigorosa forma musicale (strofa, ciaccona, toccata) ma i vari stili (da Bach a canzoni popolari, fino a jazz e a sequenze da un Requiem gregoriano) si fondono in una partitura d'impianto dodecafonica. Tra i solisti spicca Laura Aikin in un ruolo impervio. (riproduzione riservata)
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