di Giuseppe Pennisi
In parallelo
con la battaglia che il Presidente del Consiglio, Mario Monti. ed il Ministro
per gli Affari Europei, Enzo Moavero Milanesi, stanno combattendo con numerosi
Stati dell’eurozona per uno scudo “anti-spread”, i Ministri per lo Sviluppo
Economico, Corrado Passera, e per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, ne
hanno in corso un’altra. L’obiettivo è fare sì che nel prossimo settennato dei
fondi strutturali europei, le Regioni del Mezzogiorno abbiamo una quota delle
risorse comunitarie attribuitici (ma spesa solo in parte) nel periodo di programmazione
dei fondi strutturali che sta per chiuderci. E’ una battaglia sfumata, quasi
pacioccona. All’inizio degli Anni Novanta, l’accademico dei Lincei Alberto
Quadro Curzio, dalle pagine de “Il Mulino” (rivista tutt’altro che
iperliberista ) affermava che attorno al 1990, la spesa pubblica nel
mezzogiorno (inclusi trasferimenti dal resto d’Italia e del mondo) era pari al
70% del Pil prodotto in loco, il disavanzo strutturale dei conti meridionali
era pari al 20% ed il 60% dell’occupazione dipendente era o nelle pubbliche
amministrazione o in imprese sussidiate dello Stato. In breve una situazione
analoga alla Bulgaria, che allora chiedeva di fare parte dell’Unione Europea,
UE. Il quadro non pare migliorato – se si analizzano i conti pubblici
territoriale. Cui prodest la battaglia , per se pacioccona?
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